Emilie Autumn
Fight Like A Girl

2012, The Asylum Emporium
Industrial

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 08/08/12

Ci è voluto un po' più del previsto, ma finalmente, dopo tanti annunci, tweet che davano speranza e altrettanti che ne toglievano, il quarto LP di Emilie Autumn vede la luce il 24 Luglio 2012, giorno prontamente ribattezzato dai fan il “Fight Like A Girl Day”. L'eclettica violinista e cantante statunitense riprende il sintetizzatore, programma la batteria elettronica e impacchetta diciassette brani schizofrenici - almeno tanto quanto lei - al limite tra la musica elettronica più spinta e la sinfonia classica e racconta la sua storia, la sua autobiografia, entrando maggiormente nel dettaglio degli avvenimenti accaduti dopo l'uscita di “Enchant” e la scrittura di “Opheliac”. Di fatto, “Fight Like A Girl” è un concept album, che racconta il periodo più buio della storia della musicista: la permanenza in istituto psichiatrico durata sei mesi a seguito di un tentativo di suicidio (periodo raccontato anche nel thriller psicologico romanzo dalle forti tinte autobiografiche “The Asylum For Wayward Victorian Girls”), dall'internamento fino all'inizio del processo di guarigione. Le tinte si fanno più scure, la musica più rock e meno barocca, più diretta e quasi crudele, per raccontare una storia terribile di abbandono e sofferenza.


Musicalmente parlando, “Fight Like A Girl” è la naturale evoluzione dello stile di “Opheliac”, con l'aggiunta di qualche tocco qui e lì sperimentato nei due EP “4 O'Clock” e “Girls Just Wanna Have Fun”, quindi spazio ad un maggiore uso della componente elettronica, più orchestrazioni programmate, più clavicembalo e un po' meno violino, oltre ad un maggiore utilizzo delle doti vocali della Autumn, che spinge al massimo la sua estensione, soprattutto nell'interpretare più di un personaggio all'interno della stessa canzone.


Ad apertura, come un'ouverture, troviamo “Fight Like A Girl”, che dà anche il titolo all'album stesso, un brano che introduce alla tematica principale che andremo a raccontare: l'affrontare i propri problemi e le proprie paure. Combattere come una ragazza non vuol dire essere delle “schiappe”, ma scegliere un obiettivo, scegliere la propria arma migliore ed essere più forti e tenaci di chiunque altro, vendicarsi dei torti subiti perché non si ha altro metodo. Vendicarsi di cosa? Scopriamolo. Con “Time For Tea” si entra invece nel vivo della storia: il tracollo psicologico. È una canzone che crea nella mente dell'ascoltatore una sorta di caos organizzato, con voci che si sovrappongono e si intersecano, come allucinazioni uditive. La base è fortemente elettronica, ma a mano a mano che il brano scorre si inseriscono elementi più classici come la sezione d'archi che crea una crescendo nettamente interrotto dalla catch phraseRevenge is a dish that is best served now”, che tronca improvvisamente il brano. “Take The Pill” segue il solco tracciato da “Time For Tea”, anche se la sensazione evocata non caotica ma bensì claustrofobica, come essere rinchiusi in una cella. Il ritmo ripetitivo della prima parte del brano crea alienazione, quasi ad essere realmente in un istituto psichiatrico, con i tempi forzati e la routine sempre uguale, un luogo in cui è tutto sempre uguale e le percezioni sono ovattate dai farmaci che i pazienti sono troppo spesso obbligati ad assumere. C'è spazio anche per tornare indietro nel tempo e rispolverare la musica di ormai un secolo fa ed ecco “Girls! Girls! Girls!”, numero circense che fa già parte da tempo delle esibizioni live, in cui le pazienti del manicomio immaginario in cui ci troviamo vengono letteralmente passate in rassegna ed esposte per il pubblico, interpretato dalla stessa Autumn, come realmente accadeva nei manicomi inglesi di epica vittoriana. Clavicembalo e orchestra diventano protagoniste in uno dei pochi brani “tradizionali”, senza interventi elettronici particolarmente invasivi. Il viaggio continua, alternando intermezzi musicali e narrativi fino a “If I Burn”, “Scavenger” e “Gaslight”, corposo nucleo che rappresenta uno spartiacque narrativo. Di nuovo la parte elettronica e industrial predominano rispetto agli strumenti classici, soprattutto su “Scavenger”, finché “Gaslight” non riporta il sound a territori meno “sintetici”. Anche “Gaslight” è da qualche tempo nelle setlist dei live, e chi ha assistito ad uno dei concerti dell'ultima tranche di tour conclusa pochi mesi fa sa che si tratta di un brano estremamente emozionante. Clavicembalo e flauto accompagnano la Autumn in una lenta e straziante supplica per un contatto umano. Come una ninna nanna “Goodnight Sweet Ladies” sancisce l'inizio della guarigione: le voci che la nostra eroina ha sentito nella sua testa per troppo tempo. L'arpa e un lieve sottofondo di tastiera creano un perfetto sfondo per le armonie create dalla stratificazione delle linee vocali, in cui si inseriscano anche brevi citazioni da “4 O'Clock”, “The Art Of Suicide” e “If I Burn”. Si giunge alla fine del viaggio con “One Foot In Front Of The Other Foot”, altro pezzo presentato live in precedenza. L'eroina si chiede come diavolo sia finita in questo disastro e come uscirne, cosa fare per migliorare la sua situazione. L'unica soluzione è mettere un piede davanti all'altro e andare avanti. Sul concetto viene messo un pesante accento attraverso la musica stessa: quest'ultimo brano è una marcia che cresce e si amplia pian piano con l'inserimento di ulteriori linee vocali, strumenti e finalmente si torna a sentire distintamente il violino che ha contraddistinto il sound della Autumn fin dagli inizi.


Si chiude così questa catabasi (=discesa agli inferi) e ritorno alla luce. Come in un viaggio dantesco, Emilie Autumn ci prende per mano e ci porta in una sorta di universo parallelo fatto di follia e disagio, sentimenti negativi e forte determinazione a porre fine alla propria condizione di sofferente. Ci si sente alienati, ci si sente soli e spaventati, ma alla fine del tunnel c'è la luce, c'è la speranza di vedere di nuovo le stelle. È un viaggio lungo e difficoltoso, con innumerevoli ostacoli sul sentiero, su cui è facile inciampare, soprattutto perché i continui cambi di stile e di sound non sono sempre facili da digerire. “Fight Like A Girl” è un album ostico da mandare giù, un boccone tenace da masticare a causa della mancanza di compattezza. Il concept rimane piuttosto lineare, ma la montagna russa musicale cui si è soggetti potrebbe risultare poco piacevole a chi non è avvezzo a questo genere, ma addirittura i fan più accaniti potrebbero avere delle difficoltà ad orientarsi, soprattutto se si aspettavano un “Opheliac Part 2”.

Ovviamente “Fight Like A Girl” deve tantissimo al predecessore, ma Emile Autumn non è mai stata una persona che si ferma su una formula collaudata e sconvolge le carte a sua disposizione, shakerando gli elementi che compongono il suo già eclettico senso della musicalità, e compone un album perennemente sul filo del rasoio, che viaggia nel tempo e nella storia della musica pescando senza freni a generi ormai desueti che si sentono quasi esclusivamente nei vecchi film. Il risultato è un album difficile ma che, una volta assimilato, crea dipendenza. Sia i brani più orecchiabili che quelli meno easy-listening hanno l'incredibile capacità di infilarsi nella memoria dell'ascoltatore in qualsiasi situazione, apparentemente senza sforzo. “Fight Like A Girl” conferma la capacità di Emilie Autumn di scrivere musica al di sopra della media di diversi gradini.





01. Fight Like A Girl
02. Time For Tea
03. 4 O'Clock Reprise
04. What Will I Remember?
05. Take The Pill
06. Girls! Girls! Girls!
07. I Don't Understand
08. We Want Them Young
09. If I Burn
10. Scavenger
11. Gaslight
12. The Key
13. Hell Is Empty
14. Gaslight
15. Goodnight Sweet Ladies
16. Start Another Story
17. One Foot In Front Of The Other Foot

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