David Gilmour: Rattle That Lock World Tour 2016
03/07/16 - Postepay Rock In Roma - Circo Massimo, Roma


Articolo a cura di Simone Maurovich
La storia incontra la storia.
 
 
Da una parte Roma, con i suoi 2769 anni, i suoi monumenti e la sua bellezza senza tempo.
Dall’altra David Gilmour, 70 anni, decenni di musica sulle spalle e componente di una delle band che hanno segnato un’epoca ovvero i Pink Floyd. Tutto si incastra alla perfezione in questo quadro dai contorni perfetti, in una cornice da sogno come quella del Circo Massimo, teatro nei tempi antichi di spettacoli di ogni genere. Ed è qui, in un doppio appuntamento (2-3 Luglio) che si svolge uno degli appuntamenti di cartello dell’edizione 2016 del Postepay Rock In Roma.
 
L’atmosfera è di quelle da mozzare il fiato: ogni spettatore ha il suo posto a sedere, il pubblico spazia da persone in la con gli anni a ragazzi che, per non perdere l’evento, si sono sobbarcati chilometri di viaggio anche in solitaria pur di essere presenti. Le luci del giorno calano lasciando spazio ad una fresca serata. Il pubblico scalpita, è impaziente di assistere ad uno di quei concerti che raramente avrà l’occasione di poter bissare. Gilmour imbraccia la sua fedele chitarra e già dall’inizio dimostra di non accusare il peso dell’età. Le rughe sul volto si vedono ma le sue mani sono pura poesia, arte in movimento che i presenti possono godere come se fossero al teatro più che ad un concerto. Rattle That Lock, title track dell’ultimo lavoro del chitarrista nato a Cambridge, fa battere le mani agli astanti, ma il primo momento di vero impatto si ha sulle note dell’intramontabile Wish You Were Here. A quel punto un mare di luce proveniente dai cellulari delle persone presenti illumina la struttura, galvanizzando Gilmour a tal punto da lanciarsi in un assolo da perdere il fiato. Vengono toccati gli album che hanno lasciato il segno come The Division Bell, The Dark Side Of The Moon e Atom Heart Mother.
 
Il concerto scorre via rapido come la sabbia in una clessidra, finché si sente risuonare il rumore dei registratori di cassa che preannuncia l’inizio di Money. Sul video alle spalle del chitarrista dei Pink Floyd scorrono le immagini che toccano diversi status symbol come la Ferrari, la Lamborghini ma anche la degli album più famosi del gruppo, il famoso prisma triangolare di The Dark Side Of The Moon.  Il pubblico è in visibilio, urla arrivano da tutte le parti come solo il miglior dolby surround può offrire. Ma qui non ci sono effetti speciali, non ci sono fuochi d’artificio, c’è un musicista con la sua voglia di dimostrare, con semplicità e bravura, di essere ancora pronto a strabiliare. Us And Them è di una bellezza straziante alla quale il pubblico dona la ciliegina sulla torta cantandola insieme al proprio idolo. In Any Tongue, accompagnata sullo schermo da immagini a cartoni animati di un soldato impegnato in territorio di guerra, lascia tutti a bocca aperta, così come l’esecuzione di High Hopes, aperta dal suono inconfondibile di una campana.Fine primo tempo, così come nei migliori spettacoli, ma Gilmour non lascia molto riposo ai propri fan.
 
Dopo 15 minuti si riprende sulle note di One Of This Days – gli amanti del calcio ma profani dei Pink Floyd la riconosceranno perché fu la sigla di un vecchio programma sportivo chiamato Dribbling.
Bastano però quattro accordi, quei quattro accordi che ogni amante dei Floyd conosce a memoria, per continuare il cammino attraverso la storia. Shine On You Crazy Diamond, canzone che il gruppo dedicò al loro amico ed ex componente Syd Barret, fa tremare i polsi dall’intensità emotiva.
Gilmour non ha intenzione di smettere e propone un blues – si avete capito bene un blues – meraviglioso tratto dal suo ultimo album dal titolo The Girl In The Yellow Dress, con tanto di video ancora una volta a cartone animato da applausi a scena aperta. Sulle note di Run Like Hell il pubblico rompe la sacralità dell’evento e scatta in piedi in maniera confusa ma vogliosi di partecipare alla festa che si sta per chiudere. Manca ancora qualcosa e David Gilmour lo sa bene, Mancano ancora quei brani storici da cantare insieme al pubblico. Ed eccoli, in rapida successione, come la tripletta di un navigato rapace d’area di rigore: Time e Breathe sono l’apripista per Confortably Numb, accompagnato da giochi di laser verdi da perdere la testa. Finisce così, con la “buonanotte” ripetuta a più riprese dall’uomo che ha scritto e riscritto la storia della musica, nella città simbolo della storia, uno dei live più incredibili degli ultimi tempi.
 
 
Roma incorona David Gilmour, che sa di aver aggiunto un nuovo tassello al suo incredibile, immortale mosaico.
 
 
Setlist “Rattle That Lock World Tour 2016”
 
 
Set 1
5 A.M.
Rattle That Lock
Faces Of Stone
Wish You Were Here
What Do You Want From Me
A Boat Lies Waiting
The Blue
Money
Us And Them
In Any Tongue
High Hopes
 
 
Set  2
One Of These Days 
Shine On You Crazy Diamond (Parts I – V)
Fat Old Sun
Coming Back To Life
On An Island
The Girl In The Yellow Dress
Today
Sorrow
Run Like Hell
 
 
Encore
Time
Breathe (Reprise)
Confortably Numb



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