Dopo aver accolto, struccati e amichevoli, i fan che si erano radunati nel Legend Club di Milano per il Meet & Greet con la band, i cinque svedesi Avatar (qui la nostra intervista) sono andati a prepararsi nei camerini, e Johannes - voce e mente del gruppo - paradossalmente in questa occasione il più dimesso, con occhialini e felpa col cappuccio calato in testa, si è accomiatato raccomandando ai presenti di sudare durante lo show, e di goderselo, perché "Guys, we're doing this for you!"
Ad aprire le danze ci pensano i The Last Band, anche loro come gli Avatar originari di Göteborg, proponendo in una setlist stringata ma energica il loro punk-hardcore grezzo e dirompente, con canzoni tirate e dai titoli inequivocabili come "White Powder" o dai testi che rimarcano la loro attitudine spaccona e divertente, come nell'ultima, "The Hunt" (scelta come primo singolo del loro secondo album "The Fall"), dove il frontman si chiede dove siano le sue "skinny bitches", salvo aver prima istruito gli astanti che per questa sera le "skinny bitches" sarebbero stati proprio loro.
Durante il cambio di palco, i fan degli Avatar che hanno riempito la non enorme venue meneghina, in attesa dei loro beniamini, chiacchierano sommessamente di "Feathers & Flesh", ultimo lavoro della band uscito lo scorso maggio: la loro più recente fatica, accolta positivamente dalla maggioranza degli ascoltatori, segna un'ulteriore evoluzione nel sound, e si presenta come un concept album che narra una favola allegorica - con referenti letterari che vanno da Esopo a La Fontaine - di un gufo che dichiara guerra al mondo e vuole oscurare il sole. Pur essendosi formati nel 2001, gli Avatar hanno iniziato a guadagnare ascoltatori sul suolo italico soprattutto a partire dal 2009, aprendo le quattro date italiane degli Hardcore Superstar, e ancora di più quando fecero da opener per gli Avenged Sevenfold, nel 2013, cioè un anno dopo la pubblicazione di "Black Waltz", loro quarto disco, che segnò un decisivo cambio di rotta per la band, che iniziò a includere una componente più spettacolare e teatrale nelle sue performance, presentandosi sul palco vestiti e truccati da clown, e virando da un death metal di stampo classico a un melodic death metal più aperto a sperimentazioni e innovazioni.
Tutto questo, dall'attenzione maniacale per lo spettacolo alle contaminazioni di generi, è stato riaffermato nelle quasi due ore di concerto che hanno deliziato gli spettatori dalle 22 in poi. Già da prima che i cinque salissero sul palco, i membri della crew hanno effettuato il souncheck e allestito il palco vestiti anche loro a tema circense, e accompagnati da canzoncine che rimandano ai cabaret anni '30 e '40, che sicuramente non sarebbero state scelte dal locale per altre esibizioni. La performance vera e propria ha inizio con l'ingresso di John Alfredsson, che prende posto dietro le pelli, e successivamente di Jonas Jarlsby e Tim Öhrstrom, i due chitarristi, che si posizionano ai lati opposti del piccolo palco (il secondo è tra l'altro l'unico membro non presente nella band fin dai suoi albori nel 2001, essendovi entrato solo nel 2014, in sostituzione di Simon Andersson, che ha deciso di dedicarsi ad altro), insieme a Henrik Sandelin al basso, e infine Johannes Eckerström, il clown, alla voce - ora suadente, ora urlante - che entra sul palco appoggiandosi a un bastone su cui troneggia un teschio, per intonare l'iniziale "For The Swarm", primo singolo del nuovo disco. Fra le più tirate della nuova release, è un'ottima dichiarazione d'intenti di cosa aspettarsi dal concerto, che prosegue con altre due canzoni del nuovo disco: "The Eagle Has Landed" e "House of Eternal Hunt", che, forse per esigenze narrative, o per quella voglia di sperimentare che lo stesso Johannes ha dichiarato di aver avuto come approccio in particolare a quest'ultima fatica discografica, presentano più clean vocals rispetto ad altre canzoni della band - tendenza di tutto il disco - insieme a un suono quasi power metal.
Fra gli accorgimenti scenici che hanno reso speciale il concerto sono da citare l'inserimento di una pedana (anch'essa circense) al centro del palco, su cui salirà Johannes nei momenti più intensi della sua esibizione, così come tutti gli altri membri della band, durante assoli o momenti corali. Anche nelle pause fra una canzone e l'altra, quando il clown sente il bisogno di idratarsi, lo farà bevendo non da una semplice e prosaica bottiglietta d'acqua (o di qualunque liquido il nostro decida di fare uso), ma da una tanica di benzina, altro elemento scenico che contribuisce a rendere la loro esibizione un vero e proprio show.
Altrettanto degne di nota, nelle pause fra le canzoni, sono state le interazioni di Johannes con il pubblico: chi acclamava "Bloody Angel" è stato accontentato, e la canzone è stata eseguita nella prima metà dello spettacolo, generando un boato nel pubblico quando Jonas, salito sulla pedana per l'occasione, ne ha suonato le note introduttive alla chitarra - subito riprese dal pubblico in coro; chi invece chiedeva insistentemente "Queen of Blades", prima traccia dal loro terzo omonimo disco, si è sentito rivolgere dal clown prima un "Next time" e, dopo diverse sue insistenze, un "I've said next time, man...let it go!".
Le canzoni che raccontano la storia del gufo contenute nell'ultimo disco vengono inframezzate da pezzi dei due album precedenti, il già citato "Black Waltz" e "Hail The Apocalypse", del 2014. Durante "Black Waltz" Johannes entra sul palco con dei palloncini rossi e gialli, molti dei quali voleranno verso il tetto del locale, non resistendo agli strattoni del sadico clown, che farà esplodere i palloncini superstiti alla fine del pezzo, mentre la title-track di "Hail the Apocalypse" è un inno per la band, così come "Smells Like a Freakshow", che arriva col pubblico ormai in visibilio nella sezione finale del concerto. "Someone says that we look like a freakshow. Someone else even dares to say that we sound like a freakshow, but they never say the most important thing: that we SMELL LIKE A FREAKSHOW!" afferma il clown nel presentare il pezzo, subito prima di dichiarare Milano parte di Avatar City, e salutare tutti i suoi adoranti cittadini. In effetti, il dubbio che l'aspetto scenografico possa risultare "troppo", diventando baraccone e oscurando quindi le canzoni, è legittimo, ma il puro intrattenimento e divertimento che i cinque di Göteborg regalano sa trovare il perfetto equilibrio fra spettacolarità scenica, emozione (e precisione) esecutiva, senza risultare mai pacchiano: persino quando, in "Fiddler's Farewell", unico momento tranquillo e dilatato di uno show altrimenti tiratissimo, il clown entra in scena nelle candide vesti a sbuffo del suo collega Pierrot, con tanto di enorme gorgiera bianca al collo e smorfia triste disegnata, subito il bell'assolo di Jonas, cuore pulsante del pezzo, riporta lo spettacolo su ottimi livelli musicali.
In conclusione, non si può che consigliare a tutti di richiedere la cittadinanza per Avatar City il più presto possibile, perché lo spettacolo offerto è già pronto e collaudato per arene ben più grandi, che auguriamo ai ragazzi svedesi di riuscire a conquistare al più presto, perché non si può che voler loro bene e apprezzare tutta la passione e dedizione che da ormai quindici anni profondono in questo progetto. Ma nel frattempo, un palco così piccolo, con Johannes e gli altri che a concerto finito stringono le mani a tutti i presenti, ringraziandoli a parole e con lo sguardo, è un'occasione imperdibile finché dura.
Setlist
For The Swarm
Torn Apart
New Land
The Eagle Has Landed
House of Eternal Hunt
Bloody Angel
When The Snow Lies Red
Paint Me Red
Black Waltz
Vultures Fly
Murderer
Fiddler's Farewell
Black Waters
Hail The Apocalypse
Let It Burn
Smells Like A Freakhow
Night Never Ending