Eldritch
Gaia's Legacy

2011, Scarlet Records
Prog Metal

Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 08/07/12

Ne abbiamo parlato spesso anche in passato, li ho personalmente intervistati più volte e recensiti nelle varie fasi della loro carriera che ha superato agilmente i vent’anni: è il momento di tornare su un gruppo tra i più longevi della storia dell’heavy metal italiano, ma anche uno di quelli che, a fronte di una semina abbondante, non ha raccolto a sufficienza. Loro sono gli Eldritch e riappaiono sul mercato con “Gaia’s Legacy. Negli anni a cavallo tra il doppio live e il nuovo disco, i ragazzi hanno svolto una vita artistica piuttosto impegnata e impegnativa, suonando dal vivo con una certa costanza e ritagliandosi il giusto tempo per comporre, senza troppa fretta, un album che si fonda su solide basi.

Prog metal di buona fattura quello degli ultimi Edritch. E’ vero, “Gaia’s Legacy” è un lavoro piuttosto complicato strutturalmente e pertanto non di immediata fruizione, ma appagante a lungo andare, poco ma sicuro. Le tematiche sono come al solito pessimiste, e i testi molto polemici, legati alle conseguenze drammatiche del cambiamento climatico sul nostro ecosistema: anche se scontati (come d'altronde lo furono gli Stratovarius con “Paradise”, chissenefrega) si integrano perfettamente nel muro sonoro approntato dai Nostri, che non daranno tregua dal primo all’ultimo minuto. Il comparto tecnico è francamente indiscutibile, forse è il cantato di Terence Holler a non convincere ancora appieno, ma è un po’ come cercare il classico ago nel pagliaio a fronte di un’offerta quantomeno valida.

Produzione discreta ma non perfetta e missaggio non certo da applausi sono altri punti deboli, ma quel che conta è la buona musica che gli Edltritch, tra momenti imprevedibili, assoli fulminanti e melodie centrate, sprigionano lungo un percorso sempre in discesa. Non so dirvi se “Gaia’s Legacy” sia il miglior disco pubblicato sin qui, certamente uno dei migliori e pertanto meritevole di attenzioni dagli amanti di Queensryche, Dream Theater, Pain Of Salvation e compagnia bella. D’accordo, saranno anche una sottomarca paragonati ai mostri sacri, ma quel che è certo è che in Italia hanno davvero poco da invidiare a colleghi che hanno avuto più fortuna di loro. Ben fatto.





Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool