As I Lay Dying
Awakened

2012, Metal Blade Records
Metalcore

Recensione di Lorenzo Brignoli - Pubblicata in data: 16/10/12

Tornano gli As I Lay Dying, a due anni di distanza dal buon “The Powerless Rise” e ad uno dalla compilation “Decas”. Una delle band più in vista nell’ambiguo metalcore, gli americani hanno trovato la formula vincente con i primi due album e l’hanno bene o male riproposta senza troppi cambiamenti nei dischi successivi. Sia che la vediate come un pregio (coerenza) che come un difetto (mancanza di evoluzione), questa caratteristica accumuna la stragrande maggioranza dei gruppi di questo genere, e così, prima di ascoltare “Awakened” viene spontaneo chiedersi se questo farà o meno eccezione.

Ora, andiamo con ordine. Ovviamente a livello di produzione e tecnica fila tutto a meraviglia, come d’altronde ci si potrebbe aspettare data la bravura dei membri con gli strumenti e la fama del gruppo. Passiamo direttamente al songwriting quindi: che dire, niente di nuovo sul fronte occidentale (cit.). Esattamente come state pensando, riff melodici e rapidi durante le strofe, rallentamenti e cantato pulito durante i ritornelli. E qualche breakdown qua e là ovviamente, altrimenti come si fa a fare headbanging? Per carità, le canzoni sono tutte di ottimo livello, l’esperienza dei californiani fa sì che riescano ad alternare growl/pulito e accelerazioni/rallentamenti con sapienza, dosando per bene quegli ingredienti che ormai sono abituati ad usare disco dopo disco. L’unica differenza che si nota rispetto a “The Powerless Rise” è una leggera diminuzione dei puliti più “finti” ed una maggiore sovrapposizione degli stessi all’ottimo screaming di Tim Lambesis, per il resto “Awakened” fila via liscio come l’olio, forse un po’ troppo, non lasciando troppi sussulti.

Il discorso di fondo è sempre quello e, credetemi, detesto risultare monotono, ma sono convinto che dopo tutti questi anni, tour e album gli As I Lay Dying (e non solo loro, sia chiaro) possano andare oltre questa formula. Tuttavia, perdonatemi la malizia, evidentemente ai nostri non conviene ancora rischiare di perdere un pubblico che gli si è dimostrato fedele negli anni e così ci troviamo di fronte a questo “Awakened”, che sicuramente non mancherà di soddisfare i fan.

Dopotutto mi sento di dire che attualmente i californiani sono tra i migliori a scrivere canzoni con questa formula, ed è quindi giusto che possano vantarsi di essere tra le band di punta del genere. Come detto ci troviamo di fronte ad un buon disco, con ottimi pezzi (su tutti direi “Whispering Silence”) e pochi riempitivi. Purtroppo l’amaro in bocca rimane, nessuno chiede un cambiamento brutale, ma uno graduale, che magari possa portare ad un allargamento dei confini di questo genere, era lecito aspettarselo. Vabbè vorrà dire che ci accontenteremo e rimanderemo tutto di un paio d’anni, Maya permettendo ovviamente.



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