As I Lay Dying
Decas

2011, Metal Blade Records
Metalcore

Recensione di Lorenzo Zingaretti - Pubblicata in data: 15/11/11

Come festeggiare dieci anni di carriera? Buttando fuori il più classico (e scontatissimo) dei best of, giusto per rammentare al pubblico la ricorrenza e spillare qualche soldo ai fan più sprovveduti? Oppure sforzarsi di offrire qualcosa di più originale, capace sia di ripercorrere il cammino del gruppo nel decennio appena passato, che di stimolare l’interesse con qualcosa di nuovo? Per nostra fortuna gli As I Lay Dying, band fondamentale per la nascita, lo sviluppo e la conferma del metalcore a stelle e strisce e (come avrete intuito) giunti al traguardo dei due lustri, hanno optato per la seconda via, regalando alle stampe “Decas”, da intendersi come un regalo ai fan che li hanno supportati tanto a lungo.

Il disco può essere idealmente diviso in tre parti, dato che si snoda attraverso nuovi pezzi, cover e remix di canzoni già presenti nei 5 studio album del gruppo. Ovviamente la parte più interessante è quella iniziale, perché si può ascoltare nuovo materiale e intuire anche qualcosa sulla direzione futura degli As I Lay Dying. Se l’opener “Paralyzed” rientra nei ben riusciti canoni metalcore della band americana, con una sezione ritmica potente, chitarre in primo piano e la ormai consueta alternanza tra growl e clean, il discorso è un po’ diverso per la seconda e la terza traccia. Dopo l’accoglienza di “Paralyzed” appunto, che non spiazza nessuno tra chi conosce almeno un po’ il gruppo, tocca a “From Shapeless To Breakable” rompere gli indugi e, diciamocelo, buttare giù qualche muro: è in effetti un pezzo che non lascia respiro dall’inizio alla fine, tirato, senza fronzoli, di sicuro tra i più pesanti della loro carriera. Ma, come in un gioco di yin e yang, come opposti che si attraggono, ecco partire il terzo inedito, “Moving Frward”: in questo caso è la melodia a farla da padrone, sia nella voce che lascia meno spazio alla sua controparte urlata, sia nel guitar work che si sposa alla perfezione con l’andamento del pezzo, culminando in un riuscito assolo. In poche parole, nei tre brani iniziali c’è pane per i denti di chi ama gli As I Lay Dying.

Si passa alla “sezione” cover, e si rischia subito la lacrimuccia: sì, il riff è proprio quello, si tratta di “War Ensemble” degli Slayer. I cinque metalcorer riescono nell’impresa di non sfigurare davanti ai maestri, suonando  il pezzo con ogni stacco al suo posto; anche la resa vocale è buona, nonostante le ovvie differenze tra le corde vocali di Tim Lambesis e quelle di Tom Araya. Segue un altro classico del metal, “Electric Eye” dei Judas Priest (anticipata dalla strumentale “Hellion”, proprio come su “Screaming For Vengeance”!), ed anche qui c’è poco da dire: musicalmente riuscita, con Lambesis che svolge bene il suo lavoro reinterpretando la parte di Rob Halford e adattandola al suo registro. E’ una scheggia impazzita invece “Coffee Mug”, 40 secondi di hardcore punk made in Descendents, che gli As I Lay Dying omaggiano insieme ai due mostri sacri del metal come loro fonte di ispirazione.

Il terzo “capitolo” del disco è quello più particolare, essendo basato sui remix. Ad aprire le danze in realtà è una registrazione ex novo di “Beneath The Encasing Of Ashes” tratta dall’omonimo disco d’esordio della band, poi si passa appunto alle versioni remixate e per non far torto a nessuno gli As I Lay Dying scelgono un pezzo per ognuno dei quattro album che seguono appunto la loro prima uscita. All’opera dietro la console troviamo quattro nomi diversi – vale la pena di citare in questa sede Ben Weinman, chitarrista dei The Dillinger Escape Plan – ma al di là di questo, l’interesse scema abbastanza presto e purtroppo il disco si trascina stancamente verso la fine, rovinando in parte quello che poteva essere considerato un lavoro valido. Non è mia intenzione fare il purista e scagliarmi contro le contaminazioni, in questo caso elettroniche, nella musica pesante, ma si tratta davvero di pezzi che possono interessare soltanto i fan più accaniti del gruppo, magari incuriositi nell’ascoltare sotto una nuova veste i vecchi successi del gruppo (e pure in questo caso dubito sulla longevità negli impianti stereo di queste versioni). Per chiunque altro si avvicini al disco invece, la tentazione di skippare le ultime tracce sarà molto alta, tanto che dopo qualche ascolto si tende a stoppare il disco dopo l’ultima cover.

Ovviamente poi, essendo “Decas” un prodotto per fan come gli stessi As I Lay Dying hanno suggerito, questi remix rientrano appieno nell’ottica dell’album, ma lo limitano eccessivamente, scoraggiando l’ascolto e soprattutto l’acquisto da parte di chi non conosce poi così bene il gruppo e può tuttavia essere incuriosito in particolare da una delle cover proposte; in ogni caso, come già detto più di una volta, gli ascoltatori più affezionati difficilmente resteranno delusi.  



01. Paralyzed

02. From Shapeless to Breakable

03. Moving Forward

04. War Ensemble (Slayer cover)  

05. Hellion (Judas Priest cover)  

06. Electric Eye (Judas Priest cover)  

07. Coffee Mug (Descendents cover)

08. Beneath the Encasing of Ashes (Re-recorded medley)

09. The Blinding of False Light (Innerpartysystem remix)

10. Wrath Upon Ourselves (Ben Weinman remix)

11. Confined (Kelly "Carnage" Cairns remix)

12. Elegy (Big Chocolate remix)

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