Quinto full-length per i californiani As I Lay Dying, band che, per chi non la conoscesse, è attiva da una decina di anni in quel di San Diego ed è tra le più apprezzate nel panorama metalcore, grazie anche al fatto di essere giunta alla ribalta internazionale durante gli anni d’oro del genere. Nonostante suddetto periodo sia passato da un pezzo, la band di Tim Lambesis propone ancora, bene o male, la stessa salsa. Difficile infatti notare molte differenze stilistiche tra questo album e i precedenti, in particolare il mediocre (e sopravvalutato a mio modo di vedere) “An Ocean Between Us” del 2007, oppure l’ottimo” Shadows are Security” del 2005.
Accantonando per un attimo i discorsi “evolutivi” va però detto come "The Powerless Rise" sia un disco più che buono, con cui gli As I Lay Dying dimostrano di essere una band in forma ed una delle migliori nella scena Metalcore americana. Tutte le composizioni del lavoro sono infatti di buon livello, con alcune tracce in grado di catturare l’attenzione anche dopo ripetuti ascolti, inoltre la produzione, seppur bombastica (come da tre dischi a questa parte del resto) si adatta perfettamente e le vocals di Tim Lambesis sono ancora una volta di ottima fattura.
"The Powerless Rise" è infatti un album che non potrà non accontentare i fans di certe sonorità, non manca niente che non faccia parte dello stereotipo del metalcore moderno: riff rapidi che talvolta ricordano inevitabilmente il death melodico svedese, breakdown e gli immancabili ritornelli puliti. Chiaramente la band punta a canzoni che risultino catchy già ad un primo ascolto, grazie a riffs rapidi e diretti, ma soprattutto grazie ai ruffianissimi ritornelli cantati dal bassista Josh Gilbert; tuttavia va però detto che le migliori canzoni del platter sono con ogni probabilità due tra quelle in cui non troviamo clean vocals: si tratta della violenta “Without Conclusion” e della cavalcata “The Only Constant is Change”, entrambe molto coinvolgenti e riuscite. Anche le tracks più easy-listening, come “Anodyne Sea” oppure “Anger and Apathy” sanno comunque il fatto loro, nonostante talvolta i refrain di Gilbert appaiano troppo “artificializzati” in studio, lasciando qualche dubbio sulla futura resa dal vivo degli stessi. Va detto oltretutto che i suddetti passaggi in pulito sono stati dosati in modo più sapiente rispetto al precedente album, dove più di una volta risultavano stucchevoli, e questo, oltre ad un songwriting più ispirato, fa sì che “The Powerless Rise”, a mio modo di vedere, sia un disco più riuscito del precedente “An Ocean Between Us”.
Quindi in conclusione dispiace notare che la band decida di non rischiare e rimanere ancorata ad un trademark che ormai ha detto tutto, o quasi, da un lustro. Quello che salva gli As I Lay Dying nel giudizio finale è un livello di songwriting più alto della media, che, per ora, gli consente di vivere di rendita e di mantenersi saldamente tra le band di punta del Metalcore; difatti, per quanto detto in precedenza, ai fans del genere, "The Powerless Rise" non potrà non piacere data la qualità della musica proposta, mentre per chi vuole qualcosa di nuovo, consiglio di orientarsi su altri lidi.
As I Lay Dying
The Powerless Rise
2010, Metal Blade Records
Metalcore
01.Beyond Our Suffering
02.Anodyne Sea
03.Without Conclusion
04.Parallels
05.The Plague
06.Anger and Apathy
07.Condemned
08.Upside Down Kingdom
09.Vacancy
10.The Only Constant is Change
11.The Blinding of False Light
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