Secret Sphere
Portrait Of A Dying Heart

2012, Scarlet Records
Power Metal

Ali spiegate e un volo libero verso l’infinito...
Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 26/11/12

Eppure, scoccata l’ora, il mondo aveva ricominciato a girare, strappandola al sonno e costringendola a montare su quel convoglio, destinazione dovere.


La macchina Secret Sphere ha ripreso a macinare chilometri e prova ora a sterzare verso più lontani orizzonti dopo l’addio del buon vecchio frontman Roberto Messina. Nuova linfa, nuove emozioni e nuovi obiettivi giungono quasi inattesi con l’ingresso in formazione del miglior cantante italiano in attività, Michele Luppi, chiuse le parentesi “heavy” prima coi Vision Divine, poi coi Killing Touch e la collaborazione coi Thaurorod. “Archetype” qualche segnale l’aveva già dato, qualcosa che non andava per il verso giusto c’era, diciamolo. La formazione italiana sembrava procedere in modo sin troppo automatico, cercando e ricercando uno spunto, nuovo o vecchio, che potesse aiutare a farli tornare sulla cresta dell’onda, come accaduto negli early days (chi ha detto “A Time Never Come”?). Mancava una scintilla, un forte stimolo, forse mancava proprio Michele Luppi. Destinazione? Dovere.


Adesso erano soltanto lei e la sua fantasia, lei e il suo impellente bisogno di risorgere.


Risorgere, primo obiettivo. “Portrait Of A Dying Heart nasce da un racconto romanzato, “Complice La Notte”, realizzato appositamente per l’album dalla scrittrice Costanza Colombo. La traiettoria del disco è perfettamente delineata dai testi ad esso ispirati: onirici, elevati, fondamentali per immergersi in quella che sarà un’esperienza totalizzante. Coordinate astratte e flussi minimalistici in un percorso dove si cercherà di leggere il subconscio, nel profondo disorientante di sogni lucidi: una lotta tra razionalità e irrazionalità che si interseca con note e melodie di una colonna sonora perfetta. Nasce così quello che può essere definito uno dei migliori dischi heavy metal mai realizzati da un gruppo italiano.


Fu facile scalare le nuvole e sedersi su di uno spicchio di luna. Intorno a sé i torrenti di stelle cadenti in tumulto intessevano arabeschi nel buio.


Scalare le nuvole, ora si può. Il disco si apre con un brano che in pochi capiranno ai primi ascolti, ma ne basterà qualcuno in più per accorgersi che si tratta di un magnifico affresco strumentale comprendente un estratto di tutte le melodie che andremo ad ascoltare poco più in là. I ragazzi mostrano i muscoli diverse volte durante il nuovo percorso, il forte senso di trovarci al cospetto dei migliori Secret Sphere di sempre non ci abbandona mai e se a questo ingrediente aggiungete la smisurata esperienza che Mr. Luppi si è portato appresso dalle precedenti collaborazioni, formata dai momenti di gloria, da scottature e da certe indelebili ferite, il risultato finale non è difficile da immaginare: capolavoro. Dieci composizioni magistrali che è vero, esigono dapprima di un’altissima dose di attenzione, ma che ripagheranno molto più velocemente di quanto si possa pensare, impossessandosi prima delle facoltà fisiche poi di quelle mentali grazie a melodie talmente profonde da rasentare il centro dell’anima. Il lungo e affascinante crescendo di emozioni ci consentirà di scrutare i nuovi Secret Sphere nella forma più concreta e pesante (“X.”, “Wish & Steadiness”, “The Fall”, “Healing”) ma anche in quella più astratta ed eterea (“Union”, “Lie To Me”, “Eternity”), dove forza, coraggio e romanticismo si fondono in questo mondo immaginario e decadente.


Avevo trovato la mia sorgente, la fonte dell'ardore che per anni avevo sperato di poter sperimentare ed esprimere attraverso le mie rime. Ma a quel punto non ero neanche più capace di scrivere, avevo perso qualsiasi altra facoltà che non quella del sentire.

 

La sorgente è stata trovata, ora non resta che ascoltare. I Secret Sphere hanno realizzato un disco magico, potente, surreale, figlio di un amore incondizionato per questo genere, per questa musica. Il tutto si riassume con il cuore oltre l’ostacolo, una simbiosi perfetta di tanti elementi al posto giusto e al momento giusto: Aldo Lonobile e Michele Luppi in primis, poi gli altri quattro interpreti Marco, Andrea, Gabriele e Federico, una scrittrice portentosa, una produzione fantascientifica curata dal miglior Simone Mularoni di sempre e, il più importante di tutti, un apparato compositivo impeccabile. Ali spiegate e un volo libero verso l’infinito: i sacrifici di una vita raccolti in una soundtrack da vivere per sempre.





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