Annihilator
Annihilator

2010, Earache Records
Thrash

Gli Annihilator come non li sentivamo da tempo.
Recensione di Marco Somma - Pubblicata in data: 31/05/10

In corsa da oltre vent’anni, gli Annihilator non hanno mai smesso di produrre quintali di musica tra la più potente ed estrosa (ai limiti del contorto) che si sia mai sentita. Forse proprio questa dote unica, insieme ai continui cambi di line up ha posto un freno al loro successo. Composizioni tecnicamente deliranti degne di una prog band in botta d’adrenalina, unite ad una potenza di fuoco da metal estremo, effettivamente, non sono una ricetta facile da digerire... Questa volta però gli Annihilator potrebbero ritrovare la strada del successo perduta ai tempi dei primi LP. Una carrellata track by track è d’obbligo per capirne le ragioni!

“The Trend” apre il disco mettendo addosso una sensazione disorientante, positiva, che entra nei polmoni come un gas dal vago effetto psichedelico. Il riff di chitarra aperto ed incredibilmente arioso fa pensare ad un heavy metal d’altri tempi, ma si sente la carica del thrash che spinge in sottofondo. Il full prende così il via su note eccitanti che titillano il cervello del metallaro. L’apertura è ricca di promesse immediatamente mantenute da Coward, che, dopo un attacco mutuato dai migliori Slayer, si lancia in una cavalcata senza posa sulla quale Padden si sistema con una comodità che ha del sorprendente. Del distacco professionale sarebbe forse d’uopo, ma talvolta bisogna dire le cose pane al pane e vino al vino. “Ambush” fa esattamente questo e noi con essa facciamo lo stesso nel dirvi che qui le teste saltano e il furore di un thrash d’altissima classe fa piazza pulita d’ogni leggerezza. “Betrayed” ci riporta emotivamente a vecchie glorie, ma lasciamo a voi scoprire quali. I rimandi sono moltissimi ed è un divertimento senza pari scoprirli ascolto dopo ascolto. Di certo Waters mostra i muscoli e la sua incredibile dote di mescolare potenza e armonia fa la voce grossa.

Veniamo al punto, perché proprio in questo connubio sta la magia di questo LP: alla continua ricerca del riff più distorto e dell’urlo più disumano, la melodia sembra essersi persa da tempo tra le roventi lande del genere e Waters non solo la sa ritrovare, ma dimostra anche di saperla sfruttare a dovere per rendere i propri pezzi ancora più devastanti. “25 Seconds” non fa neppure finta di nascondere l’ammiccamento alla grande accoppiata Darrel/Anselmo, anzi lo porta come fiore all’occhiello di un tessuto di assoli psicotici e contrappunti al fiele. “Nowhere To Go” concede un attimo di tregua (si fa per dire) risolvendo in un ritornello melodico dall'incedere comunque granitico. “The Other Side” riparte a tuono su un dedalo ritmico quanto mai indovinato. Patten alterna strofe da “Never, neverland” (secondo studio album dei Nostri) ad echi hard rock, fino ad arrivare al delirio finale. “Death In Your Eyes” si diverte a giocare con ritmiche più semplici. Una croma e due semicrome, una croma e due semicrome, un po’ come se Maiden e Slayer si incontrassero a metà strada… “Payback” chiude degnamente il capitolo con un bel ritornello a denti stretti, tempo sincopato e assoli come solo gli Annihilator possono fare. Siamo arrivati alla fine e gli Annihilator ci salutano con “Romeo Delight”. La cover dei Van halen è eseguita talmente bene che mette felicità e riporta alla spensieratezza degli anni ’80. E’ la ciliegina sulla torta, il bicchiere della staffa di una bevuta colossale. Si può vederla come si vuole, di certo è stato un piacere arrivare fino in fondo.

Questi sono gli Annihilator come non li sentivamo da tempo.



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