James LaBrie
Static Impulse

2010, InsideOut
Metalcore

Recensione di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 30/09/10

È ben nota la mia stima nei confronti di James LaBrie, il cantante canadese dei popolari Dream Theater. Altrettanto sorprendente risulterà il mio disappunto nei confronti di questo "Static Impulse", il suo secondo album solista (anche se è opportuno ricordare i due album incisi dall'artista con il monicker Mullmuzzler). In quest'occasione, la delusione è direttamente proporzionale al nome, alla fama ed al talento del soggetto in questione. Pertanto, le spiegazioni per cui quest'opera appaia come un vero e proprio passo falso non mancheranno.


Qualche assaggio della tracklist lo si poteva già trovare in rete da qualche tempo: i brani "One More Time" e "I Need You" erano pronti a placare la curiosità dei più impazienti. La sensazione era che le tracce strizzassero l'occhio al metalcore e seguissero grossomodo il percorso degli ultimi Dark Tranquillity (sì, quelli con il pilota automatico da qualche album a questa parte). Con qualche spruzzata di thrash, death e heavy metal, questa combinazione sembra attrarre oggigiorno le generazioni più giovani, che si avvicinano a band come Sonic Syndacate ed affini. Dunque, ascoltando le prime tre canzoni, avrete già delineato la struttura di questo full length: sembra che non ci sia niente di originale o di insolito, o di eclettico, come era successo negli album sopraccitati, o nel predecessore "Elements Of Persuasion". Inoltre, le atmosfere appaiono piuttosto aride e secche in tutto "Static Impulse", gli arrangiamenti ripetitivi e prevedibili. La struttura delle canzoni è sicuramente di facile intuizione ed alterna un cantato growl (ad opera del batterista Peter Wildoer) a ritornelli in pulito. Tuttavia, il risultato complessivo suona piuttosto banale, ricalcando perfettamente gli stilemi dei generi citati, e non manca la confusione in taluni passaggi, come "Mislead" o "This Is War", dove gli strumenti raggiungono tempi e ritmi eccessivamente forsennati e si sovrappongono in modo poco chiaro. Questo è dovuto, anche perché il batterista mostra di non avere il senso della misura in certi frangenti, eccedendo nell'uso della doppia cassa e risultando molto statico nelle figure ritmiche proposte.


Questo disco appare forzato nel voler suonare così furioso ed arrabbiato, perché a mio avviso, i brani centrali ("Euphoric", "Over The Edge", "I Need You"), meno tirati e più orientati all'heavy metal, risultano molto più gradevoli degli altri, nonché più adatti allo stile del buon LaBrie. La domanda che ci si pone è perché mai si debba per forza seguire il genere più in voga, rischiando di ottenere risultati francamente non degni della nomea dell'artista in questione e risultando poco naturali. I musicisti arruolati in questo disco certamente non sono degli incapaci, anzi, eppure la loro prova è assolutamente incolore. Non basta tirare fuori ritmi spaventosi e raffiche di note e di blast beat per impressionare l'ascoltatore: ci vuole un po' di qualità e non ultima una dose di saggezza e di autocritica.


È ovvio ed evidente che questo "Static Impulse" sia un vero e proprio passo falso, che sacrifica il gusto artistico eclettico e variegato di James LaBrie (ancora una volta vi consiglio di ascoltare i lavori con i Mullmuzzler ed "Elements Of Persuasion" per comprendere quello che vi sto dicendo), nel nome di una tendenza che fa impazzire i più giovani e quelli assetati di sonorità secche ed aride appartenenti ad un genere che solo poche band hanno saputo rendere fecondo e durevole nel tempo. Una vera e propria delusione, che spazza via ogni attesa e speranza.





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