Whitesnake
Live At Donington 1990

2011, Frontiers Records
Hard Rock

Donington, 1990: i Whitesnake al culmine del loro successo in un live album celebrativo
Recensione di Andrea Mariano - Pubblicata in data: 03/06/11

Donington, 1990, Monster Of Rock. Una delle band hard rock più popolari a livello mondiale non sta attraversando di certo il periodo più stabile della carriera, ma di certo può contare sulla formazione probabilmente più performante mai avuta fino a quel momento (già la sola presenza dell'ex Fank Zappa Steve Vai tra i componenti dovrebbe lasciare intendere la forza del gruppo dell'epoca).


Live At Dinington 1990” non è solo la fotografia ben conservata di un momento strepitoso, ma è soprattutto una vera e propria celebrazione del culmine del successo che i Whitesnake potevano vantare in quel momento, soprattutto grazie alla virata verso l'hard rock di stampo americano che hanno saputo rileggere e sfruttare permettendo loro di creare un sound molto potente ed uno stile molto fresco che non lasceranno mai più.

Inutile perdersi con sterili panegirici: l'esibizione al Monster Of Rock di Coverdale e soci è da considerarsi grandiosa ed entusiasmante per molti, innumerevoli aspetti. Anzitutto, la scaletta utilizzata per il tour promozionale dell'album “Slip Of The Tounge” è un concentrato di pura energia, una costante ed elevata dose di adrenalina cui è praticamente impossibile sottrarsi. Il quintetto iniziale composto da“Slip Of The Tounge”, “Slide It In”, “Judgement Day”, “Slow An Easy” e “Kitten's Got Claws” è un muro sonoro che impatta prepotentemente la sua energia incontenibile contro l'ascoltatore, mettendo in chiaro sin dall'inizio la volontà della band a non risparmiare energie e a non voler concedere al pubblico un attimo di pausa. Neppure quando si tratta di ballad come “Is This Love” e “Ain't No Love In The Heart Of The City” l'attenzione e l'emozione tendono a diminuire, assolutamente: l'accoppiata Vai – Vandenberg alle chitarre anche in questo caso sfoggia una prestazione fenomenale che arricchisce ancor di più i brani (soprattutto nel primo brano), alzando un po' il piede dall'acceleratore ma mantenendo costantemente alta la potenza sonora ed il coinvolgimento emozionale globale (nella seconda delle due ballad citate davvero magnifico è il momento in cui l'intero pubblico canta, davvero da pelle d'oca). Il fatto di aver incluso in scaletta solo due ballad rende chiaro l'intento dei Nostri di voler consegnare lo show più adrenalinico possibile; anche quando si tratta di dar spazio al solo Vandengerg con “Adagio For Strato” e “Flying Dutchman Boogie” e al solo vai con gli assaggi di “For The Love Of God” e “Audience Is Listening”, i ritmi rimangono costantemente elevati.

Come si è potuto intuire, la prestazione sfoggiata è quella di una band in grande forma, che poco spazio lascia alle imperfezioni e agli errori. Anche le (pochissime) volte in cui Coverdale può sembrare non perfetto, è impossibile tuttavia non rimanere estasiati dal coinvolgimento sonoro, musicale ed emozionale che i Whitesnake offrono, un gruppo conscio delle proprie possibilità e che le sfrutta a dovere in ogni secondo di questo “Live At Donington 1990”. Forse non è un caso che questa registrazione venga pubblicata a poca distanza dal recente “Forevermore”, forse proprio per voler dimostrare come i Whitesnake hanno tutt'oggi la stessa potenza di vent'anni fa, la stessa vena creativa di quando erano all'apice del successo commerciale ed artistico. Francamente, mai paragone fu tanto azzeccato.

A conti fatti, un live album eccellente, fotografia tutt'altro che sbiadita di una esibizione spettacolare sotto ogni aspetto, celebrazione dovuta e meritata di tempi gloriosi verso i quali non si deve guardare con sguardo malinconico, ma solo con fierezza ed orgoglio.





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