Patrick Wolf
The Bachelor

2009, Bloody Chamber Music
Indie

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 15/06/09

Un genio”, “Un polistrumentista di raro talento”, “La musica pop cantautoriale, dopo l’avvento dell’ultimo album di Patrick Wolf, non sarà più la stessa cosa”. Questi sono solo alcuni esempi di ciò che i miei colleghi “concorrenti” affermano riguardo a “The Bachelor”, quarto album in studio del ventisettenne inglese Patrick Wolf. Li capisco in pieno, sapete? Per un semplice motivo: quando hai per le mani un disco che, la prima volta che lo ascolti, ti seduce a tal punto che per ogni singola canzone sei spronato all’ascolto solo per mirare l’evoluzione stilistica di ciascun singolo pezzo… beh, in effetti sei davvero di fronte a qualcosa di quasi miracoloso.

Il miracolo del gusto, signori, e dell’ecletticità dosata con misura, poiché in Patrick Wolf convivono tre anime musicali ben distinte, tre anime che si sostengono ed insieme creano qualcosa di davvero unico nell’attuale panorama dell’indie pop. Siete pregati ora di cliccare sul video di “Hard Times” che vi propongo nel box a destra per conoscere la prima anima musicale di Patrick: quella del dandy glam. “Hard Times”, difatti, si muove su territori cari al glam inglese di vecchia scuola, innestata però già di un prezioso gusto sinfonico ed un accenno minimale di elettronica: praticamente, come se Ziggy Stardust  fosse stato teletrasportato, come per magia, ai giorni nostri. La tensione sinfonica quindi si accentua sulla successiva “Oblivion”, una traccia che ha due scopi: quello di introdurre la prima ospite dell’album (la bravissima attrice Tilda Swinton), e quello di farci scoprire la poliedricità della voce di Patrick, una voce in cui convivono gli eccessi interpretativi di Jarvis Cocker dei Pulp e la miagolosità suadente di Robert Smith dei Cure.

La seconda anima musicale la conosciamo con la title-track: fortissima, difatti, l’influenza del folk celtico lungo tutto l’arco dell’album, e per la prima volta la ritroviamo sul violino sguaiato che introduce “The Bachelor”, per non parlare della fisarmonica e dell’arrangiamento di “Thickets”, o addirittura del tocco indiano fornito dallo zither su “Theseus”. “Damaris” ritengo sia il capolavoro del cd: si apre su un’orchestrazione  morriconiana, con tanto di campane che rintoccano all’inizio del duello, salvo tramutarsi in un brano quasi EBM, straziante ed imponente sul finale, con quei cori che invitano la greca Damaris, appena convertita al cristianesimo, a sorgere. La potete ascoltare sul MySpace di Patrick, vi pregherei di farlo.

Per conoscere la terza anima musicale di Patrick, espressa in tutto il suo splendore, bisognerà attendere il primo singolo “Vulture”. Anche di questo brano vi propongo il video a destra, anche qui vi invito a scoprire l’anima torbida e perversa dell’artista, un’anima nera di acidissima elettronica che sfida gli avvoltoi a nutrirsi nuovamente della sua carne mo-mo-mo-mo-morta (prego, gli omofobi e le persone caste d’animo si astengano dalla visione del video, grazie). “Vulture” è anche il pezzo in cui si avverte con smaccata sfacciataggine il tocco del produttore Alec Empire (sì sì, proprio quello degli Atari Teenage Riot), una presenza che si fa addirittura quasi ingombrante sull’iper-industrializzata ed incazzata “The Battle” (una canzone che, in effetti, a conti fatti risulta quasi fuori luogo).

Avete idea di quanti layer e spunti ho già elencato in questa recensione? Sono tantissimi signori, così come tantissimi sono stati gli ascolti che ho riservato a questo cd prima di stendere questa recensione. Ed ogni volta: quale meraviglia nello scoprire un passaggio nuovo, una sfumatura precedentemente sfuggita, una nuova ispirazione ed una nuova dipendenza (sì, questo cd contiene numerose canzoni di cui rischierete di diventare dipendenti, vi avverto).

Signori, vi dichiarate musicalmente eclettici? Ebbene, Patrick Wolf vi lancia un bel guanto di sfida con questo lavoro, a voi coglierlo ed amarlo, alla follia. Ed innamorati della sua musica, oramai, non ci rimarrà che attendere la seconda parte di questo lavoro, “The Conqueror”, in uscita tra un anno esatto. L’attesa sarà straziante.



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