Il quarto album in studio per The Mars Volta, "The Bedlam in Goliath", promette di inasprire ancor di più il dibattito da sostenitori e detrattori della band americana, portabandiera moderna dell'eclettismo e della contaminazione musicale.
Dopo il discusso Amputechture, i nostri si ripresentano in una forma più compatta, cercando (a mio avviso riuscendovi) di dare una minima regolata alle progressioni musicali tipiche dell'ensamble multietnico capitanato dalla coppia Cedric Bixler Zavala e Omar Rodrigues-Lopez, guidando maggiormente il songwriting e dando una più evidente impronta logica al tutto. Una regolata che non ha pregiudicato lo stile a dir poco poliedrico dei Mars Volta, ma che ha permesso loro di definire meglio i brani, presentandoli per la prima volta come canzoni “quasi” normali, in cui si possono apprezzare e riconoscere le varie parti, ritornelli, cori, strofe e quant'altro senza per questo trovarsi dinnanzi a un prodotto arido e privo di idee, tutt'altro.
Ovviamente il peso di quel “quasi” che avete appena letto è di un valore musicalmente molto difficile da pesare, attorno a cui verte tutta la comprensione di The Bedlam in Goliath. Infatti risulta estremamente arduo definire brani quasi normali perle come le travolgenti Metatron, Goliath o Cavalettas, imprevedibili e incalzanti, su cui si snodano via via i vari atti di un'opera musicale che abbraccia un po' tutto lo spettro delle sensazioni che un disco può suscitare. Progressive, hard rock, elettronica, melodie elegantissime, stacchi vigorosi e inaspettati, motivi dal gusto latino e sentori mediorientali, improvvisazioni di violini e violoncelli, strumenti a fiato, assoli fulminanti, ecc... Potrei continuare ancora per qualche riga a elencare quello che potrete trovare in The Bedlam in Goliath, sminuendo di conseguenza un lavoro che va preso per quello che è, senza cercare di racchiuderlo in schemi troppo rigidi, lasciandosi semplicemente trasportare dal flusso. A condurci in quello che è concept a dir poco stravagante, (legato al ritrovamento da parte di Omar di una tavoletta ouija durante un suo viaggio a Gerusalemme, donata poi a Cedric, dalla quale ne avrebbe tratto ispirazione), spiccano sempre i due pilastri della band, e il nuovo batterista Thomas Pridgen (pazzesco), riuscendo a risollevare e rendere comunque godibili quelli che sono i lievi difetti “cronici” dei The Mars Volta, ovvero quei frangenti dettati più dalla voglia di creare senza limiti, in cui l'alchimia stenta leggermente a decollare, relegati fortunatamente solo agli ultimi minuti del disco.
Onanismo musicale, mirabili costruzioni senza cuore, mera esibizione tecnica, strutture inconcludenti... Più ascolto The Bedlam in Goliath (che vede ancora la partecipazione di John Frusciante) e più mi rendo conto che le critiche mosse ai The Mars Volta sono, per lo più, guidate da una forma di pregiudizio più che da reali fondamenta, nei confronti di uno dei pochi gruppi di oggi che crea musica per il piacere di farlo, seguendo unicamente la propria visionaria ispirazione, che tocca il cuore e fa viaggiare la mente. Musica con la “M” maiuscola.
The Mars Volta
The Bedlam in Goliath
2008, Universal Music
Prog Rock
Un album che promette di inasprire ancor di più il dibattito tra sostenitori e detrattori della band
Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 28/03/09 01. Aberinkula
02. Metatron
03. Ilyena
04. Wax Simulacra
05. Goliath
06. Tourniquet Man
07. Cavalettas
08. Agadez
09. Askepios
10. Ouroboros
11. Soothsayer
12. Conjugal Burns