Ihsahn
After

2010, Candlelight Records
Prog Metal

Ihsahn: compositore, musicista e cantante oltre ogni categoria
Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 02/04/10

È frustrante sentirmi dire che ho dato il meglio come musicista a diciassette anni”. Direi che partire da questa dichiarazione di Vegard Sverre Tveitan, meglio conosciuto come Ihsahn, è quantomeno doveroso. Non solo centra perfettamente quella che è la mentalità della stragrande maggioranza del pubblico a cui il norvegese si è rivolto nei primi anni di carriera, ma inquadra al meglio la concezione di musicista che ha sempre mosso la vita di questo straordinario artista.

Per chi non sapesse bene di chi stiamo parlando, Ihsahn è stato uno degli artefici (se non il “primum movens”) di una delle band più influenti e significative degli ultimi venti anni, quegli Emperor unanimemente riconosciuti come una realtà a sé stante nel panorama black metal norvegese degli anni novanta. Innovatori, pionieri, maestri indiscussi mai lontanamente avvicinati da migliaia di epigoni, in una parola: unici. Come se non bastasse, il nostro può vantare dalla sua anche una carriera solista eccellente, sia sotto il suo nome, che sotto i Peccatum (in tandem con la sua dolce metà), segnata continuamente da una tensione all'evoluzione, una pulsione irrefrenabile che lo ha portato ad affinare la sua arte e portarla in direzioni un tempo solo immaginabili.

Arriviamo dunque ad “After”, disco che chiude la trilogia iniziata con “The Adversary” (2006) e proseguita con “angL” (2008). Effettivamente ascoltando questi cinquanta minuti abbondanti di musica, non risulta difficile comprendere la dichiarazione riportata sopra. “After” è senza dubbio il lavoro più cangiante e ambizioso che Ihsahn abbia mai presentato al pubblico, l'album dove sembra aver trovato un equilibrio perfetto tra la costante vena avantgarde, le sempre più pesanti influenze prog e il caro metallo estremo, fondendoli in qualcosa che si pone all'apice della carriera del norvegese. Un parto lungo che ha richiesto otto mesi di meticoloso lavoro, svolto nello studio personale del musicista, che ha voluto anche curare in prima persona registrazione e mixaggio.

“After” ci mostra un Ihsahn che raggiunge uno stato di maturità impressionante, una padronanza a tutto tondo di ogni minimo aspetto della sua musica. Un disco che riesce a far convivere livelli di padronanza tecnica ai vertici della categoria, con melodie delicate e sognanti, chitarre a otto corde e hammond, blast beat e sassofono, partiture estreme condotte con la mano delicata del progster navigato, laceranti scream e voce pulita da pelle d'oca e tanto altro. Canzoni dall'andamento mutevole, non lineari ma non eccessivamente ostiche, quasi a non voler presentare vuoti esercizi di stile privi di contenuto. Uno stile che qui diventa ancor più ricercato, con la consueta teatralità insita nella mente di Ihsahn che si colora di tinte tenui, sfumate come i contorni della sua musica. Esemplificativa è subito “The Barren Lands”, un brano che fa selezione all'ingresso, come a dire che da qui in avanti ci si deve aspettare di tutto... Ritmiche fantastiche, assoli e melodie suadenti, prestazione vocale perfetta. Un album di tale livello è anche difficile da analizzare traccia per traccia; cosa dire della schizzata “A Grave Inversed”? Un acido mix di black metal/thrash e jazz sparato a tutta velocità, che entusiasma ascolto dopo ascolto. Attimi di calma cristallina come “After” o “Austere”, ed esemplari richiami al mai rinnegato metal con “Frozen Lakes On Mars” o “Heaven's Black Sea” (con un break finale commovente) si intrecciano magicamente senza provocare brusti stacchi emotivi. Un disco eccezionale che diventa imperdibile una volta assimilate le due “mini suite” da dieci minuti l'una, “Undercurrent” e “On The Shores”, talmente emozionanti da non meritare aggettivi, da ascoltare e basta.

Se la perfezione non esiste, “After” gli va sicuramente molto vicino. Visti i musicisti coinvolti quasi non poteva essere altrimenti... Ricordiamo che la sessione ritmica è affidata a 2/5 degli Spiral Architect (roba da appendere gli strumenti al chiodo), oltre l'apporto fondamentale del polistrumentista Jørgen Munkeby al sassofono (mente geniale dei norvegesi Shining, da non confondersi col più famoso gruppo black omonimo). C'è poco altro da dire, “After” è un serio candidato al titolo di miglior disco del 2010. Ihsahn: compositore, musicista e cantante oltre ogni categoria.



Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool