Genesis
Nursery Crime

1971, Virgion
Prog Rock

"Ebbi da subito l'impressione di essere entrato a far parte di qualcosa di molto speciale... ricordo ancora quando provavamo in una vecchia birreria abbandonata... una sera Peter entrò portando il testo di The Musical Box... c'era una forte energia tutto intorno..." (Phil Collins)
Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 13/04/15

La vita di una rock band agli esordi è da sempre fatta di alti e bassi, scandita dai colpi di fortuna o dalle disgrazie dei singoli membri. Capita così che nel 1971 una delle band più promettenti in circolazione lasci inaspettatamente per strada il suo chitarrista: lo stagefright miete in Anthony Phillips una vittima illustre, con lui i Genesis perdono uno dei compositori principali e siccome le tragedie non vengono mai sole, si decide di dare il benservito anche al batterista John Mayhew, autore di performance non proprio memorabili. La favola che tutti conosciamo sembrava destinata a un finale anticipato e tutt’altro che lieto, ma proprio quando Banks, Rutherford e Gabriel erano sul punto di intonare il de profundis, giungono dal nulla due personaggi che avranno un ruolo centrale non solo per i Genesis, ma per l’intera scena musicale. Due personalità distinte e agli antitesi come mai potrebbero essere: il batterista Philip David Charles Collins, detto Phil, è estroverso, ironico e burlone, ha un solido background jazz ed è capace di dare un notevole supporto anche dietro il microfono. L’altro è il chitarrista Stephen Richard Hackett, meglio conosciuto come Steve, taciturno, riservato e per sua stessa ammissione musicalmente in ritardo rispetto al resto del gruppo, ma altrettanto elastico da realizzare, mentre si sforzava di entrare nei complicati meccanismi della band, che qualcosa di magico stava per accadere.

Ogni tentativo di raccontare il disco che segnerà le sorti dei Genesis passa inevitabilmente dal brano di apertura. “The Musical Box” non è  solo uno dei brani simbolo della band inglese, ma un vero caposaldo del rock di tutti i tempi capace di creare un varco con la forza di un ariete. Si tratta infatti di un pezzo complesso e monumentale, che racchiude già nel titolo le intenzioni della band. Con qualche anno di anticipo rispetto a Queen e Led Zeppelin, i Genesis confezionano il prototipo di suite epico sinfonica attraverso una complessa rielaborazione di vecchie fiabe popolari (“Old King Cole”). Un immaginario bizzarro e multiforme che nasce musicalmente dove si concludeva “The Knife”, fra cavalcate di chitarra e mellotron intervallate a situazioni d’atmosfera in un contrasto celebrato dalla magistrale interpretazione di Peter Gabriel. L’aria che si respira nei solchi di “Nursery Crime” è di quelle che più british non si può, sullo sfondo di “Absent Friends” confluiscono la countryside, la tradizione e le consuetudini britanniche e i riferimenti colti, soprattutto letterari, sono quelli tipici di una band di estrazione “borghese” con il culto della bellezza. “Nursery Crime” è made in U.K.  anche per l'humour nero che caratterizza le avventure di personaggi come "Harold The Barrel", i marinai di "Seven Stones" e il gigante Hogweed, la cui storia si nutre della stessa magniloquenza di “The Musical Box” ma con un taglio più teatrale. “Harlequin” è un acquerello che tratteggia un delicato naturalismo, mentre La conclusiva “The Fountain Of Salmacis” ci riconduce al mito di Ermafrodite e Salmace tratto dalla Metamorfosi di Ovidio, attaverso un complesso mosaico di suoni dominato dalla tastiera di Tony Banks. E’ la punta di diamante di un disco capace di elevarsi anche su inediti toni epici.
 
Questi erano i Genesis che mossero i primi passi nella storia portando il rock a un livello di eleganza da lì forse mai più eguagliato. “Nursery Crime” oggi è materia di studio nei conservatori di mezzo mondo per i riferimenti aulici dei testi e per le partiture armoniche complesse ma mai cervellotiche, autentici capisaldi di un disco che ha indicato la via a intere generazioni di musicisti. Ed erano appena agli inizi...




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