Stereophonics
Graffiti On The Train

2013, Stylus Records
Pop Rock

Gli Stereophonics abbandonano il nume degli Oasis
Recensione di Alberto Battaglia - Pubblicata in data: 06/03/13

Pausa di riflessione dopo "Keep Calm And Carry On" e tre anni dopo ecco ritrovati Kelly Jones e soci con un nuovo album diverso in molti aspetti dallo standard brit pop che ha caratterizzato fino a oggi il gruppo gallese. Basato su una sceneggiatura autografa, "Graffiti On The Train" dovrebbe essere una svolta musicale negli intenti dei Nostri, ma finisce per divagare interlocutoriamente fra stili e generi con poca personalità.


Li avevamo lasciati negli uffici warner in occasione del preascolto di questo ultimo album effettivamente un po' perplessi sulla rilevanza di questa svolta. Confermando le prime impressioni di pochi giorni fa possiamo descrivere "Graffiti On The Train" come un disco più arioso e orchestrato, meno legato alle logiche del brit pop commerciale rispetto a quello che ci si poteva aspettare. Molta carne è stata messa al fuoco in quanto a generi e stili: sopravvive ad esempio il pop convenzionale in "We Share The Same Sun", spuntano poi composizioni cinematiche (aggettivo dello stesso Jones) e drammatiche come "Violins And Tamburines" o divagazioni di svago soul-blues ("Been Caught Cheating"), ma anche un pizzico radiohediano come in "Take Me". Di momenti graffianti e sanguigni se ne trovano pochi, invece: i Nostri affilano le unghie in "Catacomb" con un taglio post-grunge, ma è un tentativo non molto convinto. Funziona meglio, invece, il singolo "In A Moment", probabilmente l'unico momento che potrebbe essere ricordato se non altro per una buona orecchiabilità. Purtroppo, nel complesso, la volontà di scrivere un po' quello che viene come viene dichiarato negli intenti della band può riservare con facilità la trappola della derivatività, che in questo disco non diminuisce, ma semplicemente cambia modelli: se prima gli Stereophonics avevano gli Oasis come spiriti-guida, ora il piatto è più ricco e diversificato, ma non per questo si tratta di pietanze particolarmente originali; sentiamo assieme la title-track, per dirne una, ed ecco che ci troviamo di fronte a una ballata sinfonica dalla melodia scontata e stantia con sbadiglio assicurato.


Senza voler troppo infierire possiamo concludere che "Graffiti On The Train" finirà per deludere anche i fan affezionati al vecchio stile della band: tanta pompa, ma poca vitalità. In mezzo al lotto dei già sentiti alla fine spicca di più il divertissement fatto con la carta carbone di "Been Caught Cheating" piuttosto che pezzi "seri", sentire per credere.





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