Kadavar
For The Dead Travel Fast

2019, Nuclear Blast
Psychedelic Rock

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 16/10/19

Nuocerebbe considerare i Kadavar dei routinari della composizione: ogni album, a partire dall'esordio omonimo, pur recando il segno distintivo di un sound vintage legato alle esperienze allucinatorie dei Seventies, rappresenta un universo autonomo. Dopo il trionfo pentatonico di "Rough Times" (2017), il nuovo lavoro bussa deciso alla porta dell'occult rock, sottogenere oggigiorno protagonista di continui revival: e, da buona abitudine dei tedeschi, titolo e artwork dicono molto sui significati dell'opus. 

Da una parte, "For The Dead Travel Fast" non costituisce soltanto una citazione dal "Dracula" di Bram Stoker, ma anche un verso della "Lenore" di Gottfried August Bürger, ballata tardo-settecentesca antesignana del gotico letterario; dall'altra, nella foto di copertina, il castello di Bran, residenza, secondo la leggenda, di Vlad Ţepeş, fa da sfondo ai tre barbuti berlinesi. Il risultato? Un LP ricco di suggestioni, epico, progressivo, privo di tempi morti e che dà la misura di quanto la band sia maturata, in termini di songwriting, nel volgere di un decennio. 

La foggia satanico-vampiresca dei testi viene trapiantata dai nostri in melodie trattenute, riverberi, fruscii analogici e tastiere coveniane, con l'insieme che gongola voluttuoso tra arrangiamenti slabbrati e sperimentali. Bastano un paio di accordi tenebrosi e il tono spettrale della voce di Christoph "Lupus" Lindemann per godere della magia oscura di "The End"; a seguire, "The Devil's Master" rivela come il gruppo non abbia abbandonato le vecchie influenze stoner/doom, rafforzando la parentela con formazioni quali Uncle Acid & The Deadbeats et similia. Se la seducente e dinamica "Evil Forces", invece, si lascia apprezzare per il suo gusto della messa in scena, testimoniato dalle risate machiavelliche in conclusione del pezzo, i wah wah della sabbathiana "Children Of The Night" e la malie macabre di "Dancing With The Dead" sembrano evocare le forze soprannaturali delle campagne rumeno/albioniche. In coda, mentre "Poison" secerne coaguli western, "Demons In My Mind" e "Long Forgotten Song" emanano avviluppanti fluidi psico/prog: nel mezzo, le corde elettroacustiche della brumosa ballad "Saturnales" incidono cammei carichi di cattivi presagi. 

"For The Dead Travel Fast" nasce in combutta con energie maligne: i Kadavar vendono l'anima al Diavolo, ne abbracciano la abilità tentatrici e sfornano, dalle fucine del proprio studio, un disco sornione, fitto di caligine e radici. Transilvania über alles.




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