Niente smancerie.
Niente smartphone appariscenti che immortalano la performance.
Nessuna agitazione, movimenti silenziosi.
Troppo spesso ci si dimentica del vero simbolo di un concerto. Quella trepidazione musicale che muta in realtà, una sensazione che non dovrebbe esser calpestata da alcunché. Perchè per quanto possa esser ovvio e sciocco dirlo (figurarsi scriverlo), ad un concerto si va per ascoltare m-u-s-i-c-a. Il protagonismo della nostra tecnologia moderna e gli stessi nostri comportamenti ossessivi del "devo farlo sapere su Facebook", uccidono l'esibizione e la stessa musica. "Live At Roadburn", vuoi per il suo intimismo, vuoi proprio per la sua musica o forse per i suoi protagonisti, Les Discrets, sembra averci preceduto, spiegando com'è quel tipo di concerto che, erroneamente, ci siamo lasciati alle spalle.
Evitando poi ogni paragone con gli Alcest, la performance del musicista e illustratore Fursy Teyssier al Roadburn è stata sicuramente intensa, viva. Vengono sinuosamente scelte tracce da entrambi gli album “Septembre Et Ses Dernieres Pensèes” e “Ariettes Oubliées”, quasi a voler immortalare la meritata ascesa ad uno spiraglio di luce a brani nati dal buio. Un pubblico silenzioso e attento aspetta la fine di ogni esibizione per dedicarsi a qualche prova d’apprezzamento, soprattutto per cavalli di battaglia come ”La Nuit muette”, “Le Mouvement Perpétuel” e “L’Échappée”. Sì, perchè questo “Live At Roadburn” a conti fatti, potrebbe esser scambiato per una raccolta dei "migliori brani", per chi ancora non conosce l'avvolgente e crepuscolare realtà, musicale e non, de Les Discrets. Per tutti gli altri invece è senza dubbio l’ottima prova in sede live di una band che ad oggi, non ha ancora dato nessun segno di un tanto atteso ritorno discografico.