ARK, Avantasia, Masterplan, la collaborazione con "Sir" Russel Allen: sfogliare il curriculum di Jørn Lande, affidarsi a una voce straordinaria, significa nuotare nella piscina più esclusiva dell'heavy/power metal europeo. Non bisogna dimenticare, però, che il singer norvegese milita da tempo, con buoni risultati, in un progetto solista dal taglio hard rock che porta il proprio nome di battesimo; e risulta estremamente indicativo che, in occasione del suo cinquantesimo compleanno, il nostro desiderasse registrare "Live On Death Road" insieme alla band da lui capitanata. Distribuito in ogni formato possibile, il disco venne inciso, dunque, durante il Frontiers Rock Festival del 2018: come in ogni concerto tenuto sotto l'egida della label italiana, i musicisti non hanno certo lesinato impegno e sudore nell'affrontare una setlist numericamente consistente, ma questa volta si avverte qualche scricchiolio nel manufatto finale.
Niente da dire riguardo il lavoro di post produzione, attento a rendere equilibrato un rapporto tra gli strumenti non sempre tale nel corso dello show, con le pregevoli tastiere di Alessandro Del Vecchio in continua sofferenza; diverso invece il discorso riguardo la cernita dei pezzi da inserire nell'album. Pollice in alto per il saliscendi cronologico teso a coprire buona parte della carriera dello scandinavo: in ordine sparso, "The Stormcrow", "Out Of Every Nation", "Traveller", "Walking On Water", somministrano all'ascoltatore pillole di storia passata e recente marchiate da una prestazione all'altezza. Meno giustificata l'inclusione di quattro cover a scapito di classici come "Man Of ‘80s" o Master Of Sorrow": spersonalizzanti e superflui, i brani reinterpretati non godono di particolare slancio, soprattutto la coppia formata da "Mob Rules" e "Rainbow In The Dark", da cui era auspicabile una maggiore partecipazione empatica.
"Live On Death Road" lascia in egual modo soddisfatti e delusi; forse per l'incombere del genetliaco, forse per distrazione, Jørn Lande non compie scelte immuni da critiche e ciò stupisce, vista l'esperienza e i galloni sull'uniforme. Eppure, il fascino resta, intatto.