Il riffing in drop è lo stesso proposto da quindici anni a questa parte dall'intero movimento, e lo stesso vale per i ritornelli melodici puntuali come un orologio svizzero. I pochi elementi inediti sono in realtà presi in prestito da altre formazioni e la sensazione, durante tutto l'arco della tracklist, è quella di ascoltare un collage degli stilemi che un po' tutti i gruppi del genere hanno già usato ben oltre il limite massimo. Argomentazioni a questa tesi si trovano ad esempio in "Never Let Me Stay", brano che cerca di differenziare il disco prendendo però troppo spunto dai Bring Me The Horizon di "Sempiternal"; "Swallow Your Teeth", che cita gli Architects nel cantato e nel riffing alternato (e gli In Flames di "Battles" nei cori) e "My Destruction", la cui costruzione armonica e melodica non può non ricordare, sebbene estranei al filone core, gli svedesi Arch Enemy.
Quello che salva il disco dall'oblio è una produzione di ottimo livello, grazie soprattutto al missaggio affidato ad Andrew Wade (Motionless in White, The Ghost Inside, A Day To Remember), capace di mantenere ogni elemento perfettamente udibile ma funzionale a un paesaggio sonoro di grande impatto. A parte questo, solo i seguaci più fedeli dei chugs d'oltreoceano riusciranno a non cadere tra le braccia di Morfeo, magari a seguito dell'ennesimo breakdown condotto con l'ormai stucchevole trucchetto cassa della batteria/palm muting sulle chitarre.
Concludendo, le vere ombre interne dei Miss May I dovrebbero essere quelle scaturite dalla coscienza di far ormai parte di un organismo eroso dal tempo e in agonia, seppur tirato a lucido, che ha smesso di dire qualcosa di davvero interessante da più di un lustro a questa parte.