Miss May I
Shadows Inside

2017, SharpTone Records
Metalcore

Un disco mediocre che è l'istantanea di un intero genere.
Recensione di Roberto Di Girolamo - Pubblicata in data: 07/06/17

Tornano sul mercato i Miss May I dopo il divorzio con la Rise Records. L'approdo a SharpTone Records può essere considerato a ragione il più grande cambiamento apportato da "Shadows Inside", visto che non solo le coordinate stilistiche del gruppo sono rimaste del tutto inalterate, ma hanno anzi forse subito un'involuzione rispetto ai timidi tentativi di diversificazione presenti in "Deathless". Ci ritroviamo così in territori stilistici più simili a quelli di "Rise Of The Lion" solo con tinte leggermente più scure, grazie all'ausilio di un pilota automatico che porta la band ad essere forse eccessivamente prolifica.
 

Il riffing in drop è lo stesso proposto da quindici anni a questa parte dall'intero movimento, e lo stesso vale per i ritornelli melodici puntuali come un orologio svizzero. I pochi elementi inediti sono in realtà presi in prestito da altre formazioni e la sensazione, durante tutto l'arco della tracklist, è quella di ascoltare un collage degli stilemi che un po' tutti i gruppi del genere hanno già usato ben oltre il limite massimo. Argomentazioni a questa tesi si trovano ad esempio in "Never Let Me Stay", brano che cerca di differenziare il disco prendendo però troppo spunto dai Bring Me The Horizon di "Sempiternal"; "Swallow Your Teeth", che cita gli Architects nel cantato e nel riffing alternato (e gli In Flames di "Battles" nei cori) e "My Destruction", la cui costruzione armonica e melodica non può non ricordare, sebbene estranei al filone core, gli svedesi Arch Enemy.

 

Quello che salva il disco dall'oblio è una produzione di ottimo livello, grazie soprattutto al missaggio affidato ad Andrew Wade (Motionless in White, The Ghost Inside, A Day To Remember), capace di mantenere ogni elemento perfettamente udibile ma funzionale a un paesaggio sonoro di grande impatto. A parte questo, solo i seguaci più fedeli dei chugs d'oltreoceano riusciranno a non cadere tra le braccia di Morfeo, magari a seguito dell'ennesimo breakdown condotto con l'ormai stucchevole trucchetto cassa della batteria/palm muting sulle chitarre.

 

Concludendo, le vere ombre interne dei Miss May I dovrebbero essere quelle scaturite dalla coscienza di far ormai parte di un organismo eroso dal tempo e in agonia, seppur tirato a lucido, che ha smesso di dire qualcosa di davvero interessante da più di un lustro a questa parte.





01. Shadows Inside
02. Under Fire
03. Never Let Me Stay
04. My Destruction
05. Casualties
06. Crawl
07. Swallow Your Teeth
08. Death Knows My Name
09. Lost In The Grey
10. My Sorrow

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool