Pop Evil
Up

2015, eOne Music
Alternative Rock

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 21/08/15

Fa piacere tornare a recensire una band dopo due anni con un nuovo album che piace. Fa meno piacere riconoscervi gli stessi identici nei del disco precedentemente recensito. Sebbene tali difetti siano stati nettamente smussati, non si può passare sopra al fatto che siano ancora presenti.
 

Ormai si è capito che i Pop Evil, assieme agli Shinedown, sono punte di diamante capaci di perforare qualsiasi materiale (o quasi). A dimostrarlo sia la bravura dei musicisti in questione, capaci di scrivere brani mai banali e apprezzabili, che il talento di Leigh Kakaty (ce ne fossero di cantanti così potenti ed espressivi). "Up" è dunque l'ennesima conferma del potenziale in ballo. Il disco incarna infatti tutte le caratteristiche di quel rock alternativo che guarda al metal senza però mai superarne la soglia, tanto da risultare appetibile sia ai fan dell'heavy che a quanti si fermano al rock.

 

Perfettamente bilanciato tra momenti melodici e altri più tirati, "Up" è un ottimo lavoro che incarna perfettamente la crescita musicale della band stavolta in grado di limare quella tendenza alla ripetitività presente nel precedente "Onyx". Inoltre i Pop Evil si dimostrano fedeli alle proprie origini riuscendo ad evolvere il proprio sound senza cambiarlo in maniera radicale.

 

I fan della band non hanno di che preoccuparsi: l'ultima uscita contiene tutto quello che più apprezzano dei Pop Evil e anche di più. Al tempo stesso, i nuovi arrivati potranno invece accostarsi tranquillamente ad "Up", senza bisogno di recuperare tutta la discografia, e godersi un ottimo disco scapocciando in allegria.

 

Tornando ai difetti invece, c'è da ribadire ribadire ciò che aveva già penalizzato "Onyx": troppi brani in tracklist. "Onyx" ne contava quindici, "Up" tredici che sarebbero potuti tranquillamente essere undici. Totalmente trascurabile l'intermezzo in sesta posizione, tutto codice morse, che anzi tende a distrarre l'orecchio, se non addirittura infastidire, e "Seattle Rain", opaca ballad assolutamente in linea con molti brani "lenti" di questo genere.

 

In soldoni, "Up" è un gran disco ben scritto e ben realizzato con quell'unica pecca del tendere alla logorrea. Proprio come un barbecue di Ferragosto in cui si mette, letteralmente, troppa carne al fuoco. Prima o poi anche il mastro grigliatore più esperto fa bruciare qualcosa. Tagliare i brani, ridurre le tracklist e togliere riempitivi sarebbe auspicabile per il futuro, e anche rilegare certi pezzi a bonus track aiuterebbe. Queste ultime di solito hanno il giusto peso, anche se talvolta si tratta di brani bellissimi.





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