Powerwolf
The Sacrament Of Sin

2018, Napalm Records
Power Metal

Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 21/07/18

Negli ultimi 13 anni i Powerwolf (leggi qui la nostra ultima intervista!) hanno tinto di oscurità i sogni dei fan di power metal di tutta Europa. La lunga cavalcata dei lupi-vampiri sembra non subire arresti di alcun tipo e “The Sacrament Of Sin”, settima fatica in studio del combo tedesco, è solo l’ultimo tassello di questo percorso. Quando si parla della band originaria di Saarbrücken viene istintivo pensare ad un certo tipo di metal, fatto di tastiere, cori in latino e atmosfere crepuscolari, che combina elementi della religione cristiana a tematiche più horror. Una formula non proprio standardizzata ma che mantiene una certa linearità all’interno della discografia della band, dando così vita ad un sound molto riconoscibile: gioia per i fan indefessi e fastidio per chi li denigra.

Con questo nuovo album in carriera i Powerwolf ci mostrano senza ombra di dubbio come il loro voler rimanere all’interno di una struttura o stile ben definito sia decisamente una scelta ben studiata, un voler giocare con il pubblico, dando ai fan ciò che vogliono, ovvero cavalcate epiche e tutta l’oscurità dei Secoli Bui, ma che all’occorrenza la fantasia e la voglia di sperimentare non mancano di certo ad Attila Dorn ed ai suoi validissimi sodali. L’apertura e la chiusura dell’album, lasciate a “Fire & Forgive” e “Fist By Fist (Sacralize Or Strike)”, sono in totale ed assoluto stile Powerwolf: power metal epico, la voce operistica di Dorn in veste di narratore, i cori coinvolgenti e ben strutturati. Pochissimi i tocchi innovativi presenti in queste due composizioni, ma quello che viene mostrato ha comunque una semplicità ed una compattezza che ne fa apprezzare l’esuberante energia.

Dalla seconda traccia in poi è un continuo crescendo, con il passaggio da brani più in linea con quanto sentito in passato ad altri decisamente più interessanti per quanto riguarda composizione, struttura ed influenze. Che si tratti delle atmosfere folk di “Incense And Iron” che mutano all’interno del brano in un ambito più marziale senza stacco alcuno, quelle più viking di “Nightside Of Siberia” che sfociano in un coro di stampo sovietico, o ancora i toni smaccatamente anni ’80 di “Nighttime Rebel”, la varietà non manca di certo. Accanto a questo pacchetto di brani ben scritti e musicalmente ben differenziati, il combo tedesco non vuole però far mancare ai propri fan la giusta dose di power metal ignorante, veloce e tagliente: ben vengano, quindi, la title-track, “Venom Of Venus” e i due brani già segnalati in precedenza. Anche canzoni che rientrano nella formula del già sentito, come per esempio “Stossgebet”, si mostrano in una veste inedita grazie ad un cantato in latino e tedesco che sicuramente non lascerà indifferenti i fan dell’Europa centrale ed all’uso delle tastiere declinate in una direzione meno scontata. La presenza di una ballad del calibro di “Where The Wild Wolves Have Gone” è forse la ciliegina sulla torta: oscura, coinvolgente, perfettamente bilanciata tra la parte vocale e quella musicale, con un Attila in grande forma che si dona completamente alla materia cantata. Alla resa dei conti, la scelta della scaletta si rivela vincente, con un’alternanza di brani più o meno veloci che molto spesso punta più sull’atmosfera ed il sapiente uso della voce del carismatico cantante.

Il piacere di ascoltare un nuovo album dei Powerwolf non è mai venuto meno, nemmeno nei momenti in cui i brani presentati avevano molti punti di contatto con quelli contenuti negli album precedenti. Merito, questo, della bravura della band e di una buona dose di gigionismo vissuto sempre in un’ottica positiva e divertita. Con un passato già così positivo, l’ottimo risultato artistico di “The Sacrament Of Sin” non può che lasciare estremamente soddisfatti. Pensato con un occhio all’ascolto a casa ed uno a quello dal vivo, il nuovo disco delle cinque creature della notte è un delizioso concentrato di stile personale e di variazioni molto godibili che una volta tanto riuscirà a soddisfare anche molti dei detrattori del combo tedesco.



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