The Vintage Caravan
Gateways

2018, Nuclear Blast
Psych Rock

Gli islandesi tornano a stupire con un nuovo prodotto, dal sound solido e acculturato.
Recensione di Federico Barusolo - Pubblicata in data: 30/08/18

Cari amanti del classic rock di stampo settantiano, cari nostalgici della psichedelia e del suo eterno e felice matrimonio con il blues più crudo. Per voi, che vi commuovete ogni volta che sentite un assolo di Hendrix o un riffone di Jimmy Page, il nord più estremo dell'Europa si sta rivelando una vera e propria miniera d'oro.


Il nostro viaggio alla riscoperta dell'hard rock passa questa volta dalla piccolissima Islanda, che - a dire il vero - con i suoi The Vintage Caravan ci sorprende da quasi una quindicina d'anni ormai. Stavolta il frutto della giovanissima band si chiama "Gateways" e d'altronde, parlando di portali, basta uno sguardo alla copertina per sentirsi immediatamente trasportati nella vulcanica isola scandinava.


Caldo e allo stesso tempo glaciale: così dalla cover si passa a quella che è una delle migliori definizioni per il sound del trio capitanato dal chitarrista, cantante e compositore Óskar Logi Ágústsson, un trio partito dall'amore incondizionato per il prog e giunto ad un mix di influenze incredibilmente variegato, un suono chiaro e diretto. "Set Your Sights" ci mette un secondo a riportare alla mente gli anni della nascita dell'heavy: riff sabbathiani e un assolo che riassume la totale ammirazione di Ágústsson per gli Zeppelin e i Deep Purple.


Immediato è il collegamento, e speriamo che Alexander Örn Númason (batteria) non ce ne voglia, con la corrente vintage nordeuropea, con una particolare menzione per i Blues Pills. Con gli svedesi il paragone diventa inevitabile nel sound di pezzi come "Hidden Streams" e "Tune Out", soprattutto nella chitarra blues a venature leggermente stoner e nelle tastiere. Persino l'influenza dei Ghost si palesa alle nostre orecchie nei cori di "Reset", mentre ispirazioni di oltreoceano sembrano caratterizzare i riff più massicci, della stessa scuola del graffiante blues rock dei Rival Sons.


Anche le radici progressive trovano spazio nell'onirica "Nebula", caratterizzata da un corpo acustico e in cui è dominante la presenza del basso, brano a testimonianza delle ottime qualità di songwriting dei The Vintage Caravan.


"Gateways" è senza dubbio una piacevole conferma, ennesimo prodotto di qualità sfornato sotto la protezione di Nuclear Blast. La cura del suono e l'ottima solidità dei pezzi, unite all'imprevedibilità data dalla vasta cultura musicale della band, rendono l'album al contempo molto diretto e ricco di dettagli da scoprire nei vari ascolti. Molto facilmente vi fermerete a pensare "ehi, ma questa canzone l'ho già sentita", è vero, e infatti sono forse anche troppo chiare le influenze che determinano ogni momento dell'ascolto, ma è anche l'ovvio risultato della dedizione con cui Ágústsson e i suoi pretendono di rendere giustizia ai loro idoli, sull'inesauribile onda di un genere che non hanno certo inventato loro.





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