The Pretty Reckless
Going to Hell

2014, Razor & Tie
Rock

Promozione per Taylor Momsen e compagni giunti al secondo album in carriera
Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 19/03/14

Il nuovo disco, il secondo in carriera, degli americani The Pretty Reckless è uno di quei lavori che mettono davvero alla prova l’ascoltatore (in particolar modo quello più “intransigente”), proponendo un bivio in cui le due strade da percorrere sono una dettata dal più facile e sbrigativo preconcetto, la seconda imperniata da un ascolto il più neutrale e obiettivo possibile.

Perchè diciamoci la verità, lanciarsi in invettive contro la band dell'attrice/modella/cantante Taylor Momsen, ancor prima di essere arrivati a metà di questo “Going to Hell”, potrebbe essere una cosa molto semplice. Partendo dai singoli fortemente pop ormai in giro da tempo, arrivando alla forte connotazione visiva della formazione, ovviamente incentrata sulla bionda Momsen, con quel look minuziosamente trasandato, tra il sexy e il dannato e una copertina, diciamo così, di impatto, le apparenze non giocano a favore di “Going to Hell”. Apparenze per l’appunto, perchè se si imbocca la seconda strada del bivio citato sopra, ci si accorge che “oltre le gambe c’è di più”.

C’è un disco che riesce a combinare una natura ovviamente commerciale per una diffusione in larga scala e buon gusto, ispirazione, energia e varietà. Tutte qualità che si percepiscono molto bene soprattutto nella prima parte del disco (si cala nella seconda, ma senza troppi patemi), in cui il rock energico dei The Pretty Reckless riesce a dare il classico colpo alla botte e al cerchio, offrendo musica un po’ per tutti i palati. Si va dagli anthem “poppeggianti” dei singoli (con la gradita partecipazione della ormai ex pornostar Jenna Haze nell’opener) a qualcosa di più robusto come “Sweet Things” e “Absolution”, davvero due canzoni ben fatte, piazzandoci anche la ballata di turno con “House on a Hill”. Con un’immagine così forte, non poteva mancare la curiosità sulla prova vocale di Taylor Momsen, la quale viene promossa (almeno su disco) a pieni voti, modulando le sue corde vocali su più registri e convincendo su tutta la linea.

Certo non un lavoro che rimarrà troppo nel tempo, ma “Going to Hell” può centrare sicuramente gli obiettivi della band, non scadendo nel banale, presentando musica piacevole, che prende qua e là dal rock moderno a stelle e strisce (tra i più citati gli Alter Bridge), ma con buona convinzione e capacità. Una band di valore a supporto di una cantante che potrebbe davvero diventare una nuova icona del panorama rock “mainstream-ma non troppo”. Le qualità artistiche non le mancano, quelle estetiche beh… sono un po’ sotto gli occhi di tutti.



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