Origin
Entity

2011, Nuclear Blast
Death Metal

La musica estrema ha un nuovo termine di paragone
Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 08/06/11

All'uscita di “Antithesis”, nel 2008, avevamo esordito con “semplicemente inarrivabili”. Dopo tre anni e centinaia di dischi passati per le nostre mani, non facciamo fatica a ripeterlo: gli Origin, anche dopo la nuova fatica, intitolata “Entity”, sono semplicemente inarrivabili, per tutti.

C'è poco da dire quando si riesce non solo a bissare un disco clamoroso rimasto negli annali del genere, ma ad ampliare ulteriormente il discorso, dando sempre maggiore attenzione allo sviluppo dei brani senza perdere la solita verve iperviolenta. Il debutto con la Nuclear Blast, attenta a non farsi scappare questi quattro fenomeni, non poteva deludere, potendo finalmente contare un supporto e una promozione degna di questo nome. Ebbene, “Entity” è un capolavoro, un disco che segna un nuovo termine di paragone all'interno della musica estrema, certamente di nicchia, ma pur sempre un lavoro che merita tutte le attenzioni possibili.

Come prevedibile nessuno stravolgimento, nessuna virata hardcore/industrial spacciata per innovazione (scusate, ma lo scotto del nuovo Morbid Angel rimarrà per mesi), la missione degli Origin è quella di migliorare continuamente un discorso inaugurato nel 2000, con il full omonimo, già estremamente personale e distruttivo: suonare il più velocemente e violentemente possibile, assumendo un approccio quasi meccanico, freddo, senza lasciar trasparire la minima emozione. Una commistione brutal/grind che ha dato i suoi frutti (“Informis Infinitas Inhumanitas” e “Echoes of Decimation”), fin quando i nostri decidono che era arrivato il momento di stemperare tutta questa furia in brani di maggior respiro, più complessi, rinunciando a un minimo di velocità ma senza scendere a compromessi. Nacque così “Antithesis”, e di colpo gli Origin si mostrarono come scrittori abilissimi, non solo “esecutori” dall'eccezionale tecnica strumentale. “Entity” prosegue il discorso, regalandoci una band ormai pienamente padrona del proprio stile, sempre più abile a miscelare schegge brutalissime e attimi più ragionati.

Se era prevedibile la mancanza di alcun stravolgimento, i risultati della crescita e del miglioramento continuo degli americani, questo sì, erano davvero difficili da prevedere. A differenza della passata release, in cui tutti i brani avevano una lunghezza omogenea (eccezion fatta per la lunghissima title-track), i nostri ora ci presentano una serie di brevi pezzi tiratissimi e una manciata di brani più corposi, tornando quindi a minutaggi più contenuti. La novità sta nel fatto che gli Origin sono riusciti a racchiudere il “nuovo corso” anche all'interno di bordate lunghe appena due minuti, suonando così frenetici e complessi da non avere bisogno di ulteriore tempo supplementare. Esemplificative sono “Purgatory”, “Swarm”, “Fornever, “Committed” e “Banishing Illusion”, micidiali, chirurgiche ma per questo non emozionanti... Il crescendo di “Swarn” rivela un finale epico che da solo varrebbe il prezzo dell'album. Ovviamente se i frangenti più corti sono eccezionali, gli episodi più generosi sono tra le cose migliori mai ascoltare all'interno del genere. Violenza assoluta, esecuzione da guinness dei primati, tecnicismi a raffica (gli sweep di Paul Ryan sono semplicemente impressionanti), ma anche tanto pathos, tanto trasporto, con una nota epica che si fa viva per enfatizzare i momenti più intensi. In questo senso, “Saligia” si ascrive a probabile hit di “Entity”, con un assolo centrale quasi commovente, nonostante la mostruosa velocità di pennata di Ryan; complessità che fa capolino in “Consequence of Solution”, in cui i nostri riescono a elevare la tensione sino a un break dal flavour mediorientaleggiante in cui a fatica si prende fiato, tanta è la “solennità” del momento, per gettarsi poi in una progressione strumentale incredibile, da rimanere a bocca aperta.

Come da tradizione Origin, un disco che farà la gioia degli estimatori di queste sonorità, praticamente perfetto in ogni suo aspetto, non da ultimo la produzione (con un basso sempre ben percepibile nonostante la potenza del comparto chitarre/batteria). Un peccato che un disco del genere non possa raccogliere i favori di un pubblico più variegato, album come “Entity” non escono tanto facilmente.



01.Expulsion of Fury

02.Purgatory

03.Conceiving Death

04.Swarm

05.Saligia

06.The Descent

07.Fornever

08.Committed

09.Banishing Illusion

10.Consequence of Solution

11.Evolution of Extinction

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool