Glenn Hughes: l'autobiografia della voce del rock
Uno spassionato racconto - confessione che mette a nudo pregi e debolezze di uno dei musicisti simbolo del Rock


Articolo a cura di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 17/06/13

"Dovete capire una cosa. La cocaina per me era il Sacro Graal, era il centro dell’universo. Era la mia amante, la mia chitarra, il mio microfono, il mio dio. Il mio salvatore. Era la chiave che apriva tutte le porte della mia vita. Era euforia, era sesso. Era la storia d’amore più profonda che si possa immaginare." (Glenn Hughes)


Joel McIver è uno dei più affermati critici musicali contemporanei; vive e lavora a Londra. È uno scrittore che abbiamo già avuto il piacere di incontrare sul nostro cammino, dato che ha pubblicato per Tsunami Edizioni le biografie di Slayer, Black Sabbath, Tool, Cliff Burton, Randy Rhoads e Motorhead. Glenn Hughes, soprannominato “The Voice of Rock”, è uno di quegli artisti a cui la vita ha dato e ha tolto tutto, un uomo che merita di raccontarsi attraverso la penna di Joel McIver, un cantante che è entrato di diritto nella storia del genere.

 

glennhughes_speciali_2013_01Le 187 pagine di cui si compone questa autobiografia, dalla prima parola della prefazione all’ultima dell’epilogo (vergata nel 2011), mostrano un Glenn Hughes al quale non siamo poi così abituati, un uomo che quasi si vergogna a mettere a nudo un passato che l’ha messo a durissima prova. Nella fase centrale della sua vita, infatti, l’unica compagna alla quale non ha mai saputo dire di no è stata lei, la droga: ne consegue un tomo incentrato quasi completamente su di essa.


Non c’è molto spazio dedicato agli aneddoti musicali, ce n’è sin troppo legato alla cocaina, speed, eroina, marijuana e chi più ne ha più ne metta: “A 22 anni stavo iniziando a mettere in dubbio la mia sanità mentale, cosa che succede quando stai sveglio per tre notti e tre giorni sniffando cocaina”. Se pensate ad una dichiarazione del genere e poi tenete conto che dal 1974 al 1991 Glenn è stato dipendente sino all’infarto, potete immaginare quanto possa essersi “bruciato” dal punto di vista artistico: “avevo sniffato un milione di dollari e se non l’avessi fatto ne avrei guadagnati altri 100 milioni. Dopo l’infarto il mio conto spirituale era in rosso, passando dall’essere un drogato obeso, paranoico e malaticcio a quello che sono oggi.”.


Già, quello che oggi è Glenn Hughes: un uomo che riconosce i propri errori e che non ha più segreti, un uomo che ha cambiato atteggiamento nei confronti della sua vita grazie allo spirito di Dio, alla religione. “La malattia ha fatto l’impensabile: mi ha tolto l’amore per la musica, ma non cambierei nulla, è la mia vita, e spero di portare un messaggio di rigorosa onestà e responsabilità.”.


Badate bene, nel libro riferimenti alla carriera di Glenn ce ne sono comunque in abbondanza, dagli esordi coi Trapeze al successo coi Deep Purple, lo strano ingresso nei Black Sabbath (capirete il perché leggendo), l’incontro con Stevie Wonder, le delusioni date a Tony Iommi e a Gary Moore (indovinate per colpa di cosa?), la rinascita coi Black Country Communion e molto altro.


glennhughes_speciali_2013_04

I libri che Tsunami si sta prodigando a pubblicare negli ultimi tempi possono essere equiparati ai fumetti americani, nei quali sono protagonisti tanti supereroi legati l’uno con l’altro. Se avete per esempio letto la biografia dei Black Sabbath o quella più recente di Ritchie Blackmore, quella di Glenn Hughes vi tornerà utile per “ridefinire” alcuni punti che avevate dato per scontato ma che in realtà non lo sono: l’ennesima prova che se cercate di possedere una vasta cultura della storia del Rock, questi libri sono quantomeno utili (se non indispensabili) per la vostra stessa crescita. E mentre leggete la sua biografia, noi programmiamo un’intervista con Glenn: gli approfondimenti non sono mai troppi.


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