Glenn Hughes (Glenn Hughes)
Salite a bordo della nave dei ricordi per una traversata affascinante, appassionata e nostalgica dell'oceano del rock'n'roll, con un artista che ha valicato ogni confine dell'immortalità: Capitan Glenn Hughes, "The Voice of Rock".
Articolo a cura di Marilena Ferranti - Pubblicata in data: 13/11/16

So che i tuoi genitori decisero di chiamarti Glenn perchè erano grandi fans di Glenn Miller, un musicista jazz e direttore d'orchestra tra i più noti dell'epoca swing. Pensi che fosse scritto nel destino per te, diventare un musicista?

 

Decisamente sì. Non sono mai stato particolarmente attratto dalla scuola, e ho cominciato molto presto ad essere affascinato dagli strumenti musicali come il piano, le tastiere, la chitarra, il trombone, la batteria... mi accorsi quasi subito, quando ero ancora un teenager, di avere un dono.

E come ti sei avvicinato al basso?

 

Oh, sai, a quei tempi c'era un ragazzo a scuola che suonava in una band, lui aveva quattro anni più di me, io avevo solo dodoci anni, e lui per me era una specie di eroe. Lo guardavo suonare e pensavo sempre che avrei dato qualsiasi cosa per dividere il palco con lui... ad un certo punto il loro bassista se ne andò; io suonavo la chitarra in un'altra band, ma pensai che fosse la mia grande occasione, e così in un weekend mi trasformai in un bassista! La band si chiamava Finders Keepers e facevamo cover, ecco com'è andata.

 

E da allora la tua musica e la tua carriera musicale hanno attraversato cinque decadi. Qual'è stata a tuo avviso l'epoca migliore in cui suonare?

 

Ah, senza dubbio quest'ultima. Oggi sono un musicista migliore, un songwriter migliore, un cantante migliore... sai, negli anni Settanta, quand'ero giovane, ero molto più interessato a bere, far festa, alle ragazze, ma adesso che mi sono ripulito e sono sobrio da molto tempo, il mio mondo è cambiato completamente. Il mio modo di scrivere è diventato molto più profondo, e francamente penso di essere nella giusta direzione.

 

Tu hai vissuto diverse epoche del music business. Quali aspetti di questo mondo sono migliori o peggiori oggi rispetto al passato?

 

Ti dirò, non c'è nulla di migliore oggi. Penso ai musicisti che si stanno costruendo una carriera, e non hanno uno straccio di aiuto dalle case discografiche per sviluppare il loro persorso. E penso a internet: quello sì che ha cambiato tutto! Magari il tuo video viene visto un milione di volte su YouTube e tu non ci hai guadagnato un accidente, non è più come fare un disco e venderlo e guadagnarci la tua parte. Ho conosciuto e conosco musicisti di tutte le generazioni, e la situazione fa tristemente schifo. Facciamo tutti fatica; l'unico modo per sopravvivere ormai è andare in tour, cercare di vendere il tuo merchandise, organizzare meet & greets.... sai, io ho un legame fortissimo coi miei fans; uno dei motivi per i quali sono così fortunato da fare ciò che faccio è che trovo il tempo di dedicarmi alla gente che mi segue, conoscerla.

 

Continuando a parlare del tuo passato, tu hai militato per diverso tempo in una formazione di grande successo, i Trapeze. So che durante i vostri live, alcuni dei membri di "tali Deep Purple" vennero a sentirti suonare tenendoti d'occhio per proporti infine di entrare a far parte della band.

(Ndr ride) Oh, cielo...avevo vent'anni, non avevo minimamente capito che Blackmore e Paice continuassero a farsi vedere ai nostri show perchè avevano un interesse nei miei confronti! Una sera al Whiskey a Go Go a Los Angeles vidi Jon Lord tra il pubblico...e pensai "toh, quello dei Deep Purple è qui a sentirci", e la sera dopo Ritchie Blackmore venne a sentirci e mi dissi "uh, quello è il chitarrista...a quei ragazzi deve piacere la nostra band!" Sei mesi dopo Ian Paice si fece vedere a un nostro show a Londra...

 

Come ti fecero la proposta?

 

Accadde più tardi, nel 1973, il giorno dopo uno show. Io ero davvero convinto che gli piacesse la musica che facevo con la mia band, non pensavo che stessero seguendo proprio me, e che lo stessero facendo da un anno intero e francamente pensavo che mi volessero come cantante, non come bassista! Loro risposero che avrebbero voluto Paul Rodgers (ndr in sostituzione di Ian Gillan) come cantante, ma poi lui finì nei Bad Company. Ai tempi mi feci mille domande in proposito; non sapevo se lasciare i Trapeze, una band che nel 1972 suonava praticamente ovunque in Europa e in America, temevo che scendere dal treno di quel successo non sarebbe stata una buona idea.

 

E quando, una volta entrato nei Deep Purple, la band aprì le audizioni per il cantante, e ascoltasti David Coverdale per la prima volta, cosa pensasti?

 

Ascoltammo moltissime registrazioni. David fu l'unico a cui facemmo un'audizione. Era un perfetto sconosciuto, nessuna esperienza sul palco, non aveva mai registrato qualcosa in maniera professionale. Aveva questa voce così profonda, un timbro unico, sai io sono più nel registro alto, quindi fu subito evidente che avrebbe potuto essere un'ottima combinazione farci cantare insieme.

 

Si è trattato di una situazione peculiare, eravate due cantanti principali, due voci soliste della stessa band perfettamente amalgamate e assolutamente uniche. Un fenomeno che sarebbe impossibile immaginare con gli Iron Maiden, gli Aerosmith, o qualunque altra grande rock band...Come gestivate l'alternanza, come sceglievate le parti da cantare?

 

Fu molto semplice, a dire la verità. Avevamo un assoluto rispetto l'uno per l'altro, e il più delle volte finivamo per dire "no, questa strofa falla tu!" e l'altro rispondeva, "no, no tu!" Non fu mai un problema per noi, veniva tutto in maniera assolutamente naturale, e la nostra fu una situazione davvero unica, non credo di aver mai più visto una cosa simile.

Venendo al presente: è appena uscito "Resonate", il tuo primo lavoro solista dopo quasi 8 anni, so che l'hai prodotto tu. Da dove hai tratto l'ispirazione per le tue nuove canzoni?

 

Sai, venivo da un periodo in cui mi avevano operato a entrambe le ginocchia, passavo molto tempo in casa ed ero seguito da un fisioterapista, e così finivo spesso per chiudermi nel mio studio a scrivere musica, ma non avevo idea che quelle canzoni sarebbero diventate un album, ci ho messo almeno sei o sette pezzi per rendermene conto! Arrivato a tredici pezzi mi sono deciso.

 

Tu hai lavorato con moltissimi artisti e preso parte a tantissimi progetti, solo per citare alcune delle tue collaborazioni: Toni Iommi, Gary Moore, Stevie Wonder, David Bowie, John Norum, Black Sabbath... c'è un arstista del passato col quale ti sarebbe piaciuto collaborare?

 

John Lennon. Ho avuto occasione di conoscerlo prima che morisse ma non ho mai avuto l'occasione di suonare con lui e mi dispiace immensamente. Ci sono artisti che sono e saranno per sempre insostituibili. Al giorno d'oggi è come se non ci fosse più il fermento di una volta. Per esempio, l'ultima grande band che mi ricordo a venir fuori con uno stile unico capace di riempire gli stadi sono stati gli U2 ma parliamo di 35 anni fa! Pensa agli anni 70: gli Who, gli Zeppelin, i Pink Floyd, i Black Sabbath, i Deep Purple... in questa generazione...vedo band assurde, band che non capisco cosa abbiano in mente di fare, e che probabilmente nonostante abbiano successo adesso non saranno qui tra un paio d'anni. In troppi arrivano in cima alle classifiche con un paio di pezzi buoni e poi svaniscono come niente fosse, non lasciano qualcosa di eterno dietro di sè e questo scenario è assolutamente nuovo e strano da comprendere. L'identità, lo stile di un Paul Mc Cartney, di un David Gilmour...sono cose che gli artisti comtemporanei possono solo limitarsi a copiare. Quante volte leggo "questa nuova band, un po' in stile Zeppelin", o "quest'altra band, un po' in stile Deep Purple"... non può essere così.

 

Tu come molti altri venivate da un'epoca pazzesca per le rock band, e la vostra unicità rimarrà tale per sempre. Che effetto fa?

 

Sai, io sono estremamente grato di essere stato parte di un'epoca dove internet non esisteva, prima della musica in streaming e di tutte le diavolierie di oggi. Ho vissuto un tempo in cui la musica si faceva ad un livello più organico. Non esistevano gli "haters" negli anni Sessanta e Settanta; tutto ciò che è virtuale come internet ha scaturito un odio e una cattiveria inaudite, il mondo si è popolato di gente che passa il tempo a lamentarsi, a screditare, invidiare... sembra che tutto ciò che vogliono sia veder la gente fallire...queste persone un tempo non avevano voce. Un tempo si lavorava duro per emergere e se non si riusciva a raggiungere il successo si lavorava ancora più duramente. E' così che noi abbiamo creato la nostra eredità e ne vado etremamente fiero.

 

Di recente Ritchie Blackmore ha resuscitato i Rainbow con una nuova line up. So che ti chiese di farne parte, come andarono le cose?

 

E' stato più di anno fa: gli dissi che non ero sicuro, che dovevo pensarci. Dapprima mi convinsi a farlo, ma poi lui mi chiamò e mi disse che aveva trovato un cantante, e che io avrei solo suonato il basso...risposi che non mi sembrava più una così buona idea. Alcune cose dovrebbero rimanere nel passato, con l'eredità che hanno lasciato. Io continuo ad andare avanti, a creare cose nuove... tutti ormai mi conoscono come cantante, io sono di fatto un cantante, la mia intera vita gira intorno alla mia voce, e quindi gli ho augurato il meglio, la migliore delle conversazioni, nessuno screzio. Penso che sia stata la scelta migliore, è così che doveva andare.

 

Parlando del futuro; ti abbiamo visto in Italia lo scorso anno, e di recente ti aspettavamo per il tour europeo, ma poi le date sono state cancellate a causa di una gestione conflittuale del booking. Quando ti rivedremo in Italia e in tour?

 

Molto presto, ve lo garantisco, ci stiamo già lavorando e posso dirti che sarà all'inzio del prossimo anno. Per ora è tutto ciò che posso dire, e ci rivedremo senz'altro anche a Milano!




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