L’arte è l’arma più forte di cui disponiamo, ed è solo con essa che riusciamo a contrapporre sentimenti di verità a istituzioni menzognere e antibiotiche che ci somministriamo, più o meno involontariamente, da soli. Contro l'atto e l'atteggiamento di rendere culto, venerazione, omaggio ci si è scagliati in più modi, ma il più efficace resta sempre quello dell’ironia, intesa come la intendevano – o veneravano – i latini.
I've been waiting for a guide to come and take me by the hand
Could these sensations make me feel the pleasures of a normal man?
These sensations barely interest me for another day
I've got the spirit, lose the feeling, take the shock away
Until the spirit new sensation takes hold, then you know
C’è qualcosa che i Joy Division non riuscirono a comunicare appieno attraverso l’indulgenza dei loro testi, ma che affidavano ai suoni e direttamente all’immaginario, in un’epoca in cui immaginare era gratis e facile. Come nel preludio di un esorcismo, il senso di disagio provocato da un’affermazione schietta ma veritiera risveglia l’essenza di una reazione, una analisi delle emozioni atta a corroborarle, a renderle di nuovo suscettibili. Necessario è rovesciare il calderone delle provocazioni, e l’ironia presiede di esse il trono, poiché essa è fugace, potente, linfa: essa è Aria.
[…] Non saprebbe neanche distinguere
i ceselli dello scudo, l’Oceano, le terre, il cielo
con le stelle, le Pleiadi, le Iadi, l’Orsa che non tacca il mare,
le due città e la nitida spada di Orione.
Non sono necessarie le Metamorfosi di Ovidio per ricordare che si è provato più e più volte, nel corso dei secoli, a umanizzare entità inspiegabili. L’unico filo conduttore tra menti fantasiose ed esigenze pagane è la Natura, colei che genera bellezza e dubbio, che contrappone e unisce, che scatena Nefele, Celeno, Elettra e Taigete. Ogni elemento un ruolo, ogni ruolo un contrappasso. E tutti insieme agiscono in un’armonia frenetica che è ricerca, ritorno, disgregazione.
I understand the urgency of life
In the distance there is truth which cuts like a knife
Maybe I will die maybe tomorrow so I need to say
I adore life
Dissimulazione, resa in finzione di un ente apparentemente superiore. Più lo è, più grande sarà il senso di liberazione viscerale che la stessa ironia riesce a provocare: celebre nella musica fu quello visivo che rispondeva all’invito ‘Kill Your Idols’, la dissimulazione di una divinità (o la celebrazione di essa nel disfacimento di tutte le altre). Ma stavolta l’oggetto del disfacimento idilliaco è qualcosa di più, di incommensurabile. Qualcosa di indescrivibile se non con l’arte, o lo stravolgimento di essa.
Forte è in Adore Life il sentimento di trasporto che accoglie ammirazione, amore, predilezione, nei confronti dell’esistenza. Una maledizione da prendere a pugni o di fronte alla quale si alzano i pugni in segno di resa, di impotenza. Adore Life è la celebrazione della vita nell’ironia della vita stessa. Un invito alla scoperta senza mezze misure, un trascinare nell’abisso per soffocare l’assopimento del progredire. Un’offerta a celebrare ciò che non si può celebrare, a fare legge del rispetto, a trasformare pugni in mani tese.
Ed è con irruenza e celebrata riconoscenza che le Savages irrompono nel 2016 con un disco tagliente e amalgamato a sentimenti di pura verità. Una sferzata lenta di emozioni compresse e distorte. Per esserne totalmente parte, per esserne travolti bisogna – nonostante l’album sia già un’esperienza extrasensoriale temibile ed audace – scoprirle dal vivo, dove il teatro non esiste perché esso è l’esistenza stessa: non si può fare a meno di vederle, sentirle, toccarle, celebrare l’abisso e la genesi delle rocce in un abbraccio eterno con la propria ombra. C’è chi ci è già riuscito consegnando il proprio coraggio a queste creature che al grido famelico ‘I Need Something New’ risvegliano i demoni sotto le pietre, nel cuore degli alberi, dall’atmosfera buia che circonda le stelle, dalle smorfie che separano i tasselli della vita. E nella beffarda celebrazione della vita stessa, continueremo a distrarci e a tornare indietro su passi sicuri, spaventati dal rumore di cui la novità si ciba.