Le rinascite di Bruce Dickinson
Uno dei frontman più eclettici del ventesimo secolo compie sessantuno anni di vita vissuta.


Articolo a cura di Marta Scamozzi - Pubblicata in data: 07/08/19

Le persone geniali non esistono. Il successo è un concetto relativo, nonché un insieme di diversi fattori: genetici, circostanziali e mentali. Si abusa spesso del concetto di talento, dimenticandosi quanto questo sia insignificante, persino dannoso, se non sostenuto dalla forza di volontà.
Le battaglie perse sono molto più importanti di quelle vinte, perché è la capacità di rialzarsi a fare la differenza.

 

Si tende a pensare a Bruce Dickinson come ad un uomo dalle capacità estremamente eclettiche, senza soffermarsi a considerare quanto lui sia in realtà il risultato di una serie di fallimenti particolarmente costruttivi.


Per capirlo, bisogna andare indietro nel tempo.

 

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Accident of Birth

 

"There's nothing you can do about your shadow"

 

Siamo nel Kent, in una fresca serata primaverile di fine anni Settanta. Gli Styx hanno appena finito di suonare e il cantante, un ragazzetto basso, buffo e piuttosto strambo, siede al bancone del pub con la seconda pinta in mano.
L'aria da rockstar outsider ne tradisce l'identità ufficiale: Paul Bruce Dickinson è uno studente di Storia al Queen Mary di Londra, impegnato nelle secchiate di fine anno per passare gli esami dell'ultimo anno Bachelor tutti d'un fiato. Paul sta per vedere la luce in fondo al tunnel: gli anni nella capitale da studente sbandato ma felice sono stati preceduti da una storia scolastica controversa e una storia familiare quantomeno difficile. I giovanissimi genitori, notando l'indole  originale del pargolo, scelgono per lui il rigore di un'educazione privata. Più che imparare a rispettare le regole, il piccolo Paul Bruce, schernito da compagni e professori, impara a romperle. Egli viene espulso per cattiva condotta prima di completare il liceo; questo fatto, insieme alla sua scarsa predisposizione per le materie matematiche, infrange il suo sogno di diventare pilota militare. Scoraggiato e più sbandato che mai, Paul riesce a completare l'educazione con una media appena necessaria per essere ammesso al College. Seguono anni di confusione mentale, esami arretrati, rock band, birra e povertà.
Quella sera, concentrato sulla sua meritata pinta, non si accorge che Paul Samson, musicista affermato a capo di una band dal nome noto e contratto proficuo, è entrato nel pub apposta per lui.
"Vorresti cantare nella mia band?" Chiede Samson
"Va bene, ma prima devo finire gli esami. È il mio ultimo anno".


E così, in un pub disperso del Kent, in una fresca serata di fine anni Settanta, la vita di Bruce Dickinson si lascia alle spalle una serie di insuccessi e delusioni, galoppando verso la sua carriera di frontman. Le ombre del passato presenteranno il conto più avanti, facendo capolino sulla strada luminosa davanti a lui. Funzioneranno come un pro memoria: nella vita non si deve necessariamente rientrare nelle etichette, ma ci si può scegliere diverse identità, reinventandosi dopo ogni periodo di crisi.

 

 

Coming Home


"When I stand before you shining in the early morning sun, 
when I feel the engines roar and I think of what we've done
, oh the bittersweet reflection as we kiss the earth goodbye
, as the waves and echoes of the towns become the ghosts of time"

 

Cosa succede dopo essere arrivati in cima? Si comincia a scendere. Siamo all'inizio degli anni Novanta, e Bruce Dickinson è vittima di quella condizione che colpisce diversi giovani di successo, i cui sintomi variano da persona a persona: è arrivato. Da neolaureato in Storia, è arrivato prima il successo con i Samson, e poi quello planetario con gli Iron Maiden. Dopo l'impennata, si giunge alla fase di stallo: non si riesce a tenere il proprio stesso passo, si comincia a rallentare e, poi, a fermarsi quel tanto che basta per farsi domande. Le crisi portano cambiamenti, a volte positivi, altre volte negativi. È difficile pensare cosa possa uscire di positivo dalla crisi dei trent'anni di uno dei frontman migliori del mondo. Nel 1992 gli Iron Maiden stanno vivendo quella quiete dopo la tempesta che rende tutto più piatto e monotono. Bruce ha da poco rilasciato il suo primo album solista e, durante il tour di "Fear Of The Dark", il tipo di aria che tira è percepito da tutti. Bruce emana l'antipatia e la svogliatezza tipica di una persona che sta smettendo di credere in quello che fa. Seppur umanamente comprensibile, la crisi di Bruce Dickinson getta ombra su quella strada luminosa apparentemente priva di intralci. Ad ogni modo, quell'ombra inizia a prendere una forma nota ma accantonata da qualche parte, nel passato.
Bruce Dickinson prende la licenza di pilota di Boing 757 nel corso degli anni novanta, riscattando la sua scarsa propensione per la matematica. Dopo una trentina d'anni, la carriera di Bruce Dickinson come pilota si è sviluppata continuamente, senza interruzioni: nel 2008 prende l'abitudine di pilotare gli aerei che portano la sua stessa band in tour, nel 2011 lancia la compagnia di manutenzione aerea Cardiff Aviation. Nel corso della sua carriera, pilota aerei per diverse compagnie. Durante il suo periodo di attività per una delle più affascinanti del mondo - Icelandair - rivela la risposta a una domanda fondamentale: perchè un frontman di successo, con una carriera definita, dovrebbe mettersi a pilotare aerei? "Si tratta di centomila tonnellate di tubo di alluminio con sopra due motori. Qualcuno te lo da in mano, e ti dice: ‘portalo a fare un giro'. E ti trovi a volare lungo la linea lungo la quale il sole sorge e tramonta, e ci sono momenti in cui puoi vedere chiaramente: da una parte del finestrino è totalmente notte, mentre dall'altra è ancora pieno giorno. Penso che vedere questa cosa sia un grande privilegio, e non mi stancherò mai di meravigliarmene".

 

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Revelations

 

"O God of Earth and Altar,
 Bow down and hear our cry,
 Our earthly rulers falter,
 Our people drift and die,
 The walls of gold entomb us,
 The swords of scorn divide,
 Take not thy thunder from us,
 Take away our pride."
 [G.K. Chesterton]

 

Bruce Dickinson non è particolarmente famoso per i suoi talenti accademici. Tuttavia, la brillante curiosità che lo contraddistingue, lo porta ad indagare la realtà fino a scovarne viscerali rivelazioni; la maggior parte delle quali vengono messe in musica. Gli studi classici lo portano a riprendere innumerevoli poemi, analizzarli, renderli accessibili a tutti tramite adattamenti caratterizzati da parole semplici e musiche evocative. Bruce Dickinson da vita all'inno di Chesterton, dipinge i prati verdi della Gerusalemme di William Blake, entra nel laboratorio di Aleister Crowley. Egli commuove raccontando il disastro del dirigibile R101, descrive i bombardamenti su Londra durante la seconda guerra mondiale. Si viene presi per mano, e ci si lascia accompagnare dentro mondi diversi e magnificamente descritti; come uno studente farebbe con un professore decisamente capace. Il suo interesse per la storia e la letteratura, nonché la sua curiosità mista ad un oscuro interesse per l'occulto - piuttosto metal - lo portano ad approfondire in modo fantasioso e grottesco la storia di Aleisteir Crowley nel film "The Chemical Wedding". Bruce si lascia così condurre dal suo desiderio di imparare fino a cimentarsi nell'attività di sceneggiatore. Quando tutte le strade sembrano portare in una direzione diversa da quella presa in partenza, si giunge ad un incrocio. Un'altra ombra dimenticata dopo la fine dell'università, ritorna: nel corso della sua carriera di musicista, e in particolare durante quella solista, Dickinson utilizza la sua vecchia attitudine per la storia e per la letteratura; presentando argomenti passati con uno stile unico.

 

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Back From The Edge

 

"Back from the edge, 
Where you're not worth a damn, 
Throw yourself into light
, And the rush as you spin from the edge"

 

Ci sono occasioni in cui il talento, l'immaginazione, la curiosità, la determinazione e persino la fortuna possono non bastare e ci si ritrova vittime delle circostanze. Bruce Dickinson riceve la diagnosi del cancro alla gola nel 2015, dopo i primi sospetti nati da ricerche su Google. La diagnosi viene inizialmente accolta con un certo determinato fatalismo: "Potrei morire, potrei sopravvivere. Ok. Nel frattempo, continuo con la mia vita; non ci sono problemi". Tutto cambia dopo poche sedute di chemioterapia. Il tragitto pranzo al pub - casa viene percorso barcollando sempre di più, fino ad essere totalmente eliminato. Le giornate si trasformano in lunghe attese sul divano davanti a serie televisive, le cui puntate sono selezionate in base alla dose di radiazioni da sopportare quel giorno: più sono intense, più la serie dev'essere interessante. I capelli diventano grigi, la barba smette di crescere. Non importa quanti stadi si riesce a riempire, quanta gente viene fatta cantare in coro, e quanto grandi sono gli aerei che si pilotano. Non importa quanto si è studiato e quanto si continua a studiare. Ad un certo punto, nemmeno la capacità di rialzarsi sembra essere sufficiente. C'è un momento nella vita di tutti, anche in quella della persona più in gamba sulla terra, in cui ci si trova costretti ad essere umani. La vulnerabilità di una malattia, qualunque essa sia, accomuna tutti; e mette empatia e affetti davanti ad ambizione e successi. Gli obiettivi si ridimensionano, e il primo problema diventa il modo in cui si arriva a fine giornata. Bruce esce vincitore dalla sua battaglia stanco e visibilmente invecchiato. Quella contro il cancro è considerata da lui stesso l'ultima e definitiva vittoria: la chiusura del libro, e l'inizio di un nuovo capitolo, più leggero e meno pretenzioso.

 

L'ultima caduta è seguita dall'ultimo successo definitivo: la vittoria della vita sulla morte, dell'amore sull'ambizione, dell'umanità sulla gloria.




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