Black Sabbath - Sabotage: Super Deluxe Edition
Lo splendido canto del cigno dei Black Sabbath degli anni '70


Articolo a cura di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 13/06/21
Prende corpo in un periodo turbolento "Sabotage", sesta release sulla lunga distanza dei Black Sabbath, incisa a Londra nel 1975 e pubblicata nel luglio dello stesso anno. Il progetto non sembrava nascere sotto una buona stella, tra il massiccio uso di alcol, cocaina e LSD da parte della band e il contenzioso legale con l'ex manager Patrick Meehan. Soprattutto il rapporto burrascoso con quest'ultimo, colpevole di aver sabotato, economicamente e moralmente, il gruppo - da qui il titolo dell'album -, contribuì a rendere molto teso il clima generale, distesosi poi pian piano grazie all'arrivo del nuovo e potente manager Don Arden.
 
Nonostante l'enorme stress accumulato, il quartetto di Birmingham riuscì a compattarsi in studio, portando a livelli massimi il discorso sperimentale intrapreso con "Vol. 4" (1972) e "Sabbath Bloody Sabbath" (1973), tanto che a quasi mezzo secolo dalla sua uscita, il disco fa ancora discutere, e molto, addetti ai lavori e non. Da un lato Tony Iommi, per la prima volta nelle mansioni di produttore, cerca soluzioni innovative, a tratti bizzarre, utilizza, senza possederne la competenza, strumenti classici, esercita una pignoleria al limite del patologico; dall'altra Ozzy mette a dura prova la capacità delle proprie corde vocali, conducendole attraverso territori mai raggiunti in precedenza. Nel mezzo, alla sezione ritmica di Billy Ward e Geezler Butler viene demandato il compito di intrappolare in una cortina claustrofobica e oscura di stampo hard'n'heavy sintetizzatori e atmosfere psichedeliche. Ne emerge un full-length cesellato nei minimi particolari, versatile e moderno, dai costi elevati e dai tempi biblici di realizzazione, condito da un artwork "maledetto" e da qualche passaggio progressive che risente dell'esplosione coeva del genere.
 
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Nel cofanetto della Super Deluxe Edition del long playing, divulgata da Rhino Music, i curatori, oltre a evitare saggiamente di includere outtakes e demo dalla consistenza approssimativa, propongono agli appassionati un paio di pepite davvero succulente. In primis, un'edizione rimasterizzata dell'opus che, malgrado non mostri grosse differente rispetto alla pulizia effettuata nel 2009, brilla per equilibrio e devozione all'originale, compresa la conservazione di un'ineliminabile - e affascinante - rumore di fondo. Il restyling permette di assaporare appieno la grandezza di tracce per nulla corrose dallo scorrere dei lustri, dalla nodosa e massiccia "Hole In The Sky" alle imponenti "Megalomania" e "The Writ", dal bipolarismo di "Symptom Of The Universe", con il suo celebre riff proto-thrash iniziale e una chiusura di marca shuffle, a una "Supertzar" completamente strumentale e supportata dalla presenza del London Philarmonic Choir, sino alla pazza leggerezza di "Am I Going Insane (Radio)", di cui viene inclusa anche la versione per il mercato giapponese.
 
La seconda gemma dello scrigno riguarda un doppio live (triplo per gli amanti del vinile) che immortala lo show tenuto alla Convention Hall di Asbury Park, nel New Jersey, il cinque agosto del '75, una settimana dopo il rilascio del platter. Una registrazione di qualità, in grado di sbaragliare la concorrenza del bootleg della medesima performance; a ciò occorre aggiungere la presenza di una setlist antologica altamente significativa, nella quale, accanto alle solite "War Pigs" e "Paranoid" e alle meno scontate "Sabbra Cadabra" e "Spiral Architect", compaiono alcune canzoni provenienti da "Sabotage" e non più riproposte on stage vista la difficoltà di Osbourne a riprodurre le prodezze ottenute in sala di registrazione. Un box, dunque, che fotografa al meglio un momento importante della carriera dei Black Sabbath, che da lì in poi imboccheranno una china discendente riscattata dall'innesto di Ronnie James Dio. Impareggiabili, sempre e comunque.



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