Ciao Adam, benvenuto su Spaziorock! Come va?

Va alla grande, grazie!

Iniziamo subito dal nuovo album dei Saint Asonia, “Flawed Design”. Cosa rappresenta per te questo disco?

Rappresenta questi ultimi anni della mia vita, le diverse situazioni che ho vissuto, è un disco veramente personale. Parla molto di me, quindi significa molto per me. Il primo disco invece era semplicemente una collezione di riff e di canzoni che avevamo scritto negli anni ed è stato abbastanza veloce da creare, nonostante fossero accadute diverse cose a quei tempi.

Quest’anno band come Korn, Slipknot e Papa Roach hanno pubblicato un disco e ora è il tuo turno. Possiamo dire che quest’anno rappresenta una sorta di rinascita per il movimento alternative metal, sei d’accordo?

Sì, direi di sì. Non penso che ci sia solo un punto di vista al riguardo, però d’altra parte il rock e il metal ci sono sempre stati dopotutto, quindi non è così facile da dire.

Questa sarà l’unica domanda riguardo ai Three Days Grace. Quali sono le principali differenze tra lavorare con i Saint Asonia e con i Three Days Grace?

Il processo di scrittura e di registrazione onestamente è molto simile. Sai, con i Saint Asonia forse la mia creatività ha più spazio, prima (con i Three Days Grace NdR) non tutti erano coinvolti nella composizione del disco ed è fantastico avere tutti i componenti della band che contribuiscono. Quelle persone ovviamente diventano parte della tua famiglia, ti accompagnano in ciò che fai. Ad un certo punto però ci sono state troppe divergenze ed è diventato quasi malsano. Penso sia stato questo… però sì, il processo di scrittura è molto simile, non è affatto diverso.

Innanzitutto abbiamo ascoltato i vostri nuovi singoli, “The Haunted” e “Beast”. Sono potenti ma molto catchy allo stesso tempo, rappresentano il sound del disco in modo completo a tuo avviso?

Sì, circa. Ci sono molti suoni diversi, abbiamo collaborato con un sacco di gente, abbiamo collaborato con Justin degli Starset per esempio… ci sono un paio di canzoni che trasmettono cose diverse, suoni diversi, quindi per questo non so se si possa esattamente dire che siano rappresentative dell’intero disco, perché ci sono canzoni molto diverse e queste sono solo due.

Nella canzone “The Hunted” avete collaborato con Sully Erna dei Godsmack, come è stato lavorare con lui?

Allora, è un gran cantautore, un grande chitarrista, un ottimo performer e un bravissimo ragazzo (ride, NdR). Abbiamo iniziato a lavorare a questa canzone anni fa per la colonna sonora di un film ma non è finita all’interno di quel film alla fine, quindi l’avevamo messa da parte e l’abbiamo rivisitata per questo disco, ci siamo scambiati qualche tweet e lui era d’accordo.

Quale tra le canzoni di “Flawed Design” è la tua preferita e perché?

Questa è una domanda veramente difficile perché tutte le canzoni sono molto personali e trattano di tutte cose importanti per me… bene, sai direi “This August Day”. Tra tutte quelle che ci sono questa ha un’importanza speciale per la mia vita. Parla del periodo in cui è nato mio figlio, sai tratta di questa cosa molto personale, quindi “This August Day” è probabilmente una di quelle che sento più mie.

Parlando del titolo del vostro nuovo disco, perché avete scelto proprio “Flawed Design”?

Si tratta del titolo di una delle canzoni all’interno dell’album. Ho scritto “Flawed Design” pensando a tutto questa sorta di professionismo al giorno d’oggi, le persone cercano di essere sempre perfette agli occhi degli altri, soprattutto sui social e su queste piattaforme, e la canzone riguarda soprattutto questo. Cerchiamo di capire perché noi come società tentiamo di essere perfetti agli occhi altrui e quindi a noi, come band, piaceva particolarmente. Per noi ha senso che sia questa canzone a dare il nome al disco.

Parlando di concerti, suonerete in Europa quest’estate? Avete già dei piani?

Suoneremo sicuramente in qualche festival europeo e speriamo di fare un tour autunnale lì, è sicuro che verremo però prima dobbiamo finire delle cose in cui siamo immersi. Dobbiamo mettere un po’ di cose a posto, ma verremo.

Anche in Italia?

Lo spero proprio, se non ci veniamo come band, verrò in Italia da solo per degli show acustici perché ho bisogno di venirci, voglio e ho sempre voluto venire in Italia perché è un posto in cui non sono mai stato e desidero veramente visitarlo e anche il prima possibile (ride NdR).

Ho ascoltato un paio di cover che hai fatto, tra cui quella di “Breaking The Habit” dei Linkin Park. Proporrete cover in futuro con i Saint Asonia?

Dipende da di che tipo di tour si tratta. Se saremo headliner potremo fare qualche canzone in più e inserire qualche cover, mentre se apriremo ad un’altra band il nostro set sarà più corto e faremo fatica ad inserirle, anche se ci proveremo.

Siamo all’ultima domanda, parlando dei Saint Asonia, come è nata la band?

Quando nel 2013 ho lasciato i Three Days Grace, c’era Mike degli Staind che scriveva canzoni e collaborava con diversi cantanti e allora mi ha chiamato e mi ha chiesto di provare qualcosa insieme. Siamo sempre stati amici ma non abbiamo mai scritto nulla assieme. Abbiamo prenotato una camera di un hotel e abbiamo lavorato veramente bene, abbiamo composto molte cose velocemente e con facilità e così abbiamo deciso di vederci per poter capire se potevamo fare un disco. E niente, l’abbiamo fatto, avevamo più o meno 13 canzoni pronte e abbiamo pubblicato il primo disco, da qui sono nati i Saint Asonia.

Grazie mille Adam, speriamo di rivederti presto qui su Spaziorock e dal vivo in Italia!

Grazie a voi, ci vediamo presto, buona serata!

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