Symphony X (Michael Romeo)
A quattro anni di distanza da "Paradise Lost", i Symphony X ritornano nel migliore dei modi con "Iconoclast", un album potentissimo basato sul conflittuale rapporto uomo/macchina. Per saperne di più, siamo stati raggiunti telefonicamente dal funambolico guitar hero Michael Romeo, principale compositore della band. Buona lettura. 
Articolo a cura di Stefano Risso - Pubblicata in data: 30/06/11

Domande a cura di Alessandra Leoni e Stefano Risso

 

Ciao Michael, benvenuto su SpazioRock. Cominciamo a parlare del nuovo album, “Iconoclast”. Senza troppi giri di parole: “it kicks ass!”. Sono stato davvero colpito dal disco e credo sia uno dei migliori album che abbiate mai prodotto.

Sì sono d'accordo, assolutamente d'accordo. Tutto quello che concerne il disco è grandioso, volevamo scrivere qualcosa che spaccasse, volevamo fare qualcosa di differente, donare una “machine texture” al disco, ma ci sono sempre belle melodie e ottimi ritornelli; anche la produzione ha aiutato molto per raggiungere questo risultato. Abbiamo cercato semplicemente di fare del nostro meglio.

Come posizioneresti “Iconoclast” all'interno della vostra grande carriera?

Mmm... è certamente il mio album preferito. Diciamo che questo e “Paradise Lost” sono i miei preferiti. Questo è... semplicemente migliore... suoni migliori, canzoni migliori, tutto quanto è davvero “cool”. Poi è un po' differente da quello che abbiamo fatto in precedenza. Per ogni nuovo disco cerchi sempre un nuovo approccio, un nuovo tema, e questo è diverso dai lavori scritti in precedenza. È bellissimo aver inserito degli elementi “meccanici” all'interno della musica, i riff sono molto aggressivi. Mi sono accorto subito mentre lo scrivevo, questo è il mio preferito.

Certamente una delle migliori caratteristiche di “Iconoclast” è il bilanciamento tra l'aggressività del suono e la melodia che comunque è rimasta sempre presente nel vostro sound.

Sì. Devo dire che negli ultimi album, direi a partire da “The Odyssey”, le nostre canzoni sono diventate sempre più metal. Io, come compositore, sto cercando di tornare alle mie radici musicali,  e quello che si percepisce in “The Odyssey”, in “Paradise Lost” e in quest'ultimo, è l'importanza del suono delle chitarre, l'energia che sprigionano. Volevamo produrre un disco abbastanza pesante e molto orientato verso le chitarre, ma allo stesso tempo se vuoi melodie e chorus li trovi ugualmente. Anche gli arrangiamenti sono stati fatti per avere un bilanciamento delle due parti, che fossero canzoni lunghe con arrangiamenti elaborati o brani più diretti. Credo che tutte le nuove canzoni siano davvero molto potenti.

Credo che i Symphony X siano ora al livello più alto della carriera, certamente al massimo dal punto di vista della popolarità e sul fronte label, ora che avete firmato un nuovo contratto importante. Probabilmente questa maggiore visibilità porterà più sostenitori, magari ascoltatori più giovani interessati alla vostra proposta. Cosa ti sentiresti di dire a questi nuovi potenziali fan?

Noi abbiamo fatto le cose come sempre. È un bel disco, ci sono belle parti di chitarra... Tutta la band ha dato il massimo. Le performance di tutti sono di assoluto livello... Le vocals di Russell sono eccezionali, riescono a immedesimarsi con la potenza delle chitarre... Se volete un disco aggressivo, tecnico, ma con molta melodia... Questo è tutto quello che mi sento di dire.

 

symphonyx_intervista_2011_01
 

 

Prima hai parlato di come, album dopo album, cercate sempre di fare qualcosa di nuovo. A mio parere con gli ultimi tre lavori, avete cercato più che altro di migliorare il vostro trademark. Non voglio dire che siano dischi tutti uguali, ma la sensazione è quella, di un continuo miglioramento. Ti chiedo, per una band che ormai è arrivata all'ottavo album in carriera, è più difficile migliorarsi o reinventarsi nuovamente? Capisci cosa voglio dire?

Capisco perfettamente. Penso sia più difficile andare alla ricerca di nuovi riff, di nuove idee. Ma quello che abbiamo fatto noi è stato un processo naturale, come se le idee arrivassero fluttuando in aria. Musicalmente “Iconoclast” è vicino a “The Odyssey” e “Paradise Lost”, ma alcune cose mi ricordano molto “The Divine Wings of Tragedy”, o il nostro quinto disco. Credo che ci siano tutti gli elementi che caratterizzano il nostro stile. Probabilmente abbiamo avuto un approccio differente nella produzione, nelle texture di chitarra, o in un suono differente per le tastiere e sono queste cose che rendono particolare questo disco. Volevamo fare un album molto solido dall'inizio alla fine e ci siamo concentrati principalmente su questo aspetto. Certo, le cose sono sempre più difficili col passare dei dischi, ma l'importante è caratterizzare gli album con qualche elemento particolare, in modo naturale.

Ora Michael una domanda di rito: il titolo e i testi. “Iconoclast” è un concept album?

Non esattamente. Non c'è una singola storia dall'inizio alla fine, ma tutte sono incentrate su un argomento: l'uomo contro le macchine, una continua tensione “meccanica”. Tutto è partito dalla musica, come ti ho detto prima, queste nuove texture di chitarra e questo nuovo approccio nella produzione, hanno spinto a creare l'argomento in comune. Non c'è una storia, è come se alla base dei testi ci fosse un tema comune, che ha portato alla stesura di testi un po' più futuristici, sulla lotta tra l'uomo e le macchine, non come in Terminator, ma con un approccio un po' più epico e fantasy... Tutto quello che riguarda le macchine e la tecnologia. I brani sono quindi un po' più realistici, riguardano aspetti come ad esempio il modo con cui ci approcciamo con gli altri, con tutti i nostri gadget. I computer e le macchine stanno dominando sulla nostra vita e anche la cover rispecchia questo concetto. Quindi niente concept, ma un tema comune.

Ora vorrei soffermarmi brevemente sul tuo lavoro di chitarra in “Iconoclast”. Veramente spaventoso! Credo che tu sia uno dei migliori chitarristi in attività, un guitar hero, però credo anche che tu sia troppo sottovalutato. Non mi riferisco ai fan o a chi ascolta la tua musica, ma ai media o all'impressione generale della gente. Insomma si sentono sempre nominare i soliti nomi di grandi chirarristi... Vai, Petrucci ecc.. Ma mai Romeo. Ti sei mai chiesto il perchè?

Ah... non lo so. Forse per alcuni lo sono, per altri non lo sono. Non lo so... Non ho una risposta per questo.

Davvero strano. Basterebbe solo la tua prestazione in “Iconoclast” per far capire alla gente quanto sia fenomenale Michael Romeo... I media sono strani ahaha!

Sì, probabilmente tutto deriva dalle poche attenzioni che suscitavamo con la nostra label precedente. Ora con la Nuclear Blast abbiamo certamente più visibilità e attenzione e spero che questo cambi le cose... Per quanto riguarda il mondo della chitarra, tutti i grandi chitarristi sono in battaglia tra di loro e questo per me è davvero fico.

symphonyx_intervista_2011_03Quindi deduco che la scelta di legarvi alla Nuclear Blast vi soddisfa completamente.

Assolutamente. Volevamo trovare una nuova label appena abbiamo cominciato a scrivere il nuovo album. La InsideOut stava facendo dei cambiamenti, è successo qualcosa a livello economico, così abbiamo tenuto gli occhi aperti alle varie offerte e abbiamo deciso che era arrivato il momento di accettare la grande offerta della Nuclear Blast. È una label che lavora a stretto contatto con le band, ha una grande reputazione, moltissime grandi band sono con la Nuclear Blast. Insomma, dovevamo trovare un contratto migliore di quello che avevamo.

Sicuramente adesso dovreste riuscire a togliervi tutte le soddisfazioni che meritate. Ad esempio la prima volta che vi ho visto in concerto, nel 2007 se non sbaglio, eravate di supporto ai Dream Theater. Sono rimasto molto stupito nel vedervi esibire per poco tempo, se no ricordo male poco più di mezz'ora., su una piccola porzione di palco, senza avere a disposizione luci o effetti visivi particolari. Eppure “Paradise Lost” era un grande album da supportare in concerto. Capisci il mio disappunto?

Sì capisco. Abbiamo preso quello che ci hanno dato. Ok era il tour dei Dream Theater... Le cose sono andate così. Sì ok, avevamo poco tempo, non avevamo luci, però abbiamo cercato di non pensarci e di fare del nostro meglio.

Beh, meglio suonare poco, ma davanti a migliaia di persone ogni sera.

Esatto, ma al di là di questo è stato davvero un ottimo tour.

E per quanto riguarda il tour che avete appena concluso coi Nevermore? La data di Milano è stata fantastica...

Il Power Of Metal 2011 coi Nevermore, Psychotic Waltz, Mercenary e Thaurorod. Sì molto bene. C'erano stili differenti, ma la line-up era ottima. Non incontravamo i Nevermore da anni, siamo molto amici di quei ragazzi ed è stato bello viaggiare e suonare insieme.

A proposito dei Nevermore, saprai certamente che Jeff Loomis e Van Williams hanno da poco lasciato la band. C'era qualche segnale già durante il tour? Ti sei accorto di qualcosa o è stata una sorpresa come per tutti noi?

Sì, si poteva vedere un po' di tensione tra di loro. Dovevamo fare anche un tour negli Stati Uniti con loro, ma già alla fine del Power of Metal c'era qualcosa che non andava tra di loro. Non promettevano nulla di buono. Ce lo aspettavamo, ma è stata comunque una brutta sorpresa.

Tornando ai Symphony X, certamente i tuoi compagni non si arrabbieranno con me se affermo che le due colonne portanti della band siete tu e Russell. Come sono i rapporti con gli altri componenti della formazione? Come sono le interazioni tra di voi? Vi comportate come leader o lavorate tutti insieme?

Gli album più vecchi erano forse frutto di un lavoro più corale, con gli ultimi, specialmente “Iconoclast”, abbiamo dato più attenzione alla chitarre. Quindi per la scrittura mi prendo qualche mese per lavorarci su, produrre dei demo e trovare la direzione del disco. Una volta fatti i demo e gli mp3, li condivido coi ragazzi e gli chiedo se vorrebbero portare dei cambiamenti. Questo metodo funziona per noi, non stiamo troppo tempo in sala prove... Abbiamo già la base pronta della canzone e cominciamo a registrare. Per quanto riguarda le lyrics invece, passiamo un paio di settimane insieme a scambiarci idee, in modo da svilupparli al meglio. L'idea alla base del brano e gli arrangiamenti sono molto vicini al risultato finale, tutto si svolge abbastanza in fretta, ma è anche bello quando qualcuno inserisce una propria idea o cambia qualcosa.

 

symphonyx_intervista_2011_02
 

 

Ok, quindi la line-up è solida. Non avete certo bisogno di fare un reality show per scegliere un nuovo membro... Capisci cosa intendo? Ahaha!

Sì... No, noi siamo tutti molto amici, ci rafforziamo col passare del tempo e alla base di tutto c'è la fiducia. I ragazzi credono moltissimo nel mio lavoro, e siamo insieme da così tanto tempo che ci capiamo benissimo, bastano solo poche parole tra noi... “Guarda potresti fare in questo modo...” “Come così?”, “Esatto!”... Sembra un modo strano di lavorare, ma per noi funziona.

Mi stavo riferendo al teatrino per la scelta di Mike Mangini come nuovo batterista dei Dream Theater. Credo che voi non abbiate bisogno di video del genere su YouTube, basta la vostra musica a parlare per voi.

Sì, se dovessi cambiare un membro sarà una decisione privata. Non dobbiamo provare niente o condividere niente. Se dovesse capitare a noi andremo dritti per la nostra strada con l'idea di fare il miglior disco possibile, senza pensare ad altro.

Ok, verrete a trovarci per supportare “Iconoclast”?

Mmm... Abbiamo in programma un tour in America e Sud America prossimamente. Dovremo poi fermarci per provare insieme il nuovo materiale, una volta pronti cominceremo il tour di supporto a “Iconoclast”, credo che torneremo in Europa in settembre/ottobre. Ma abbiamo molto posti da visitare... America, Australia, Asia... Cercheremo di mantenerci occupati.

Bene Michael, siamo arrivati alla fine, ti ringrazio molto. Come al solito lascio a te la chiusura per tutti i nostri lettori e i tuoi fan.

Un grosso ringraziamento a tutti i fan, ci abbiamo messo un po' per scrivere questo disco e li ringrazio per la pazienza. Spero davvero che apprezzino “Iconoclast”, abbiamo passato momento splendidi durante la lavorazione dell'album, penso che sia il nostro miglior lavoro di tutti i tempi, amo ogni singola canzone e spero che anche voi lo amiate nella stessa misura. Ci vediamo in autunno in tour!




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool