Rats (Wilko Zanni)
Dopo diciotto anni un nuovo album dei Rats: "Siete in attesa di essere collegati con l'inferno desiderato". Abbiamo raggiunto Wilko per parlare della sua storica band del rock italiano, quel genere che per lui "forse non è mai esistito".
Articolo a cura di Alberto Battaglia - Pubblicata in data: 12/05/13

Ciao Wilko! Allora, dopo una pausa di 18 anni e un Ep l'anno scorso avete composto e registrato questo nuovo album in pochissimo tempo, con quale spirito vi siete messi all'opera?


Diciamo con la consapevolezza di aver qualcosa da dire. In genere, per come scrivo canzoni io, tratto di cose non troppo distanti da quella che è la mia vita personale: siccome negli ultimi due anni la mia vita a subito parecchi cambiamenti ho trovato che fosse proprio il momento giusto per scrivere. Del resto quello è un modo per esorcizzare i demoni che ognuno ha dentro di sé, io ho colto quest'occasione per togliermi un po' di impurità che avevo. Abbiamo poi pensato che questo materiale potesse piacere quelli che ci hanno sempre seguito, ma anche a persone che non ci conoscevano, così è nato l'album.


Hai parlato di avvenimenti della tua vita personale che si sono riversati nelle canzoni, ma "l'inferno desiderato" di cui si parla nel titolo dell'album lo consideri un inferno interiore o esteriore?


Si riferisce a qualcosa di interiore, ma spesse volte a livello inconscio. Noi spesso abbiamo l'illusione di rincorrere qualcosa, ma in realtà perde tempo, specie in questa era in cui ritengo ci sia molta dispersione in vari campi, molta staticità. Mi riferisco quindi a una perdità di idee precise da parte delle persone. Una canzone che è palesemente riferita a questo argomento è "Mayday", che apre il disco.


A proposito di questa era, vedi il rock italiano in miglior salute oggi o come quando l'avete lasciato?


Il rock italiano l'ho sempre ritenuto un po'inesistente. E' come dire il "melodramma giapponese". E' innegabile che il rock è un campo in cui riescono molto meglio inglesi o americani. Noi da parte nostra abbiamo sempre fatto ciò che ci piaceva, ciò che era più vicino alla nostra sensibilità, nonostante le esigenze commerciali avute quando lavoravamo per una major. Quando il rock italiano fu istituzionalizzato all'inizio degli anni Novanta dalle major e quando le band che lo meritavano ottennero il loro contratto con una di queste etichette discografiche la musica perse inevitabilmente il suo lato più viscerale. Quando lavori con una major arriva sempre l'omino che ti dice "abbassa le chitarre, alza la voce" o "cambia questa parola che magari la casalinga di Voghera non apprezza molto". Quindi il rock italiano forse non è mai esistito, ma di certo non è esiste adesso: ormai è relegato in una riserva più che altro mentale.


Il vostro album è stato mixato con processori completamente valvolari, per dare un gusto più analogico al suono; questo elemento unito alle tue dichiarazioni molto polemiche verso le persone che si isolano nel proprio smartphone e non comunicano mi fanno pensare che tu non abbia un buon rapporto con la tecnologia...


No no! Sono un fanatico della tecnologia, ma allo stesso tempo sono molto critico rispetto all'uso che se ne fa. Non è possibile, per esempio, entrare in un ristorante il venerdì sera e vedere al tavolo otto persone non proprio giovanissime che non parlano fra loro ma sono attaccate al proprio telefonino; sarò retrogrado, ma sono ancora molto legato al rapporto vero fra le persone.


E in quanto a musica rimpiangi il suono analogico?


Quello sì, tantissimo. Infatti a casa ascolto ancora i vinili, è una sorta di rito: metti il disco sul piatto, appoggi la puntina, lo ascolti.


Una delle canzoni che del vostro disco rimane più persistente nella memoria è "Superman vs Baudelaire" foss'anche solo per l'immagine sopra le righe che crea. Com'è nata?


Parliamo proprio di tecnologia. Io sono un grande frequentatore di forum per vedere cosa pensa la gente di argomenti particolari, perché mi piace calarmi in diversi punti di vista. Una volta mi sono imbattuto in una discussione in cui alcune ragazze dissertavano sulla figura del palestrato: c'erano quelle che si sentivano più stimolate da un uomo non molto intelligente ma ben dotato fisicamente e quelle che provavano le stesse cose con uomini meno prestanti ma più ricchi di sensibilità interiore. L'idea della canzone voleva essere provocatoria fin dal titolo, volevo che ricordasse certi B-movie come "Maciste contro i Pigmei", "Thor contro gli UFO"; la canzone nasce proprio tra la battaglia ideale fra muscoli e cervello, da non prendere molto sul serio.


I Rats possono dirsi solidamente tornati?


Viviamo in un'epoca in cui di solido non c'è nulla. Siamo guardinghi, attendiamo quello che questo disco vorra concederci.


Immagino non vediate l'ora di suonarlo dal vivo, lo vedrei molto bene a contatto con la gente..


Certo, è sempre stata la nostra dimensione ideale da quando suoniamo.


Siamo giunti al termine, vuoi lasciare un messaggio ai nostri lettori?


Dall'alto dei miei quasi cinquant'anni mi sento di poter fare un'appello in favore dell'empatia: cercate di mettervi prima nei panni degli altri piuttosto che nei vostri. In genere questo può cambiare un po' la visione della vita e spesso in meglio.




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