Deryck Whibley sta molto bene (Sum 41)

Curiosità, devozione, ricordi, pogo. Sono tante le motivazioni che quest’anno hanno spinto centomila persone alle cinque del pomeriggio sotto il Main Stage di Sziget per riabbracciare i Sum 41.

 

Brownsound e Cone più in forma che mai ci invitano in backstage, Deryck Whibley ha voglia di parlare e noi di fargli qualche domanda. C’è un disco in uscita, una nuova etichetta, due tour in corso, un revival mondiale del Punk Rock che ha fatto storia. I Sum 41 sono tornati, con un record da conquistare.

Articolo a cura di Francesco De Sandre - Pubblicata in data: 15/08/16

Prima di tutto, come stai?

 

Sto benissimo, mi sono appena svegliato! Tutto sotto controllo, pronto per una nuova avventura.

 

Seconda volta per voi a Sziget, come la vedi? È un momento importante per voi e non potevate mancare a questo festival.

 

Si certo, siamo eccitati, è un po' come se fosse una prima volta. Il palco è più grande del 2012, sarà uno show breve, dopotutto è un festival, ma intenso.

 

Questo è il vostro tour di ritorno e lo avete chiamato "Don't Call It a Sum-Back Tour".

 

Sì, è divertente. Vedi prima dell'inizio del tour eravamo davvero sotto pressione. Entusiasti, ovviamente, ma tutti si aspettano sempre il meglio da noi. Volevamo semplicemente abbassare la tensione, per i siti e i giornali sembra il ritorno del secolo, invece è molto più semplice, è solo un altro disco e lo promuoviamo quest'estate e poi andremo avanti a fare un sacco di concerti.

 

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Com'è essere di nuovo on the road tutti insieme?

 

Questo è meraviglioso, è ciò di cui tutti avevamo bisogno. È tornato Brownsound e oltre a tutto lo spasso c'è più tranquillità sul palco, specie per quanto mi riguarda. La sua chitarra mi lascia più spazio per scherzare e per concentrarmi. Una garanzia. Mi sembra anche che suoniamo meglio adesso, e il pubblico ci dà ragione.

 

Arriva il momento di parlare del nuovo album, 13 Voices. C'è la firma con Hopeless Records, assieme a Fearless una delle etichette più potenti del momento. Il cambio di label è epocale, ti chiedo se sono stati loro a scegliere voi, voi a scegliere loro, e se avete preso in considerazione altre etichette?

 

Questo sì, ma Hopeless alla fine si è rivelata la scelta migliore. Li abbiamo voluti noi, ma si è creata da subito, anzi dalla fine delle registrazioni, una complicità. Merito loro senz'altro, dato il gran lavoro degli ultimi anni. Abbiamo finito di registrare e poi abbiamo sottoposto l'album a una serie di persone. Abbiamo notato che Hopeless crede molto nella propria crescita solo se affiancata alla cura delle proprie band, eravamo tutti d'accordo e non posso che essere felice di questa scelta.

 

Uscirà in ottobre, ce lo descrivi?

 

È molto personale. È aggressivo, veloce, piacerà molto ai vecchi fan. Stilisticamente lo collocherei tra Chuck e Screaming Bloody Murder. Mi sono arrangiato, come si dice, ho scritto tutti i testi e le canzoni sono sia felici che introspettive, parlano di me, di imparare a ricominciare, a fare le cose per la prima volta di nuovo. C'è l'uscita dal mio brutto periodo dell'anno scorso, ma è un album ottimista, che sorride. Credo che sia un importante punto di transito per me come artista e come uomo. Ne avevo bisogno.

 

Suonate qualche estratto nei live di quest'estate?

 

Solo Fake My Own Death, la piazziamo all'inizio. È il singolo del nostro ritorno, ma il tour estivo è fatto per riappropriarci dei nostri fan, suoniamo praticamente tutti i singoli. Poi più avanti faremo sentire nuovi brani, ma intanto attendiamo che l'album esca. Per ora il pubblico è anche troppo gasato.

 

Con questo nuovo album, quali sono i prossimi obiettivi della band?

 

Partendo dal presupposto che amiamo ciò che facciamo, questo e il prossimo anno vorremmo, ma non credo ce la faremo, fare il nostro record personale di concerti. Questo album è una grande occasione, vogliamo espanderci ed arrivare a quel pubblico a cui non siamo ancora arrivati. Piacciamo agli amanti del Metal e a quelli del Pop, chissà dove arriveremo.

 

Domanda da specialista: ci sono i Sum41, i Good Charlotte, i Blink182, i Green Day, tutti nel 2016, tutti che ritornano con un nuovo album dopo periodi chiaroscuri. Non è una barzelletta ma la realtà, stiamo assistendo al ripetersi di un'epoca?

 

Bel tentativo, ma anche in questo caso rimarrei sulla semplicità. C'è molto hype attorno alla nostra scena ma se ci rifletti è solo una coincidenza, abbiamo iniziato più o meno nello stesso periodo e adesso siamo arrivati ad un rispettivo nuovo album. Certo questa specie di concorrenza mi lusinga, significa che il mondo ha ancora bisogno di noi. La squadra è forte e ci sono molti nuovi gruppi che ci stanno alle costole. La vecchia guardia resiste.

 

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Tra poco partirete per il tour in USA e Canada con As It Is e Senses Fail, forse ti riferisci proprio a loro.

 

Ad esempio sì, nonostante i Senses Fail siano in giro da un po'. Credo che sia una line up completa, ci siamo noi, loro e gli As It Is che come esordienti sono davvero promettenti. È un esempio genuino di Punk Rock che gira l'America. Il nostro tentativo di record parte da lì.

 

Quest'anno avete partecipato al Vans Warped Tour, solitamente un trampolino di lancio per nuove proposte. Sapete che il tour ha attraversato 41 città? Com'è andata?

 

*Ride* Non lo sapevo, è stata un'esperienza meravigliosa, parte del concetto che ti spiegavo prima, tornare a fare le cose per la prima volta. Ricordo che nelle nostre date c'era un caldo allucinante, una folla micidiale, abbiamo tenuto una media di diecimila persone a data, abbiamo cercato di dare il meglio con show energici, nonostante la temperatura.

 

Tra pochi giorni arrivate a Milano, ti chiedo di lasciare un messaggio ai fan italiani.

 

Siamo sorpresi e grati ai fan italiani perché la data a Milano sta raccogliendo una partecipazione che non ci saremmo mai aspettati. A differenza degli altri in Europa, quello sarà uno show completo, la data è nostra, possiamo suonare più a lungo, più forte, non mancherà nulla, promesso.




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