Loreena McKennitt (Storie d'anime perdute in perenne viaggio)
Quando un'artista del calibro di Loreena McKennitt torna sulle scene, siamo di fronte a qualcosa che va ben oltre l'uscita di un nuovo disco: se fino ad oggi la carriera della McKennitt è stata scandita dalla voglia di ripercorere i sentieri della civiltà celtica, a guidare il suo ritorno oggi c'è una sana e genuina ispirazione. "Lost Souls" (in uscita l'11 maggio) ci riconsegna un'artista all'altezza dei suoi trascorsi di inizio anni '90.
 

Articolo a cura di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 06/05/18
Ciao Loreena, lasciami dire che è un grande emozione poter parlare con te, un sogno che diventa realtà. Ti seguo sin dagli anni '90 e da allora molte cose sono cambiate...
 
E' una cosa naturale, il mondo è in costante cambiamento nel corso dei secoli, e di recente cambia così velocemente che condiziona persino la vita di tutti i giorni...
 
Anche il mondo è cambiato molto soprattutto dal 2006, anno in cui hai pubblicato il tuo ultimo disco di inediti. Cosa ti ha spinto a pubblicare questa nuova raccolta dopo tutto questo tempo?
 
Quattro anni fa ho fatto un viaggio nel Nord dell'India, precisamente nella regione di Rajahstan, per cercare quello che pensavo essere il nuovo capitolo, anche musicale, nella storia dei Celti, ma mi sono accorta che ci sarebbe voluto più tempo di quanto mi aspettassi. Ho un manager, uno staff, una famiglia, non avrei potuto dedicare tutto quel tempo all'operazione, per come è strutturata la mia vita oggi. Avevo comunque già pronte circa cinque canzoni tutte risalenti ad alcuni anni fa, che non mi soddisfacevano nella loro vecchia veste. Proposi al mio team di lavorarci su, aggiungendo qualche altro pezzo inedito per completare l'opera. Questo non è un altro disco incentrato sui Celti, ma qualcosa di completamente diverso. "Lost Souls" è nato così, un gruppo di canzoni risale al mio passato, altre sono state aggiunte per l'occasione.
 
 
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La mia impressione è che su "Lost Souls" prevalgano melodie non dico pop, ma diciamo catchy... mi pare che ve ne siano più che in passato. E' quello che ti eri prefissata in qualche modo?
 
Non credo di avere una particolare dote nel comporre canzoni catchy. Al pari di altri artisti, la mia aspettativa è di rendere la mia musica in qualche modo attraente per chi mi ascolta. La mia creatività è rivolta soprattutto ai soggetti delle mie canzoni, la musica è solo un complemento di queste tematiche, un modo per canalizzare i sentimenti. Forse qualche traccia sul disco con un approccio più melodico c'è, penso a "Spanish Guitar And Night Plazas" ma soprattutto a "A Hundred Wishes", le scrissi entrambe all'epoca di "The Visit" e hanno un feeling che potremmo definire più mainstream, ma non era certo lo spirito di "The Visit", più orientato senz'altro alla musica celtica. C'è anche "Ages Past, Ages Hence", che ho scritto all'incirca nel '98, sono sempre stata affascinata dal culto degli alberi presente presso le popolazioni celtiche, anzi, ritengo che molte delle risposte che cerchiamo si trovino proprio in quel mondo... quando ho composto quel pezzo vivevo in un altro posto rispetto ad oggi e la mia scrivania affacciava proprio su un'area ricca di vegetazione. Molti di quegli alberi erano centenari, hanno visto intere generazioni andare a venire e sono in qualche modo testimoni della nostra esistenza. Non l'ho scritta necessariamente per suonare catchy, ma è nata in modo del tutto naturale.
 
La canzone che dà il titolo al disco è ispirata al libro di Ronald Wright "A Short History of Progress", che tratta tematiche legate alla contemporaneità. In che modo sei stata ispirata dall'opera? 

Ho letto il libro due anni fa e raccoglie una serie di interventi che Mr. Wright ha tenuto presso la Canadian Broadcasting Corporation (il servizio pubblico radiotelevisivo canadese, ndr). L'ho trovato interessante da un punto di vista antropologico. Egli nel libro esamina l'evoluzione di alcune civiltà decadute attraverso una sorta di scatola nera, evidenziando il loro rapporto con il progresso tecnologico, passando per la scoperta del nuovo mondo. Parla anche della corsa agli armamenti come si è sviluppata nel corso dei secoli, dal coltello, alla spada, fino ad arrivare alle armi nucleari, risultato del troppo progresso. Con l'avvento della rivoluzione industriale l'umanità è diventata ossessionata dal progresso tecnologico, per cui, dice Wright, diventa fondamentale conciliare il progresso tecnologico con l'etica. Quando guardo all'evoluzione del mondo contemporaneo, penso alla new economy, ai social media e cose del genere, mi accorgo che necessitiamo di una nuova definizione di progresso e di trovare una dimensione etica al progresso tecnologico. Abbiamo bisogno di una vera capacità di connessione fra esseri umani, più che dell'ennesima forma di intelligenza artificiale.
 
Mi ha colpito molto il contenuto di "Breaking Of The Sword". Immagino sia correlata col tuo coinvolgimento con l'Aviazione Canadese...
 
c726990e770d20ae30d1a7b38510d75dSi, sono stata nominata Colonnello ad honorem per l'Aviazione Canadese, ma questo non significa che io mi sia arruolata per le Forze Armate del mio paese. Il mio è un ruolo civile ma in un certo senso di contatto, ho un rapporto stretto e di supporto con le famiglie dei militari impegnati in scenari di guerra, e ho anche il compito di facilitare una maggiore consapevolezza del ruolo delle forze armate per la cittadinanza e viceversa. L'origine del pezzo è piuttosto strana, mi fu commissionato dalle Forze Armate e mi chiesero di seguirlo per la commemorazione di una battaglia dell'ultima guerra mondiale, alcuni anni fa. Avevo questo pezzo ma non ero sicura di registrarla perché è una traccia piuttosto anomala, per di più eseguita con una vera banda militare, cosa avrebbe pensato la gente? Alla fine, l'abbiamo messa sul disco, proprio per sottolineare la particolarità di queste registrazioni, come dicevo all'inizio.
 
Hai deciso come promuoverai "Lost Souls"? Girerai ancora con un trio perfomance o altro? 
 
Abbiamo appena iniziato a sviluppare i piani per il nostro tour, l'ultima volta eravamo un trio ma adesso penso dovrò essere supportata da almeno tre o quattro musicisti, contiamo di venire in Europa un paio di volte il prossimo anno, la prima verso marzo per poi tornare in estate. Italia, Spagna, Francia... in estate è più facile esibirci nei paesi dell'area mediterranea, piuttosto che altrove.
 
Il tuo concerto più famoso è senz'altro quello dell' Alhambra. Hai mai pensato ad un'altra venue altrettanto prestigiosa e suggestiva?

Ci siamo già esibiti in diverse situazioni altrettanto suggestive, anche in Italia ricordo ad esempio il teatro greco di Taormina, un posto davvero spettacolare, quello che so è che adoro esibirmi in quei siti che sono patrimonio delle culture locali, l'Italia è piena di posti così...ce n'è una in particolare che mi ha colpito per la sua bellezza, ma non ricordo dove fosse... a Taormina mi piacerebbe tornare, comunque...
 
Che mi dici dell'Arena di Verona?
 
Sì, quella sarebbe una cornice meravigliosa... ottima idea...
 
L'Alhambra è comunque un posto unico al mondo: non è solo una fortezza o un monumento, è qualcosa di più.
 
E' uno spazio diverso da qualsiasi altra cosa, penso ai suoi giardini, alle sue decorazioni... non ha termini di paragone.
 
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Nel tuo stile possiamo individuare tre grandi famiglie musicali: folk irlandese, musica tradizionale spagnola, melodie di derivazione orientale. Ti sei mai confrontata con qualche altro genere?
 
No, mi sono sempre interessata alla musica dei Celti e questo mi ha portato a visitare i luoghi dove essi vivevano e a conoscerne le tradizioni, principalmente in Europa e in Asia Minore, grossomodo. Ci sono così tante combinazioni possibili quando si parla di creatività... ma non credo ad esempio che potrei mai suonare qualcosa di vagamente simile al jazz, sento di essere a mio agio con una musica più elementare e in un certo senso incontaminata. Ad ogni modo non credo che questa sarà la mia ultima registrazione, per cui vedremo...  
 
Da sempre trai ispirazione per la tua musica dai viaggi che hai fatto nelle regioni più remote del mondo: hai mai pensato di pubblicare un libro o una sorta di diario dei tuoi viaggi?
 
Sì, ne abbiamo parlato più volte nel corso degli anni e ci sarebbe davvero tanto materiale da pubblicare, penso ai miei diari, ai racconti di viaggio, alle tante fotografie... l'ultima volta abbiamo valutato la cosa anche da un punto di vista del business e... abbiamo capito che forse non ci sarebbe abbastanza gente interessata a un prodotto del genere (ride, ndr), in rapporto al tempo e al lavoro necessari per rendere questo materiale disponibile. Se dovessi limitarmi al piacere personale allora sì, sarebbe una gran bella cosa, anche divertente se vuoi, sai, condividere quel tipo di feeling con altre persone... è un po' come quando guardi un film, se sei da solo non è come goderselo in compagnia o parlarne con qualcuno. Condividere con gli altri è sempre un gran piacere per me.



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