
I primi ad esibirsi stasera sono i Crying Spell, formazione alternative rock di Seattle; un suono decisamente 80, ma piu’ vicino ai Cure e alla parte piu’ dark del movimento New Romantic piuttosto che agli headliners di questa sera. Seguono i californiani Icarus Line, che all’estero hanno gia’ raccolto un discreto seguito e si presentano stasera al pubblico italiano sfruttando questa prestigiosa occasione. Il magrino ma spiritato cantante Joe Cardamonesi presenta a torso nudo, determinato a scaldare un’audience lasciata appena tiepida dall’apertura dei Crying Spell; la sua trascinante presenza scenica rubata a Jagger e Iggy Pop e le graffianti sonorità hard rock finalmente danno una bella scossa a un Orion pieno zeppo, ma il piu’ bello deve ancora arrivare, la febbre sale, e quando il palco si prepara ad accogliere i Killing Joke l’eccitazione culmina e la folla romana esplode.
Entrano prima Geordie, Youth e Paul Ferguson, seguiti a breve da Jaz Coleman nella sua classica tuta mimetica. "Love Like Blood" apre le danze, e presto ogni singolo spettatore è sotto l’incantesimo dei profondi occhi scuri dell’iconico leader. Segue una scaletta di pezzi vecchi e nuovi, tutti ricevuti dal pubblico con un commovente senso di gratitudine; I fans cantano e – piu’ dietro in zona bar – ballano con la band ogni canzone, in uno stato di completa inebriante euforia. "Requiem", "European Superstate", una dopo l’altra riempiono il locale, circa venti pezzi che ci portano attraverso 90 minuti di emozioni e 25 anni di storia, per terminare con Wardance and Pandemonium: e’ quasi l’una del mattino e nessuno vuole andare a casa, mentre Jaz, Geordie, Youth e Paul lasciano il palco visibilmente compiaciuti e forse un po’ commossi. E’ penoso abbandonare un ‘gathering’ (raduno, ndr) non sapendo quanto ci sara’ da aspettare per il prossimo, ma speriamo che dopo un’accoglienza simile Roma abbia finalmente trovato un posto stabile nella mappa dei Killing Joke.