Bush - Tour 2012
04/09/12 - Circolo Degli Artisti, Roma


Articolo a cura di Andrea Mariano

Inaspettato quanto gratificante sold out al Circolo Degli Artisti di Roma per la prima delle due date italiane dei Bush. Il pubblico presente è composto perlopiù da ragazzi e ragazze che quando uscì “Sixteen Stone” probabilmente non avevano neppure compiuto dieci anni, ma non mancano comunque ultraquarantenni coetanei di Gavin Rossdale.


Tra il caldo della sala predisposta per l’evento ed una rinfrescante e rigenerante birra, ad allietare l’attesa ci pensa Max Trani dei romani Dog Byron, il quale con la sua sei corde si destreggia molto bene tra atmosfere acustiche e venature grunge, perfetto antipasto per la serata in questione. Dispiace un po’ notare che l’esibizione venga apprezzata da non più di una cinquantina di persone, dato che la maggior parte è ancora in fila per entrare o sosta nel giardino tentando di sfruttare il più possibile l’aria fresca della notte capitolina.


Terminata la performance della voce e chitarra dei Dog Byron, immediatamente i roadie compaiono sul palco per controllare che sia tutto ok. Purtroppo il check dura più del previsto a causa, apparentemente, di alcuni problemi con la chitarra di Rossdale, facendo così slittare l’inizio del concerto dalle 21:30 alle 22:10 circa. Una volta risolto tutto, dopo pochi minuti le luci si spengono e salgono sul palco uno dopo l’altro i membri dei Bush. Il pubblico si scalda immediatamente, e non appena nel locale riecheggiano gli accordi di “Machinehead” tutti iniziano a saltare e a cantare a squarciagola, scena che si ripete durante la successiva e più recente “All My Life”. L’atmosfera è bella carica, Gavin ringrazia subito per l’accoglienza calorosa ricevuta e non esita a cercare il contatto fisico col pubblico, inginocchiandosi spesso verso le prime file mentre suona la chitarra. Prima parte del concerto molto possente dal punto di vista dei decibel e della risposta del pubblico, dato che vengono suonate una dopo l’altra alcune delle canzoni più apprezzate della discografia dei Nostri: “Chemical Between Us”, “The Sound Of Winter”, “Everything Zen”, “Swallowed” creano un’atmosfera davvero festosa ed energica, ed è davvero un piacere vedere sui volti di Gavin, Chris, Corey e Robin un sorriso che si ripresenta genuinamente più e più volte nel corso della serata.


La coesione della band è assoluta e si ripercuote positivamente sulla riuscita della serata, in particolare nella creazione di un rapporto tra sopra e sotto il palco diretto, molto diretto. Molto, molto, molto diretto. Si avvicinano molto spesso verso le prime file, addirittura Rossdale in un paio di occasioni scende dal palco o si getta letteralmente sul pubblico mentre suona la chitarra. In tutto ciò, due episodi sono meritevoli di menzione: verso metà concerto dal palco il cantante chiede in italiano ai baristi di portare tre birre (“Scusate, è possibile tre Nastro Azzurro?”) e, tempo una canzone ed un’altra richiesta di birra in spagnolo (lui stesso ammette di non sapere bene l’italiano e si arrangia come può), ecco i bicchieri di birra che passano da una mano all’altra tra le persone del pubblico fino ad arrivare sul palco (dopo tre grandi sorsi Gavin ringrazierà con un “Davvero molto buona la Nastro Azzurro, complimenti!”); l’altro episodio è l’esecuzione di “Afterlife”, durante la quale Rossdale improvvisamente scende dal palco, attraversa la sala in un vero e proprio bagno di folla per poi salire sul bancone del bar continuando a cantare e a stringere le mani di chi era nelle retrovie.


Musicalmente la serata ha giovato di una prestazione dei Nostri davvero eccezionale, dove le sbavature hanno avuto uno spazio praticamente inesistente e, soprattutto, il bilanciamento degli strumenti ed il volume generale è risultato decisamente buono per tutte le quasi due ore di concerto; ci sono stati anche momenti davvero inaspettati, come l’esecuzione rispettosa di “Breathe” dei Pink Floyd ed un’ottima e carichissima “Come Together” dei The Beatles.


Chi voleva un concerto ricco d’energia non è stato deluso, chi non aveva particolari aspettative ha avuto pane per i suoi denti. Un tuffo negli anni ’90 spettacolare e soprattutto non anacronistico né velatamente patetico. Una serata che ha superato le più rosee aspettative. Il pubblico ha risposto molto bene, la band pare aver apprezzato la calorosa accoglienza. Cosa più importante, il divertimento ha viaggiato costantemente tra platea e palco, cosa non sempre scontata nelle esibizioni dal vivo di certe band.



Setlist
:

01. Machinehead
02. All My Life
03. The Chemicals Between us
04. The Sound Of Winter
05. Everything Zen
06. Swallowed
07. The Heart Of The Matter
08. PrizeFighter
09. Stand Up
10. Greedy Fly
11. Alien
12. Afterlife


Bis:
13. Little Things
14. Breathe (Pink Floyd cover)
15. Come Together (The Beatles cover)
16. Glycerine
17. Comedown




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