Bush
Man On The Run

2014, Zuma Rock Records
Rock

I Bush in stato di grazia mettono a tacere anche colleghi ben più blasonati
Recensione di Andrea Mariano - Pubblicata in data: 19/11/14

Discograficamente parlando, li avevamo lasciati sul finire del 2011, con quel “The Sea Of Memories” che ci aveva sorpreso e che nella pur patinata produzione lasciava intravedere un potenziale live di tutto rispetto,  potenziale che si è rivelato devastante e ben oltre ogni aspettativa quando un anno più tardi trovammo Gavin Rossdale e soci in forma smagliante al Circolo degli Artisti di Roma (qui il live report).

In questi ultimi mesi di un 2014 molto sorprendente nel bene (Opeth) e nel male (U2), ecco che i Bush compaiono di nuovo con “Man On The Run”, frutto di una gestazione piuttosto lunga ma che una volta tanto non è sinonimo di continui ripensamenti (le orecchie diBono e The Edge staranno fischiando piuttosto forte ora), tutt’altro: i Nostri avevano a disposizione talmente tanto materiale dal buon potenziale su cui lavorare, che hanno deciso di sfruttarlo completamente. Precisiamo tutto ciò perché abbiamo tra le mani l’edizione deluxe del disco, e come molti sapranno la band non ha mai brillato molto in fatto di bonus track. In questo caso, i brani totali presenti sono quattordici, e tutti sono di qualità sorprendente; forse qualcuno non farà gridare al miracolo, ma sempre meglio degli insensati remix in salsa elettronica o dubstep.

Già ascoltando i singoli “The Only Way Out” e “Loneliness Is A Killer” si capisce immediatamente che il lavoro al mixer di Nick Raskulinecz (già all’opera di Foo Fighters, Mastodon, Alice In Chains e Deftones) è stato formidabile, persino superiore rispetto quanto svolto da Bob Rock nel predecessore: la pulizia sonora rimane, ma questa volta le chitarre graffiano davvero, la sezione ritmica ha un tiro decisamente più organico e meglio amalgamato. Soprattutto, questa volta il disco ha nel complesso un impatto sonoro decisamente più vicino a quello che Rossdale e soci sprigionano sul palco.

Il passo in avanti non è però solo nel solo lavoro al mixer, ma è anche insito nei brani dell’album, un po’ meno “radio edit” (il che non significa che non siano orecchiabili, attenzione) e più compatti e convincenti nella struttura. Sono soprattutto i piccoli dettagli che arricchiscono le canzoni (“This House Is On Fire”, “The Golden Age”) a fare la differenza, ed anche una stessa sequenza di accordi che varia di intensità riesce a rendere sorprendentemente dinamico il tutto, senza stancare (trucchetto mutuato dai Nirvana, bisogna ammetterlo).

Il sound robusto, il lavoro eccezionale a livello di testi (introspezione, vita, e, si, ci sono anche tematiche d’amore, la storia tormentata e quella di redenzione, ma trattate con piglio non così banale) e di arrangiamenti (“Loneliness Is A Killer” è uno degli highlights) fanno di “Man On The Run” un album sorprendente, inaspettatamente e dannatamente buono, eccezionale sotto certi aspetti, e che sorprenderà anche chi non ha mai sopportato più di tanto la band di Gavin Rossdale.

Poco marketing e tanta, tantissima sostanza: i Bush sono ben lontani dall’essere una band senza più qualcosa da dire. Chapeaux dinanzi a cotanta dimostrazione di qualità.



01. Just Like My Other Sins
02. Man On The Run
03. The Only Way Out
04. The Gift
05. This House Is On Fire
06. Loneliness Is A Killer
07. Bodies In Motion
08. Broken In Paradise
09. Surrender
10. Dangerous Love

11. Eye Of The Storm

 

Bonus tracks Deluxe Edition:

12. Let Yourself Go
13. Speeding Through The Bright Lights
14. The Golden Age

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