Down - 2012 Tour
29/10/12 - Magazzini Generali, Milano


Articolo a cura di Stefano Risso
Serata particolarmente ricca quella del 29 ottobre 2012 per la città di Milano. Tre importanti eventi in contemporanea per la capitale musicale d’Italia: i The Cranberries al Forum di Assago, gli Europe all’Alcatraz e infine i Down ai Magazzini Generali. Una convergenza di date, in particolar modo quella con gli svedesi, che ha penalizzato gli americani e il proprio pubblico, dovendo fronteggiare i problemi logistici dei Magazzini Generali ormai arcinoti, raggiungendo sì il sold out (biglietto più, biglietto meno), ma a un prezzo altissimo in termini di godibilità del concerto.

In perfetto orario con la tebella di marcia, tocca ai texani Warbeast scaldare, visto il frescolino del tardo pomeriggio è proprio il caso di dirlo, il pubblico già numeroso. Corpulenti ragazzoni gli americani, tipici thrasher old school, minacciosi e borchiati, ma altresì molto simpatici e alla mano, come dimostrato nell’intervista pomeridiana (a breve sulle nostre pagine) al frontman Bruce Corbitt e del gigantesco chitarrista Scott Shelby, una sorta di Conan il Barbaro che si aggirava già ore prima dell’esibizione in canotta, bicipiti pompati e birra perennemente in mano. Warbeast legati a doppio filo con Phil Anselmo, in quanto sotto contratto con la Housecore Records, fondata proprio dall’ex Pantera. Thrasher old school nell’aspetto, thrash old school quello che esce dalle casse, quindi tanta velocità, tanta violenza, dritto per dritto senza troppe divagazioni. Band affiatata e scenograficamente ben presente sul palco, i nostri potranno certo dirsi soddisfatti dalla reazione del pubblico, che pare aver gradito la proposta, infarcita di alcuni brani inediti che compariranno nel prossimo album in uscita prossimamente.

“We are Down from New Orleans, Louisiana”

Ore 21.00. Dopo una rapidissima messa a punto degli strumenti, i protagonisti della serata fanno lentamente il loro ingresso, per ultimo Phil Anselmo, proprio di un carisma e di una presenza scenica che pochi altri frontman possono vantare. Tutta o quasi l’esibizione dei Down infatti ruoterà attorno alla figura del cantante, al netto di tutti gli eccessi e i vizi, in buona forma, l’unico con una certa libertà di movimento in grado di rallegrare (anche troppo) l’esibizione con siparietti, battute e scherzetti (la pelata di Kirk Windstein il bersaglio preferito). I Down li conosciamo bene ormai, band di sostanza, quadrata e dal gran “tiro”, musicisti abilissimi che certo non hanno bisogno di presentazioni. A parte le fisiologiche difficoltà iniziali, i suoni sono apparsi soddisfacienti, supportando un’esibizione che, a voler essere pignoli, lascia qualche perplessità. Sia chiaro, il concerto fila liscio come l’olio, con brani datati spettacolari eseguiti alla grande e nuovi pezzi (“Witchtripper”, “Open Coffins” e “Misfortune Teller”) che in sede live acquistano certamente più spessore. Lo scambio di energia tra la band e il pubblico e trai membri della band stessa è verace e intenso, come ci si attendeva e la platea asseconda di buon grado le richieste di Anselmo, moshpit circolare e altre amenità.

Tutto molto bello se non fosse che alle ore 22.00 i Down si ritirano per una breve pausa. Dal loro ritorno sul palco, l’esibizione non sarà più la stessa. Le pause tra un brano e l’altro si allungano, come le battutine tra Anselmo e i compagni (sempre Windstein il più bersagliato, prestandosi sempre senza remore), facendo diminuire non poco il ritmo della serata. Tant’è che in un paio di occasioni dal retro della sala qualcuno cominciava a reclamare la ripresa delle ostilità, il che insieme alla canonica mancanza di educazione del pubblico italiano (un continuo brusio di fondo) ha abbassato il livello della serata. Infatti i nostri invece di un finale in crescendo, si sono trascinati verso la conclusione senza colpo ferire, in una seconda parte in cui segnaliamo la “trovata” del batterista Jimmy Bower: raccolto un reggiseno lanciato dal pubblico, non ha perso tempo a indossarlo e proseguire così lo show sino alla fine, tanto che Anselmo si è lasciato scappare, ridendo, che è difficile cantare con passione e dare il meglio di sè quando ti giri e vedi un uomo in reggiseno... Anselmo appunto, certamente l’elemento che ha più sentito lo scorrere dei minuti: passato da una fase iniziale di riscaldamento, a una seconda fase buona, giungendo con le polveri bagnate nella seconda metà del concerto. Immaginate la voce che potremmo avere noi persone comuni dopo un pacchetto di sigarette, una sbronza e una notte insonne... Insomma, gli anni passano e a furia di urlare le corde vocali vanno a farsi benedire e si è sentita la differenza con Kirk Windstein (ricordiamo, frontman dei Crowbar con una lunghissima carriera alle spalle), al microfono proprio nelle ultime battute e autore di urlo bestiale (nel vero senso della parola), in possesso di uno strumento meglio curato e maggiormente potente. Esilarante il finale, con i Warbeast di nuovo sul palco, in un crescendo cacofonico conclusosi con Anselmo e il muscolosissomo Shelby intenti a simulare un incontro di wrestling. E potete immaginare chi dei due ne è uscito vincitore...

Una serata molto piacevole, seppur con qualche nota di disappunto, sperando di non dover attendere i Down ancora così a lungo.


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