Depeche Mode - The Delta Machine Tour
22/02/14 - Unopol Arena, Bologna


Articolo a cura di Francesco De Sandre

Si ringrazia Michele Techilao per la collaborazione  

 

Il ricordo dei colossali live a Roma e Milano della scorsa estate è ancora indelebile per i molti fans arrivati all'Unipol Arena, già sold out da mesi, per la terza ed ultima tappa della parentesi invernale del Delta Machine Tour. Dopo Torino e Milano, si conclude a Bologna il viaggio italiano dei Depeche Mode, forti della loro classe e della capacità ormai inequivocabile di sbancare ogni stadio o palazzetto che ospiti il proprio show.

 

Il serpentone di anime che si snoda attorno all'Arena per diverse centinaia di metri inizia ad ingrossarsi già dal primo pomeriggio, scavalcando anche qualche tenda degli inesauribili che hanno trascorso la notte ai cancelli: c'è chi chiaramente non è rimasto a casa a guardare Sanremo, chi ricorda le recenti apparizioni, chi vanta una serie notevole di performances e chi racconta nostalgicamente gli show di Rimini e di Firenze: erano gli anni ‘80, un altro mondo, in cui i Depeche Mode venivano accolti come visionari. Ora si celebrano quegli anni e la capacità di Dave e Martin di re-inventarsi stando al passo coi tempi.

 

Uno dei meriti del Delta Machine Tour è stato ed è quello di aver proposto quasi in ogni città un opening act differente: a Bologna, come al Mediolanum Forum - ma non come a Torino, dove hanno aperto i Soft Moon - tocca ai Choir Of Young Believers, formazione danese già consolidata da un SynthPop portato avanti dal 2007 molto simile a quello degli esordi di Martin Gore e compagni. Alle 19,40, con l'arena ancora in fase di riempimento, i ragazzi di Copenhagen attaccano e si distingue subito il sapiente uso del sassofono nei ritmi lenti ed avvolgenti delle tastiere che appartengono al mainstream di 30 anni fa, mentre i tecnici testano l'impianto luci. Al termine delle parti strumentali estratte da "This Is for the White in Your Eyes" e "Rhine Gold", qualche timido applauso evidenzia lo scarso feeling con l'audience in trepidante attesa. Sono le 20.20, i Choir Of Young Believers scendono dal palco e sale l'emozione per l'arrivo dei maghi inglesi. Un breve video ricorda l'impegno umanitario dei Depeche Mode con il loro progetto Charity Water, e già dalle prove si intuisce quanto facciano affidamento sui maxischermi per conferire al proprio show quella maestria spettacolare che sempre propongono.

 

Ore 21: lights off, smartphones on. Dave Gahan guadagna il centro del palco dopo una decina di volteggi sull'intro di "Welcome To My World", indossando una giacca argentata che poco dopo getterà via, scoprendo da subito un buon stato di forma sia fisica - ma questo è risaputo - sia vocale, con una "Walking In My Shoes" che scalda l'arena dopo l'esecuzione del recente singolo "Angel". Lo show è articolato in tre grandi microcosmi: la riscoperta dei classici dance, la prassi commerciale che vuole in primo piano i brani da "Delta Machine", e momenti molto intimi tra gruppo e folla in cui il protagonista assoluto è Martin. I Depeche Mode di Martin Gore raccontano della bellezza del mondo e dell'impossibilità di afferrarne la verità e la completa delizia attraverso le semiacustiche "Slow" e "Blue Dress", attimi di concretezza che valgono il prezzo del biglietto.

 

Ci sono otto tastiere on stage, che con il mixer da 5 metri posto in area tecnica al centro del parterre - e chi ci ha messo le mani sopra - hanno contribuito non poco al miglioramento dell'acustica dell'Arena, storicamente una componente inaffidabile per concerti di massima portata: ma stasera si suona Pop, seppur di un'altra epoca, e i suoni dei Synth e della batteria si diffondono davvero bene all'interno del palazzetto bolognese.

 

dmpromo_spaziorock_2014_600Dave ritorna on stage, ringrazia Martin e inizia la seconda parte dello show in cui la mobilità dell'impianto luci - dischi volanti che scendono più volte quasi all'altezza della folla - e l'affiatamento con gli stessi fans contribuiscono enormemente alla concretizzazione di uno spettacolo completo. Le canzoni più riuscite sono "Heaven", molto fedele alla versione originale, "Personal Jesus" agghiacciante per profondità e concretezza e, sul finire, "Just Can't Get Enough" senza epoca che trasforma l'Unipol nella discoteca umana che risponde ad un solo corpo: Dave Gahan. Il magico viaggio si conclude, in vero stile DM, sulle note di "Never Let Me Down Again", "non lasciarmi giù da solo", quasi un invito non andarsene, l'espressione della voglia di non scendere più dall'astronave dell'anima del concerto, dal tutt'uno in cui la musica ha trasformato la folla e il cantante.

 

Dalla data intima di Bologna emerge il fatto che esistono due demoni che animano lo show: ci sono quindi i Depeche Mode di Gahan, esplosivi, colorati, sinuosi e provocanti - come le movenze dello stesso Dave, 51 anni e non sentirli - e quelli più ideologici, più intensi e appassionati, quelli di Martin: il frontman nell'ombra, il fabbro silenzioso di tanti singoli ed emozioni. Anche Andy, mascherato dai classici occhiali da sole, si diverte incitando la folla e contribuendo alla sostanza sonora con qualche assolo isolato. La band ha complessivamente evidenziato un ottimo stato di forma attraverso uno show intelligente che per forza di cose ha escluso pezzi come "Should Be Higher", performata in molte altre date, a favore della sorprendente "Black Celebration" - così tetra, nel concerto per un album luminoso - ma che accontenta tutti, specialmente i fans storici.

 

Finirà a Mosca il Delta Machine Tour: iniziato a Maggio 2013, ha attraversato tutto il mondo per il piacere dell'Europa più che degli States, ma a vedere l'entusiasmo di Gahan e la compattezza della formazione, l'impressione che i Depeche Mode possano prendersi una pausa dall'attività live è davvero poco credibile: a Bologna la band conferma la propria leadership assoluta nell'ambiente Neo-New Wave, e dopo un anno reso magico da un disco magistrale e da tanti concerti altrettanto seducenti, un sincero complimento è d'obbligo.


Scaletta:

 

Welcome to My World
Angel
Walking in My Shoes
Precious
Black Celebration
In Your Room
Policy of Truth
Slow
Blue Dress
Heaven
Behind the Wheel
A Pain That I'm Used To
A Question of Time
Enjoy the Silence
Personal Jesus


Judas
Halo
Just Can't Get Enough
I Feel You
Never Let Me Down Again




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