È il 21 novembre 2014 e il parcheggio del Live Club di Trezzo sull’Adda (MI) è completamente pieno. Questo lascia subito intendere che c’è in programma qualcosa di decisamente grosso: il ritorno dei Mr. Big in Italia. Ultimamente i singoli membri della band sono stati molto presenti nel nostro Paese, ma con i loro progetti solisti o in tour con altri artisti (basti pensare alle clinic di “Paulo Gilberto”, come lo chiamerà più tardi Eric Martin sul palco del Live Club).
Sono stati Simone Pirola & The Black Phoenix, stavolta con formazione dimezzata, ad aprire la serata. Un duo decisamente energico tra fraseggi blues e ritmiche country, voce melodica ma graffiante quando serve. Ottimo aperitivo per stuzzicare quello che sarebbe arrivato più tardi come portata principale.
I quattro non si sono fatti aspettare molto, tra cui Matt Starr, degno sostituto alla batteria di Pat Torpey a causa della sua malattia.
La carica inizia sin da subito: la band di Los Angeles vuole iniziare subito in grande, e la scelta non poteva che ricadere su “Daddy, Brother, Lover, Little Boy”. Purtroppo manca qualcosa al suono, qualche problema tra volumi ed equalizzazione, ma solo un dettaglio che si risolverà nel giro di poco, grazie all’ottima competenza del tecnico del suono. Tuttavia davanti ci sono i Mr. Big e tutti hanno il proprio smartphone in mano, impazienti di portare a casa il ricordo dell’ennesima “trapanata” di Mr. Gilbert nell’assolo del primo pezzo della serata.
Pat Torpey non può restare nascosto e sale anche lui sul palco, pronto e carico a supportare al meglio gli amici di una vita, accolto con grande emozione e supporto da tutto il pubblico, anche se non è stata una vera sorpresa, dal momento che la sua strumentazione di percussioni e microfono erano già stati preparati e gran parte del pubblico seguiva da tempo gli aggiornamenti sulle sue condizioni di salute e sul suo supporto nei live in rete.
La scaletta ha visto un alternarsi di brani dell’ultimo disco “…The Stories We Could Tell” ed i successi intramontabili come “Addicted To That Rush”, “Green-Tinted Sixties Mind”, “The Monster In Me”, “Wild World” di Cat Stevens, “To Be With You”, “Colorado Bulldog” e, sopra di tutti, “Alive And Kickin’”. L’energia sprigionata è enorme, la tecnica di Paul e Billy mostruosa come sempre (forse possono essere risultati noiosi per alcuni durante i loro pur spettacolari assoli), il carisma e la grinta di Eric eccezionali, la precisione di Matt sempre gradita a Pat.
Un concerto memorabile ed emozionante, specialmente quando Pat riprende il suo posto alla batteria per “Just Take My Heart” e “Fragile”, ma soprattutto a concludere il concerto con uno scambio di strumenti per “Living After Midnight” dei Judas Priest: Eric al basso, Billy e Matt alle chitarre, Paul alla batteria e Pat alla voce, che si riconferma protagonista assoluto.