Articolo a cura di Giulia Franceschini e Cristina Cannata
Gli eterni pregiudizi e le accanite invettive contro le cover band non possono che spegnersi davanti ad uno spettacolo gremito e acclamato -nonché del tutto unico e particolare nel suo genere- come quello a cui si è assistito lo scorso lunedì sera al Magnolia di Segrate (Mi).
Dalla Finlandia con furore approdano a Milano - per la seconda volta in Italia- gli Steve'n'Seagulls, cinque musicisti country-rock (più country o più rock a seconda del punto di vista) che con un'idea geniale, Youtube e un po’ di fattore c, sono riusciti a costruirsi una carriera nel mondo della musica in cui si sono tuffati a capofitto insieme ai loro trattori, zappe e tagliaerba.
Gli Steve'n'Seagulls salgono puntuali alle 22.30 su un piccolo palco più o meno open air, in un'embrionale versione estiva del Magnolia. Look da perfetti uomini di campagna – di certo non quella finlandese – con pantaloni delle Tartarughe Ninja, bretelle e copricapi discutibili. Quello che salta all’occhio più di tutti è di certo quello di Hiltunen, il mastodontico fisarmonicista/flautista/polistrumentista/altro, che compare quasi in divisa da bersekr (guerrieri scandinavi che usavano portare delle pelli di lupo durante i combattimenti NdR) grazie al suo caldo e folkloristico cappello/lupo/volpe/animale non vivo.
Imbracciati i loro strumenti - fisarmonica, chitarra acustica, banjo, violoncello e ovviamente percussioni – della line up di partenza, che pian piano durante il concerto si arricchisce pezzo dopo pezzo di nuovi strumenti, tutto ci si aspetterebbe meno che l'imponente e serrato inizio di “Wishmaster” dei loro connazionali Nightwish, ma d'altra parte siamo a sentire gli Steve'n'Seagulls, dunque tutto è lecito. Tanto che forse non avrebbe stupito che la loro versione fosse più simile alla parodia “Fishmaster”.
I brani che hanno fatto la storia di rock&heavy scorrono velocemente nella scaletta reinterpretando successi di Guns N’Roses, AC/DC, Pantera, Led Zeppelin, Megadeth fino a inciampare in una versione quasi toccante di “Nothing Else Metters” dei Metallica che vede come indiscusso protagonista l'acclamato Hermann alla – bella – voce che il pubblico ha giustamente invocato ininterrottamente durante tutta la serata.
I cinque finnici conquistano immediatamente il pubblico -molto vario e variopinto- facendolo cantare e istaurando con loro un legame armonico, divertente e coinvolgente, che esplode in un pogo deciso nei pezzi finali della scaletta che inorgoglisce i ragazzi sul palco.
Visi felici e divertiti tutto intorno, quello che sempre accade ai concerti di questa band come ci ha raccontato Tomi durante la nostra intervista. E, giustamente, questo e non altro ci si può aspettare da un concerto del genere, se non semplice divertimento e la magia del pogo country sui Metallica.