Amberian Dawn
End Of Eden

2010, Spinefarm Records
Power Metal

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 31/10/10

Ci sono correnti musicali che, probabilmente, hanno davvero detto tutto negli anni, tanto che persino chi le ha create ne ha preso le dovute distante; il caso che ci interessa oggi prendere in esame è il power metal finlandese con voce lirica, creato dai Nightwish e praticamente da loro abbandonato, nella sua forma primitiva, da “Century Child” in avanti. Eppure, oggi persistono band che paiono non voler uscire a nessun costo dal mood di “Oceanborn”, proponendo musica scarsamente ispirata con una frequenza a dir poco allarmante (un disco all’anno è la regola), quasi a voler ostentare, continuamente e sino a sfinimento, la loro esistenza. Sono tre i nomi che mi vengono attualmente in mente e che rispondono perfettamente al quadro descritto sopra: Xandria, Magica ed Amberian Dawn.

Proprio della terza opera in studio (in tre anni di attività - che cosa vi ho scritto poco sopra?) dei finlandesi Amberian Dawn andremo ora a trattare nel dettaglio; invero, rispetto a certa musica davvero dilettantistica proposta da una delle band citate sopra (quella il cui nome inizia con la lettera "M”), la formazione capitananta da Tuomas Seppälä non è poi così pessima, quantomeno traspare, anche dall’ascolto di questo “End Of Eden”, che i musicisti coinvolti sono capaci di spremere a dovere il loro strumento. Certo, abbinare la mera velocità alla tecnica senza un minimo di ispirazione e cuore porta alla produzione di un album estremamente derivativo come questo, una pianura sterminata e desolata resa ancora più piatta dall’interpretazione vocale di Heidi Parviainen, una mezzosoprano anche lei certamente brava, ma costretta ad impostare il proprio strumento su soluzioni prevedibili e scarsamente dinamiche.

Inutile per me citarvi dei pezzi, poiché 8 su 10 rispondono perfettamente al prototipo di canzone power metal finlandese che avete in mente, per cui velocità a 2000 bpm e struttura classicamente strofa-bridge-ritornello-assolo di chitarra e/o tastiera-bridge-ritornello. Si scorge un minimo di personalità giusto alla fine, quando ogni speranza di intravedere un barlume di luce si è già offuscata, ovvero quando parte il dramma lirico-sinfonico (quindi scarsamente metallico) di “Virvatulel Laulu”, dove la nostra Heidi duetta con il cantante d’opera Markus Nieminen, e la conclusione di “War In Heaven”, un brano dove finalmente la sezione ritmica si calma, ed il tutto assume una vaga connotazione oscura che, deliziosamente, ci fa a tratti pensare al doom metal.

In conclusione, gli Amberian Dawn ancora una volta, tragicamente, mancano l’occasione di dimostrare di essere una band in grado di dire qualcosa di significativo e personale all’interno di una scena inflazionata e che, spietatamente, può bellamente fare a meno di loro. Il fatto solo che vengano paragonati per l’ennesima volta ai Nightwish che furono senza che il redattore di turno (in questo caso, il sottoscritto) possa aggiungere molto altro, è l’emblema stesso della loro sconfitta. Siamo già al terzo tentativo mancato: impossibile per i Nostri slegarsi dal ruolo di followers. Probabile, a questo punto, supporre che l’anno prossimo ci riproveranno di nuovo, ed è lecito, quindi, immaginarsi che i risultati non saranno troppo distanti dalla scarsità sinora raggiunta…



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