Amberian Dawn
Circus Black

2012, Spinefarm Records
Power Metal

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 01/03/12

Avete presente l'imbarazzante momento (that awkward moment, direbbero i nostri colleghi d'oltremanica) in cui, mettendo piede in un bazar gestito da simpatici commercianti orientali, vi trovate ad essere circondati da oggetti di ogni genere e sorta che, nonostante cerchino di imitare prodotti di marca più o meno noti, tradiscono la propria natura contraffatta anche di fronte ad uno sguardo superficiale e distratto? Bene, la sensazione che proviamo ascoltando il nuovo album dei finlandesi Amberian Dawn è più o meno analoga: la copertina (bruttina, non trovate?) sembra a tutti gli effetti simile a quella di una nota band connazionale, idem dicasi per il sound, i titoli delle canzoni e le foto promozionali... Non avete ancora capito di chi stiamo parlando? Vi aiutiamo noi. Avvicinatevi meglio a questo “Circus Black”, anche senza prendervi la briga di inserire il disco nel vostro impianto stereo: vi renderete conto di avere tra le mani l'ennesima imitazione scadente dei Nightwish, ai quali i Nostri hanno sempre – diciamo così – strizzato l'occhio.

Dopo tre buchi nell'acqua consecutivi ci si aspettava quanto meno una svolta nella carriera della band capitanata dalla rossa Heidi Parvieinen e la notizia della collaborazione con una vera orchestra sinfonica e un coro di voci miste lasciava ben sperare per questa pubblicazione (la quarta in soli sei anni d'attività), se non altro sul piano qualitativo. Ebbene, i Nostri devono essere dei musicisti veramente recidivi e privi di fantasia perché, dopo aver scopiazzato in lungo e in largo i dischi più power-oriented dei propri beniamini (con frequenti incursioni in territori cari ai “cugini” Sonata Arctica), hanno realizzato di avere un'ulteriore carta da giocare per conquistare nuove schiere di fan: tributare il sound ultra-abusato di “Once” e “Dark Passion Play”. Nessuno, tuttavia, sembra aver ricordato al sestetto di Helsinki che i Nightwish hanno cominciato a fare un uso massiccio di questi elementi già da dieci anni a questa parte e, di conseguenza, un disco come “Circus Black” suona un tantino scontato e fuori tempo massimo. I difetti del sound dei Nostri, per giunta, rimangono quelli di sempre: profusioni di luoghi comuni, strutture ridondanti e quasi completamente estranee al concetto di varietà, linee vocali femminili pretenziose e monotone e chi più ne ha, più ne metta...

Qualche passo in avanti è stato fatto, è giusto sottolinearlo: le melodie ariose di “Crimson Flower” lasciano qualche flebile ricordo dietro di sé, così come l'epicità orchestrale di “Charnel's Ball” e il duetto con Timo Kotipelto sul singolo “Cold Kiss”, ma già dopo i primi quattro brani veniamo investiti con violenza da un mastodontico carrozzone di cliché (lo strumentale power “The Rivalry Between Good And Evil” è uno scherzo, vero?) e la musica degli Amberian Dawn si ritrasforma nella stessa paccottiglia indigesta che abbiamo imparato a detestare con i primi tre album e con la quale, molto probabilmente, dovremo tornare a fare i conti nel giro di un anno o due. Maledizione!

Il carrozzone va avanti da sé”, cantava Renato Zero in un famoso brano del 1979... Bene, non resta che augurarsi che, dopo questo tour de force, il carrozzone degli Amberian Dawn perda finalmente qualche pezzo per strada e si fermi lì dov'è rimasto per il resto dei suoi giorni.





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