Oasis
Time Flies 1994 - 2009

2010, Big Brother Recordings/Sony Music
Pop Rock

Gli Oasis ci lasciano con una fotografia di un pezzo di storia recente...
Recensione di Alberto Battaglia - Pubblicata in data: 10/11/10

Gli Oasis sono finiti”, Liam chiude così il discorso. È definitivo lo scioglimento fra lui e suo fratello Noel, definitiva è la morte di una delle bandiere più sventolate degli anni ’90 e non solo. La migliore occasione per fare un bilancio della carriera della band di Manchester è offerta da questa raccolta di singoli composta da due dischi. Cosa rimarrà di tutti gli entusiasmi che i Gallagher hanno saputo destare in migliaia di fan?

Tirar fuori singoli di successo è sempre stata una specialità degli Oasis - molto più bravi in quel formato che non in quello dell'LP - per cui non è difficile affermare che le buone canzoni stavolta non mancano proprio. Ma a giustificare la grande fama della band inglese quanti capolavori abbiamo riassunto in questa raccolta? Intendiamoci, se fai la musica che fanno gli Oasis dobbiamo qui definire ‘capolavoro’ una “canzone dalla melodia sempreverde”, anche perché se dovessimo fare i conti con l’evoluzione musicale del rock, o con altri parametri di giudizio, ci verrebbe facile bollare i Nostri come un gruppo semplicemente poco rilevante. Invece i Gallagher hanno dalla loro un valido canzoniere, uno stile assai riconoscibile e di influenza non indifferente su altri artisti della stessa pasta retrò. Al contrario, è totalmente assente in loro la simpatia e la modestia: troppa spocchia per quello che in fin dei conti è un buon gruppo pop rock e non i Beatles, per dire. Detto questo, notiamo che anche per l’ascoltatore più serio restano un paio validi motivi di interesse: facile a questo punto lanciarci nell’analisi di qualche meritato (e stranoto) successo della band di Manchester.  

Il 1994 è l'anno della loro esplosione ed a fare da detonatore è una stupenda “Live Forever”: l’attacco di Liam alla voce è in grado di far breccia anche nel cuore più duro; l’intensità emotiva non sarà mai a favore degli Oasis, ma in questo felice episodio Noel sfiora quasi la melodia perfetta. E’ appunto intorno alla riuscita melodica delle composizioni del chitarrista che si gioca tutta la partita, in quanto, poi, gli Oasis sono decisamente banali tecnicamente parlando: le frasi di chitarra sono sempre le stesse e scontatissime, gli arrangiamenti chiassosi e spesso prolissi vanno giusto bene come compagnia alla radio, in quei momenti dove l’udito non è pienamente concentrato. Per non parlare del fitto reticolato di “copia-copia” che dà fastidio, soprattutto nel momento in cui fai i conti con la loro presunzione. A tal proposito, potremmo parlare di “Cigarettes And Alcohol”, sempre del 1994: la canzone deve ogni idea a “Get It On” dei T.Rex, con in aggiunta solo parecchi decibel in più… Eppure la sorpresa sta nella “loro” linea vocale dannatamente azzeccata, cantata con quel fare vanitoso che calza subito a pennello. Alla fine ne esce un pezzo tra i più divertenti e rock ’n’ roll degli Oasis. Passando al repertorio “What’s The Story Morning Glory?”, secondo colpaccio della band, abbiamo per le mani qualche altro classico pop rock. Con “Don’t Look Back In Anger” conosciamo la loro melodia più riuscita, una di quelle canzoni che è un piacere canticchiare con gli amici e non scontenta nessuno. Ancora più accattivante è però la famosa “Wonderwall”, riconoscibile dall’intro acustica che subito si stampa nella testa dell’ascoltatore e dall’incedere cadenzato della voce. Molto da dire non c’è in fin dei conti, se non che fra i tanti che cercano di confezionare canzoni pop che restano negli anni agli Oasis va dato il merito, non da poco, di aver centrato l’obiettivo più e meglio di tanti altri. Proseguendo con l'album "Be Here Now" gli Oasis azzeccano "Stand By Me", senza però la forza delle puntate precedenti. È da qui, infatti, che comincia un periodo di appannamento dal quale possiamo salvare le sonorità meno tipica dei Nostri di "Who Feels Love" e di "The Hindu Times" che hanno un che di psichedelico in più rispetto al passato. I fratelli tornano ai loro migliori livelli, e per l'ultima volta, con l'album del 2005 "Don't Believe The Truth". Si ricordano volentieri tutti i singoli estratti: la rockeggiante "Lyla", la ballata "Let There Be Love" e soprattutto il successo dell'ironica "The Importance Of Being An Idle". A questo punto un altro album e dopo non molto lo scioglimento.

La sensazione è che qualcosa delle imprese di questa band sia destinata a rimanere ancora per anni: sono forti nella memoria di molti gli apici della loro carriera qui contenuti. A contornare i capolavori, un buon pacchetto di pezzi gradevoli, ma anche molto materiale, a questo punto, evitabile. Finita la retrospettiva sui cinque di Manchester tiriamo le somme su questa doppia antologia: riconosciamo la raccolta ha consentito una panoramica pressoché completa del meglio della band inglese; una band forse sopravvalutata, ma non per questo del tutto inutile. Una bella fotografia di un pezzo di storia recente.



01. Supersonic
02. Roll With It
03. Live Forever
04. Wonderwall
05. Stop Crying Your Heart Out
06. Cigarettes & Alcohol
07. Songbird
08. Don’t Look Back In Anger
09. The Hindu Times
10. Stand By Me
11. Lord Don’t Slow Me Down
12. Shakermaker
13. All Around The World
14. Some Might Say
15. The Importance Of Being Idle
16. D’You Know What I Mean?
17. Lyla
18. Let There Be Love
19. Go Let It Out
20. Who Feels Love?
21. Little By Little
22. The Shock Of The Lightning
23. She Is Love
24. Whatever
25. I’m Outta Time
26. Falling Down

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool