DGM
Frame

2009, Scarlet Records
Prog Metal

Recensione di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 08/10/09

Ogni dipartita all’interno di una band comporta qualche fase di assestamento e di incertezza; a volte, capita che questi aspetti possano influire negativamente sulla riuscita finale di un disco. Fortunatamente, per gli italiani DGM non è stato così, nonostante l’abbandono del cantante Titta Tani. Mark Basile (B.R.A.K.E. e Mind Key) si rivela un eccellente sostituto, andando ad arricchire una band che ha conservato un’ottima forma.

Il nuovo disco, intitolato “Frame”, non ha decisamente nulla da invidiare a ciò che potrebbero proporre prog/power band straniere più blasonate; tuttavia, quando si parla di band nostrane valide, il discorso cambia radicalmente e spesso il loro valore viene trascurato, se non ingiustamente messo da parte. Sia chiaro, da parte mia, non c’è alcun tipo d’intenzione polemica, si tratta semplicemente di una triste constatazione.


Veniamo dunque a “Frame”: quest’album si presenta con una produzione molto buona e con una cura particolare per i suoni, i quali riescono ad esaltare nel modo giusto la prestazione di ogni singolo strumento. Il cantante Mark Basile dà una prova molto convincente delle proprie capacità, mostrando un’estensione vocale ed un’espressività notevole. Un apprezzamento particolare va inoltre alle tastiere di Emanuele Casale, che non eccedono in virtuosismi od assoli esagerati, ma presentano una buona gamma di suoni ed effetti sonori, costruendo atmosfere diverse in ogni brano. La velocità, la precisione chirurgica nell’esecuzione e l’ottima preparazione tecnica spiccano in brani come “Hereafter”, “…In A Movie” e “Brand New Blood”, soprattutto per quanto riguarda la batteria, suonata da Fabio Costantino, e gli assoli di chitarra. Al contrario, brani come “Not In Need”, “No Looking Back”, “Away” ed “Heartache” lasciano spazio a ritmi più compositi e sonorità più ariose. Non manca, infine, la classica ballata (“Fading & Falling”), potente e tragica, nella quale, ancora una volta, viene esaltata la voce di Basile, per chiudere in maniera elegante un album di tutto rispetto.


Sicuramente questo lavoro conferma le doti già espresse in precedenza dai DGM, valorizzate da un nuovo cantante che si accosta molto bene alle sonorità tipiche del genere. “Frame” è un prodotto che tutti gli appassionati di sonorità prog/power non devono farsi scappare; difficilmente ne rimarranno delusi. Bravi!





Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool