Battle Beast
Bringer Of Pain

2017, Nuclear Blast
Heavy Metal

Recensione di Mattia Schiavone - Pubblicata in data: 13/02/17

Dopo quasi dieci anni di carriera è arrivato per i Battle Beast il primo momento della verità. Non è certo facile andare avanti e continuare a trovare l’ispirazione quando il fondatore e autore di tutti i brani della band viene estromesso e decide di prendere un’altra strada rispetto a quella dei suoi compagni. L’allontanamento di Anton Kabanen non deve essere stato facile da affrontare per i Battle Beast, ma in un modo o nell’altro la band è riuscita prima a continuare i tour e successivamente a comporre e registrare il quarto album in studio con risultati senza dubbio apprezzabili. Si può immediatamente rilevare come “Bringer Of Pain” sia il risultato del lavoro di una band coesa, un insieme di canzoni a cui tutti i componenti hanno lavorato, portando diverse influenze e ampliando ancora di più lo spettro di generi e suoni incorporati dai Battle Beast negli album precedenti. Come raccontato dalla stessa Noora Louhimo nella nostra recente intervista, sebbene gli autori principali dei brani siano il tastierista Janne Björkroth e il fratello Joona (che ha preso il posto di Kabanen), tutta la band ha lavorato alla realizzazione dei brani e ascoltando l’album è apprezzabile riuscire a sentire i diversi contributi dei musicisti e allo stesso tempo vedere come ”Bringer Of Pain” sia un lavoro coeso e autonomo, pur con diverse anime. Praticamente tutti i brani affondano le radici nell’heavy metal tradizionale, ma sono presenti forti influenze di chiaro stampo symphonic, pezzi veloci e spericolati e momenti di seppur relativa calma.

 

La doppietta iniziale è un fiume in piena: “Straight To The Heart” è un brano solido e ben ritmato con le tastiere che sostengono a dovere il riff principale e il ritornello che ricorda quello di tanti inni heavy metal, mentre la ruvida e velocissima title-track porta qualche sferzata thrash. Già nei primi brani si può notare come Noora Louhimo sia l’arma in più dei Battle Beast: la cantante presenta un timbro diverso dalla maggior parte delle colleghe del panorama metal e la sua versatilità è il punto di forza di moltissimi pezzi. Tra acuti, parti aggressive e graffianti e altre più calde, è la Louhimo la vera protagonista del’album, essendo in grado di domare alla perfezione i vari ritmi scanditi dal resto della band. Dopo una manciata di brani più convenzionali, che richiamano i singoloni dei Nightwish (“Familiar Hell” e “Beyond The Burning Skies”), riesce invece a sorprendere “Lost In Wars”, impreziosita dalla voce di Tomi Joutsen, cantante degli Amorphis. L’atmosfera claustrofobica e il lento incedere, insieme alle orchestrazioni sinuose, rendono il brano uno dei migliori del lotto. “Bastard Son Of Odin” e “We Will Fight” esprimono nuovamente i concetti già visti nelle prime due tracce, mentre la vera e propria sorpresa dell’album è “Dancing With The Beast”, un riuscitissimo brano synth pop molto ispirato alle atmosfere anni ‘80 dei Depeche Mode, con la Louhimo che anche in questo caso si trova a proprio agio sul sound. Chiude il lavoro la ballata “Far From Heaven”, brano piacevole ma piuttosto convenzionale.

 

Nonostante la quasi totalità dei brani si lasci ascoltare con facilità e risulti decisamente gradevole, sono pochi i pezzi che si lasciano ricordare per il loro spessore musicale. Anche in questo “Bringer Of Pain” i Battle Beast si sono dimostrati una buona band in grado di scrivere e suonare pezzi orecchiabili e divertenti ma che difficilmente verranno ricordati negli anni a venire. Rimane comunque tangibile e appezzabile il contributo di tutti i musicisti della band nella realizzazione di un album che sicuramente darà il meglio di sé in tour: la sensazione è che molte delle canzoni siano state scritte apposta per il palco e possiamo affermare che “Bringer Of Pain” non deluderà nessuno dei fan, soprattutto in sede live.





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