Tra i filoni più interessanti della musica heavy attuale uno dei primi posti è sicuramente occupato dal prog. "Affinity" è la piacevole conferma di un genere in pieno fermento, soprattutto oltremanica da cui tantissime nuove band come gli Haken stanno trovando sempre più spazio a livello internazionale.
A metà strada tra la tradizione di Yes e Gentle Giant, il rinascimento di Steven Wilson e Opeth e il nuovo rappresentato da gruppi come i TesseracT, la band britannica è riuscita a fare propri gli elementi migliori sintetizzandoli in una formula forse non rivoluzionaria ma che funziona. Alla base delle nove tracce dell'album c'è infatti una chiara ricerca melodica e strumentale che in diversi casi porta risultati veramente apprezzabili come il singolo "Initiate" o "Endless knot".
Nota di merito anche per la produzione molto curata nella scelta di suoni che spaziano dal vintage al moderno non risultando mai freddi. Discorso che diventa fondamentale quando si ha a che fare appunto con una band del genere la cui parola d'ordine è spaziare.
La forza di "Affinity" sta soprattutto nella grande varietà di paesaggi sonori, passando da momenti più aggressivi come le canzoni prima citate ad altri più atmosferici come la conclusiva "Bound by gravity". Ma è in un brano come "1985" che viene fuori tutta la bravura tecnica e compositiva degli Haken capaci di raccontare nei suoi nove minuti di durata cinquant'anni di storia del progressive.