Heaven Shall Burn
Wanderer

2016, Century Media
Death Metal

Recensione di Marta Scamozzi - Pubblicata in data: 17/09/16

Articolo a cura di Marta Scamozzi
 
 
[...] "Egli stesso ha verificato che senza mettersi in viaggio non si progredisce
e sa che non si possono cambiare le cose senza prima aver cambiato se stessi.
Di conseguenza, ogni rivoluzionario è un viandante."
 
 

Il desolato promontorio immerso nell'acqua limpida di un gelido crepuscolo descrive i contenuti dell'ottavo lavoro degli Heaven Shall Burn ancora prima di scartarne l'involucro. "Wanderer" è un introspettivo studio sul genere umano svolto tramite la rievocazione di un passato non troppo lontano che viene visto con occhi nuovi: la rabbia che emergeva in "Iconoclast" e "Invictus - Iconoclast III" è maturata, e si esprime in riflessioni più profonde e personali. Questo viaggio nella desolazione è esplicitato nei contenuti dell'opuscolo di "Wanderer": la copertina, i versi in apertura, le illustrazioni dei componenti della band che cercano solitudine in un bosco; tutto sembra preannunciare un meraviglioso cantico elfico scritto nella lingua di Mordor.

 

Musicalmente, con "Wanderer" gli HSB sembrano trovare un buon compromesso tra i toni decisi di "Iconoclast" e le strutture ben definite di Veto: gli elementi melodici si fondono alla perfezione con gli intermezzi martellanti che sono una delle caratteristiche della band più apprezzate. In generale "Wanderer" contiene molte tracce buone, poche tracce eccellenti e un paio di tracce eccezionali; il che, all'interno dell'ottavo album in studio di una band il cui genere musicale d'appartenenza non prevede sconvolgenti sperimentazioni, non è poco.

 

Ad ogni modo, sconvolgenti sperimentazioni o no, la musicalità di "Wanderer" è piacevolmente variegata; come si evince da quelle delicate sonorità folkeggianti in "Bring The War Home" o in "Passage Of The Crane", o ancora nelle variazioni di tempo e di melodia di "Corium", o nelle raffiche di chitarre in "Prey To God" e "Extermination Order". La piacevole varietà musicale si trasforma poi in commovente perfezione in tracce quali "Downshifter" e "A River Of Crimson", dove crudezza e melodia si amalgamano in modo sublime. L'album si chiude con una delle tradizioni preferite dagli Heaven Shall Burn: la cover assassina, in questo caso "The Crying Of Mankind", che sotterra la versione originale dei "My Dying Bride".

 

In generale, gli Heaven Shall Burn si riconfermano maestri assoluti del loro personale death core melodico con qualche pennellata di punk, di doom, di folk e di qualsiasi altra cosa balzi alla mente di Bischoff e compagni; quella libera e sincera mescolanza di stili e di tematiche che li rende godibilissimi anche alle orecchie di chi non ama alla follia il metal estremo.





01. The Loss Of Fury
02. Bring The War Home
03. Passage Of The Crane
04. They Shall Not Pass
05. Downshifter
06. Prey To God
07. My Heart Is My Compass
08. Save Me
09. Corium
10. Extermination Order
11. A River Of Crimson
12. The Cry Of Mankind

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