Dopo aver più volte dichiarato che il 2019 servirà per recuperare energie fisiche e mentali, la band inglese muove l'ultima pedina sullo scacchiere per mantenere viva l'attenzione mediatica nei mesi a venire, ma sopratutto per poter affrontare la grande sfida del terzo album con un carico di pressione sensibilmente alleggerito. Solo un espediente per guadagnare tempo o un valido motivo per fermarsi ad ascoltare? Nessun dubbio nell'indicare la seconda opzione.
Partendo dalla genesi di questo Ep, le sue canzoni sono state scritte e registrate in gran parte durante i ritagli ricavati tra il tour australiano/thailandese e i festival estivi, costringendo il processo creativo a risolversi giusto in un mese. Sottolineiamo in gran parte perché in realtà un paio di brani (non è ancora dato sapere quali nello specifico) sono la rielaborazione di idee rimaste in sospeso durante le sessioni dei primi due dischi.
Il primo a venire fuori è stato "Forever & Ever More", il cui refrain rabbioso dà il nome all'intero lavoro. Trascinante e dai tratti acidi, il singolo prende in prestito il verbo degli ultimi Queens of The Stone Age mettendo al contempo in evidenza tutti i caratteri distintivi degli inglesi, sempre abili nella cura maniacale degli arrangiamenti e nel gestire la dinamica della musica. "Gods" sterza improvvisamente su una progressione di accordi che si riallaccia alla scuola alternative rock anni '90. Impossibile non cogliere i riferimenti a Jeff Buckley, del quale Conor Mason si sta accreditando definitivamente come qualcosa di più di un semplice erede. Il marchio di fabbrica Nothing But Thieves è invece ben evidente in "You Know Me Too Well": qui sono le pulsazioni del basso di Phil Blake a guidare l'evolversi della canzone, dalla splendida strofa scandita dalla metrica di Mason al ritornello sensuale e via via al resto della struttura. In chiusura spazio alla dolcezza di "Take This Lonely Heart", forse la meno originale del lotto ma comunque capace di colpire l'ascolto con le sue melodie.
A sensazione "What Did You Think When You Made Me This Way?" non vuole essere il passaggio necessario che traghetterà al prossimo capito il studio, quello che dovrebbe svelare definitivamente la reale portata della band inglese. Più logico parlare piuttosto di un filo conduttore tra le produzioni a loro firma. Che fino ad oggi stanno rispettando uno standard qualitativo impressionante.